Informazioni che faticano a trovare spazio

I rom rapiscono bambini. Seguono aggressioni razziste. E nessuno che si ricordi della leggenda metropolitana d’Orléans…

In Francia i rom rapiscono bambini. Nei giorni scorsi (29 marzo) questa “falsa notizia” apparsa su Facebook ha scatenato una serie di aggressioni razziste oltralpe.
Questa mattina a Roma in un corso di formazione per giornalisti sulle Fake News un relatore ha citato questo caso recente di malainformazione destinata a produrre aggressioni.
Oggetto del corso, presso l’AgCom (Agenzia per la garanzia delle comunicazioni)) anche come contrastare queste manipolazioni dell’informazione partendo dalla constatazione che il fact checking (la verifica della notizia) non basta. Soprattutto è chiaro che non possono essere solo i giornalisti a contrastare questi veleni che ci circondano.
 
Nel caso in questione fa impressione il ripetersi di un vecchio schema che rappresenta un po’ la regina delle leggende metropolitane, la sparizione di ragazze (da destinare alla prostituzione) nei negozi di ebrei.
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Il celebre sociologo francese Edgar Morin dedicò oltre trent’anni fa all’analisi e alla ricostruzione di questa leggenda metropolitana antisemita della metà degli anni ’60, una ricerca riassunta poi nell’eccellente testo “La rumeur d’Orléans” (edito in Italia dall’Eri).
Che cos’era quella leggenda metropolitana nata a quanto pare nella cittadina francese d’Orléans e poi da lì trasmigrata in un’infinità di posti compresa l’Italia con Roma in testa? Non si chiamavano ancora “fake news”, ma la sostanza era la stessa: la “voce” sosteneva che le ragazze sparivano nei negozi degli ebrei (a Roma nei pressi del Pantheon).
Non era vero, ovviamente, ma il veleno antisemita era così inoculato.
Morin
 
Oggi a quarant’anni di distanza lo schema si rinnova, capri espiatori stavolta i rom d’oltralpe.
Che cosa fa impressione? L’ho ricordato oggi con un breve intervento dalla platea al professore Mario Morcellini (sociologo della Sapienza) che per conto di Ag com doveva tenere le conclusioni del corso. E’ evidente che i giornalisti da soli non ce la possono fare a contrastare le fake news e che tutte le competenze devono essere richiamate. Nel caso in questione fa impressione che i sociologi non si ricordino di ricordare il precedente d’Orléans, che nessuno se lo ricordi ecc.
 
Perché questo richiamo? Oggi il giornalista Marco Pratellesi ha esposto al corso il progetto dell’Agcom per contrastare le fake news: una piattaforma aperta agli editori e a tutti i cittadini sulla quale produrre tempestivamente (le fake news viaggiano rapidissime…) analisi e contrasto delle false informazioni. Al momento è un bel progertrto.
Speriamo comunque che qualcosa si muova.

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