Informazioni che faticano a trovare spazio

Carla che voleva insegnare al principe di Danimarca

Cesare Moreno su Carla Melazzini. Esce da Sellerio il libro che ricorda il suo lavoro tra i giovani disgraziati delle periferie napoletane. Una raccolta dei suoi scritti, s’intitola “Insegnare al principe di Danimarca” (Sellerio). Il principe in questione è un ragazzino, Mimmo, 15 anni, sicuro di dover uccidere l’uomo che ha sottratto a lui e ai suoi quattro fratelli la madre. Ecco con chi ha lavorato la maestra di Chance, Carla, scomparsa due anni fa…

Insegnare partendo dal grado zero della parola

C’è Amleto nel cuore dei giovani riottosi che ciondolano in periferia e la Bella addormentata sotto i rotoletti di grasso straripante delle giovanette sguaiate che scorrazzano in motorino nei vicoli di Napoli o nelle strade di qualsiasi periferia.

Carla Melazzini, maestra di strada, collega mia e di tanti altri che hanno fatto questo lavoro, è stata capace come pochi altri di andare là dove sta il cuore e la mente dei ragazzi.

Lo ha fatto perché ogni sua conoscenza e ogni suo agire erano legati alla sua stessa vita e alla sua capacità di elaborare i propri dolori,  di affrontare  le difficoltà e riprendersi dalle sconfitte. E queste capacità maturate nella vita si erano nutrite  di ‘grandi libri’ che facevano parte della sua formazione da quando bambina li leggeva e ne parlava con l’amato perduto fratello. E con quei libri aveva educato i propri figli e in un certo senso anche me suo marito. Leopardi, Dante, Melville, Shakespeare, Kafka, Conrad, Tolstoi,  Dostoievskj,  per citare solo alcuni degli autori più amati  facevano parte del suo armamentario didattico insieme all’intervista a Ciro fresco uscito da  galera e pubblicata sul mensile “Una città” di Forlì, o l’intervista al giovane pescatore fidanzato di Rosaria, o ancora l’intervita ad un parrucchiere ‘appassionato’  fatta dai ragazzi stessi per capire questo (o altri) mestieri.

Attraverso undici anni di lavoro nel progetto Chance tutto questo è diventato metodo. Le cronache e le narrazioni che sono state scelte per questo libro, hanno sempre un  loro corrispettivo in ‘fogli di lavoro’  verbali di discussione, decisioni per il lavoro del giorno dopo, formazione professionale per i docenti, i genitori sociali, gli educatori, contributi ai seminari scientifici che costellavano la nostra attività con regolarità.

Noi tutti abbiamo imparato a crescere attraverso la riflessione sul lavoro. Lei  considerava un privilegio “partire dal grado zero della parola”, perché questo consentiva a noi tutti di pronunciare solo parole autentiche, messe alla prova e collaudate nel dialogo di vita con adolescenti doloranti ed aggressivi.  Lo spazio della parola,  che è anche lo spazio di pensiero è l’espressione  che rappresenta la sintesi estrema del suo e del nostro lavoro. Un’idea condivisa con gli psicoanalisti clinici che collaboravano con noi e che lei ha portato in tutte le più minute e quotidiane attività educative e didattiche. 

Lei che non era napoletana, il cui accento ed il cui aspetto avrebbero indotto la massima diffidenza da parte dei sottoproletari napoletani, aveva un immediato contatto con tutti, capiva subito che la signora un po’ criminale  (o tanto criminale, meglio non approfondire) che diceva: “da me nessuno viene a prendersi un caffè” si stava esponendo col suo lato debole ed umano e che bisognava andare a prendersi il caffè entrando a quattro zampe per una porticina segreta nella casa blindata della suddetta.

Queste cose, chi più chi meno, le abbiamo fatte tutti, docenti ed educatori del progetto Chance, abbiamo dimostrato alla città e al mondo – il nostro progetto è conosciuto dal Giappone all’America Latina – che l’immondizia umana prodotta in quantità industriali e giacente nelle strade da più tempo che quella dei sacchetti poteva essere recuperata e aspettiamo ancora uno straccio di spiegazione su chi e perché abbia decretato la fine di questa attività.

Ora noi sopravvissuti stiamo continuando l’impresa con un finanziamento della Fondazione San Zeno di Verona e tanti piccoli contributi che arrivano spontaneamente all’Associazione Maestri di Strada, e lo stiamo facendo nell’attesa che qualcuno si risvegli dal sonno rispetto ai problemi dei giovani. Grazie all’ultima sedicente riforma, la formazione professionale che aveva consentito ad un paio di centinaia di migliaia di giovani di trovare una strada di accesso all’istruzione passando per la formazione professionale è virtualmente abolita e restituita, senza risorse e senza innovazione, a quella stessa scuola da cui quei giovani erano fuggiti, e questo accade nell’indifferenza anche di chi dovrebbe opporsi a tutto ciò.

Noi con il nostro piccolo esperimento cerchiamo di continuare in due classi (su alcune migliaia) di continuare quel metodo che abbiamo appreso insieme a Carla Melazzini, ci piacerebbe che le istituzioni locali e nazionali  avessero un po’ di  attenzione a questo nostro lavoro che è autofinanziato.

Cesare Moreno

Associazione Maestri di Strada ONLUS Piazza S.Eligio,7 – 80133 Napoli

– mobile.393 933 46 39  – Sito – www.maestridistrada.net; Mail: maestridistrada@gmail.com

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