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Borsellino “stana” Napolitano: sarà sentito come testimone nel nuovo processo per l’omicidio di suo fratello Paolo

Salvatore Borsellino è un osso duro: oggi tramite il suo avvocxato ha pttenuto che nel processo “quater” per la morte di suo fratello appena aperto a Caltanissetta sia sentito come testimone Giorgio Napolitano, all’epocapresidente della Camera. Da corriere.it la notizia:

CALTANISSETTA, AL VIA IL PROCESSO «QUATER»

Via D’Amelio, sarà sentito Napolitano

Ma nel corso della sua testimonianza, il capo dello Stato non potrà essere ascoltato sulle intercettazioni telefoniche
e sui contatti con l’ex presidente del Senato Mancino

CALTANISSETTA – Si è aperto nell’aula della Corte d’Assise di Caltanissetta il processo «quater» per la strage di via D’Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta. Con una novità: il capo dello Stato Giorgio Napolitano sarà ascoltato come testimone.

LA RICHIESTA DEGLI AVVOCATI – L’avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, il fratello del giudice ucciso dalla mafia nel 1992, ha chiesto la citazione come testimone (accolta dalla Corte d’Assise) del presidente. Il capo dello Stato all’epoca dell’eccidio, era presidente della Camera e, proprio per il suo ruolo, secondo il legale, era, «un osservatore privilegiato di quanto avveniva nei palazzi del potere». Repici ha motivato la necessità di sentire Napolitano anche sulla base di quanto il presidente ha scritto in una lettera indirizzata alla figlia del suo predecessore Oscar Luigi Scalfaro. «Il capo dello Stato – ha spiegato l’avvocato – ha detto di avere accompagnato Scalfaro nei momenti decisivi del tragico biennio delle stragi di mafia».

SENTIRE NAPOLITANO: RICHIESTA ACCOLTA – Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, verrà quindi ascoltato dalla Corte d’Assise di Caltanissetta. Ma nel corso del suo intervento, il capo dello Stato non potrà essere sentito riguardo alle intercettazioni telefoniche e ai contatti con l’ex presidente del Senato Nicola Mancino. Al termine dell’udienza di oggi, il processo è stato rinviato al 26 marzo, per stilare il calendario delle trasferte per ascoltare alcuni collaboratori di giustizia.

IL NUOVO PROCESSO – Imputati i boss Vittorio Tutino, Salvo Madonia e Calogero Pulci, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino, i tre falsi pentiti autori del depistaggio costato l’ergastolo a sette innocenti. La Procura, rappresentata dal capo dei pm Sergio Lari, dall’aggiunto Domenico Gozzo, e dai sostituti Stefano Luciani e Gabriele Paci, ha illustrato la sua lista testi che prevede l’esame di 300 tra pentiti, politici, esponenti delle forze dell’ordine, magistrati e familiari delle vittime.

LISTA TESTI – Tra questi l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, Massimo Ciancimino, Claudio Martelli, Luciano Violante, Giuliano Amato, Vincenzo Scotti, Nicola Mancino, Virginio Rognoni. Una lista testi con cui i pm si propongono di riscrivere la storia dell’eccidio di via D’Amelio nella fase esecutiva, ma non solo. Oltre ai pentiti Spatuzza, Giuffrè e Brusca, – Spatuzza in particolare ha consentito di riaprire l’inchiesta – verranno ascoltati i testimoni di una serie di vicende, come la scomparsa dell’agenda rossa di Borsellino, che non sono mai arrivate a un processo. Parte del processo sarà dedicata anche all’approfondimento del depistaggio dell’inchiesta e della trattativa Stato-mafia.

PARTI CIVILI – Si sono costituiti parti civili i familiari delle vittime, la Presidenza del Consiglio dei ministri, i ministeri dell’Interno e della Giustizia, la Regione siciliana, il Comune di Palermo, il centro Pio La Torre, Gaetano Murana e Gaetano Scotto, due dei sette condannati ingiustamente per la strage per i quali è stata chiesta la revisione del processo.

Redazione online22 marzo 2013© RIPRODUZIONE RISERVATA

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