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L’Inpgi a Roma costruisce case di pregio in un ex deposito Atac. Sotto però c’è un problema: un complesso archeologico importante

Che succede in via della Lega Lombarda a Roma? Riprendo un articolo di paesesera online dell’aprile 2012: sopra un ex deposito Atac l’Inpgi, con una partecipata che si chiama Inpgi-Hinse sta producendo un complesso immobiliare di pregio. Durante gli scavi propedeutici è però emerso un complesso archeologico importante, i lavori comunque da allora sembrano procedere ugualmente, i residenti hanno protestato e continuano a farlo. Un anno dopo, in questo febbraio, è anche crollato un solaio del deposito. Ma la soprintendenza archeologica che dice? Ed è mai possibile che l’istituto dei giornalisti italiani proceda seppellendo parte dei ritrovamenti e destinandone un’altra parte – questa appare la soluzione condivisa- al solito “giardinetto” in cui conservare qualche reperto?

Ecco l’articolo di Paese sera:

Il caso

Ex deposito Atac, case di lusso
sopra reperti archeologici

Succede in via della Lega Lombarda, dove è in corso d’opera il progetto urbano: case di pregio, negozi e uffici che stanno ridisegnando il volto dell’ex deposito Atac. Si chiamerà “Città del Sole” e porta la firma dell’Inpgi-Hinse Fund, che ha investito 80 milioni di euro. I lavori di scavo però danno alla luce i resti di quella che potrebbe essere una zona sacra del V e IV secolo a.C. I lavori proseguono e i cittadini denunciano: “Non seppellire la nostra ricchezza”. Il Pd: “Danno irreparabile, riunire commissione cultura”DI ELEONORA FARNISI LA FOTOGALLERY

Un’ambiziosa operazione di recupero urbano e sviluppo immobiliare a firma di un ente di previdenza privato e di un gigante del mattone in Italia e all’estero. Da Milano a Roma, crescono gli affari del fondoInpgi-Hinse(Inpgi-Hinse Fund) che, dopo l’operazione Porta Nuova Garibaldi, sbarca nella Capitale con un nuovo investimento da 80milioni di euro. Si chiama “Città del Sole” ed è l’avveneristico complesso di case di pregio, negozi e uffici che sta ridisegnando il volto dell’ex deposito Atac di via della Lega Lombarda, già acquisito dai due partner su cessione dell’azienda per il trasporto pubblico locale. Dell’aprile 2010 l’accordo con la Parsitalia Real Estate della famiglia Parnasi, altro colosso dell’immobiliare a Roma, che dovrebbe portare a termine i lavori entro il 2013. Ma non senza ostacoli: sotto la vecchia autorimessa, una villa arcaica del V e IV secolo a.C che potrebbe essere stata utilizzata in epoca imperiale come Domus Ecclesiae.

L’AREA IN CORSO DI RIQUALIFICAZIONE – Compresa fra via della Lega Lombarda e viale delle Province, l’area sorge a 500 metri dalla nuova Stazione Tiburtina e si estende su una superficie di 11.800 metri cubi, che verrà riqualificata in toto, essendo destinata ad uso commerciale (2.200 metri cubi), direzionale (4.100 metri cubi) e residenziale (5.500 metri cubi). Dunque, negozi, uffici e appartamenti, oltre che una biblioteca pubblica, piazze su più livelli ed edifici ecosostenibili. Presentato anche all’Eire di Milano nel giugno 2010, il progetto – che, stando agli investitori, dovrebbe realizzare “una porzione di città sostenibile” – è in fase di avanzamento.

IL NULLA OSTA DELLA SOPRINTENDENZA – Partiti un anno fa con il nulla osta della Soprintendenza, che concedeva l’autorizzazione a costruire “previo scavo”, i lavori in realtà sono già andati oltre. Da via della Lega Lombarda, la prima “torre” o la “stecca”, come l’hanno ribattezzata i residenti, è ben visibile: un edificio alto undici piani che ha ricoperto, in ottica conservativa, parte dei reperti già catalogati e rinvenuti in sede di scavo. Ma sotto la dismessa autorimessa c’è di più.

LA DOMUS ECCLESIAE SOTTO L’EX DEPOSITO ATAC – Un pavimento in mosaico, un altare, un colombario con stucchi e intonaci dipinti, frammenti di marmo e sarcofagi con epigrafi e una larga vasca. Ma anche i resti di quella che forse era una fontana o addirittura resti di un piccolo impianto  produttivo per la canalizzazione dell’acqua, che potrebbe raggiungere il Fosso di Pietralata. Gli archeologi non escludono che si possa trattare di un’antica area sacra, una Domus Ecclesiae, costruita su preesistenze di età arcaica e abitata fino all’età imperiale. Dunque, un’area di grande interesse archeologico da preservare e tutelare. A rischio, secondo i cittadini che ieri si sono riuniti in assemblea per decidere come bloccare il cantiere targato Inpgi, Hinse e Parsitalia.

I CITTADINI: “NO AI MOSTRI EDILIZI” – Il giudizio dell’assemblea è univoco: “No ai mostri edilizi”. Di qui la richiesta a “non seppellire la nostra ricchezza”. Il timore che i lavori in cantiere possano proseguire senza tener conto di quanto rinvenuto nell’area, trova conferma “nella stecca di undici piani che è già stata edificata”, spiegano Renato Vicini e Patrizia Paglia ai numerosi cittadini che ieri hanno riempito la sala di via Adalberto 13 a Sant’Ippolito. Fra loro, c’erano membri dei vari comitati di zona – da quello sul decoro urbano a Rinascita Tiburtina e Centro Sportivo via Como – nonché una piccola delegazione di rappresentanti del terzo municipio. “La chiamano riqualificazione – afferma Renato – ma in realtà si tratta di aggiungere altro cemento a quello già esistente”. “Gli scavi – continua – che finora sono stati condotti solo su una parte del lotto ci dicono che sotto il vecchio deposito Atac c’è un bene archeologico dal valore inestimabile che, a nostro avviso, rischia di essere seppellito”. Parsitalia, l’azienda che sta sviluppando in concreto il progetto commissionato dall’Inpgi-Hinse Fund è, infatti, in attesa della concessione edilizia sull’altra porzione di terreno non ancora edificata. “Occorre muoversi in fretta – sollecitano Renato e Patrizia – affinché non si faccia scempio di quell’area”.

IL PARERE DEL III MUNICIPIO – A difesa del patrimonio scovato scende in campo anche il consiglio del Municipio Roma III. E’ di mercoledì la risoluzione discussa e approvata dal parlamentino di via Goito che impegna il minisindaco Marcucci a “attivarsi urgentemente con il Sindaco di Roma Capitale per chiedere il completamento dei lavori di scavo archeologico” con particolare riferimento alla “seconda parte della concessione edilizia, attualmente bloccata, il cui progetto di variante è all’esame della Soprintendenza dei Dipartimento capitolino di competenza”. Fra le altre, la risoluzione avanza la richiesta di completamento delle analisi archeologiche in corso, indispensabili per decidere se, a tutela del patrimonio, basti una semplice fruizione parziale del complesso o se addirittura non sia necessaria una fruizione globale.

LE REAZIONI – “Un pavimento in mosaico, un altare, un colombario, dipinti e sarcofagi con epigrafi e una larga vasca. Nell’ex deposito Atac di via della Lega Lombarda stà venendo alla luce un patrimonio archeologico non indifferente che non può essere sepolto da case di pregio, negozi e uffici come prevede il progetto “Città del Sole”. Si rischia di far sparire per sempre le tracce di resti di quella che potrebbe essere una zona sacra del V e IV secolo a.C.. Per questo motivi ho chiesto di riunire congiuntamente le commissioni cultura e urbanistica al fine di prevenire quello che potrebbe risultare uno dei più grandi scempi archeologici dopo quello messo in opera all’epoca dei Barberini – il commento del consigliere del Pd capitolino Dario Nanni membro della commissione cultura – Un danno irreparabile al patrimonio storico e culturale della capitale. Non a caso gli archeologi non escludono che si possa trattare di un’antica area sacra, una Domus Ecclesiae, costruita su preesistenze di età arcaica e abitata fino all’età imperiale. Si tratterebbe quindi di un’area di grande interesse archeologico da preservare e tutelare”.

COS’E’ L’INPGI-HINSE FUND – La nascita dell’Inpgi Hinse Fund risale al 2009, anno in cui l’Istituto Nazionale per la Previdenza dei Giornalisti Italiani (Inpgi) avvia con Hines Italia SGR un’ambiziosa operazione di sviluppo immobiliare con un fondo dedicato. Insieme fanno investimenti in operazioni residenziali di sviluppo e riconversione di edifici esistenti. L’Inpgi gestisce un portafoglio immobiliare – diversificato tra residenziale, direzionale e commerciale – del valore di mercato di oltre un miliardo e duecentocinquanta milioni di euro, mentre Hines Italia, società immobiliare della famiglia Catella, facente capo alla texana Hines, gestisce diversi fondi immobiliari, in cui partecipa anche Salvatore Ligresti, il costruttore che nel settembre 2010 ha acquistato il 18% delle azioni Hinse Italia e che attualmente è indagato per aggiotaggio dalla Procura di Milano.

Eleonora Farnisi

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