Il blitz antisemita: arrivati in via Tasso armati d’ascia
mercoledì, 27 Gennaio, 2010L’OFFESA ALLA GIORNATA DELLA MEMORIA
Scritte antisemite, svastiche (e un’ascia)
in via Tasso e contro Pacifici
Parole contro l’Olocausto al Museo della Liberazione
In via Cavour insulti al presidente Comunità ebraica
ROMA – Grave insulto al Museo di via Tasso, imbrattato con scritte antisemite: «Olocausto = propaganda sionista» e «27-01, ho perso la memoria». Subito polemica: non finanziato il sistema di upgrading delle telecamere che dovrebbe consentire alle vicine postazioni dei carabinieri e della polizia di seguire in tempo reale i movimenti nei pressi del Museo. Il museo è già stato oggetto di vili attentati e imbrattamenti. «Non è una novità . Già il 24 gennaio 2008 scrissero “Himmler eroe”. Via Tasso viene individuata per il suo valore simbolico, ma viene attaccata anche per il lavoro in profondità che il Museo svolge, soprattutto tra i giovani (13.000 visite l’anno di scuole e gruppi). Non abbiamo ceduto di fronte alla bomba del 1999, non ci lasceremo intimidire dalle scritte. Ma abbiamo bisogno della solidarietà , sia delle istituzioni, sia dei cittadini, sia delle articolazioni della società civile. Passate a firmare il registro nell’atrio del Museo». È stata imbrattata anche la targa del Museo e un’altra scritta si rifà proprio alla Giornata della Memoria. Le scritte al Museo sono state rimosse intorno a mezzogiorno dal servizio decoro urbano dell’Ama.
LA RICOSTRUZIONE – Mezzanotte e venticinque, dice il dischetto delle telecamere che è stato appena consegnato alla Digos di Roma. E’ l’ora in cui viene messo a punto l’attentato di via Tasso. Con tanto di ascia in mano. Siamo in grado di fornirvi una ricostruzione esatta del blitz antisemita, come documentato dalle immagini visionate anche dai responsabili del Museo colpito. Da via Fontana, provenendo dunque dall’area di San Giovanni, arrivano in quattro. Sono giovani, all’apparenza, sui 20-25 anni. Hanno la testa travisata da un passamontagna, indossano maglioni scuri, jeans. E’ tutto studiato, come si intuisce dai movimenti. Il primo si ferma all’angolo con via Berni e fa la prima scritta. Un secondo avanza e procede a vergare la scritta contro l’olocausto in via Tasso. Il terzo un po’ prima del civico 145, dove ha sede il Museo, si ferma e con un’altra bomboletta disegna una svastica. Il quarto è armato di un’ascia, arriva all’altezza dell’ingresso del Museo e con una bomboletta disegna a sua volta una croce celtica. Poi assesta alcuni colpi d’ascia sull’insegna. Intanto il terzo lo supera e si dirige sul civico 147, poco oltre, dove ha sede evidentemente un altro obiettivo collaterale, la sede di un’associazione dio assistenza agli extracomunitari. E lì spruzza altra vernice. Poi i quattro fanno dietrofront e tornano a piedi sui propri passi dirigendosi di nuovo verso via Fontana. E’ evidente che se le telecamere gestite da Dap fossero state attrezzate, come possono esserlo ed è stato invano chiesto con un collegamento alle postazioni di polizia più vicine, tutto ciò sarebbe stato molto più difficile.
CONTRO PACIFICI – Vittima di attacchi antisemiti anche il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici: la scritta «Pacifici porco judeo!» è apparsa sui muri di via Cavour all’altezza del civico 202. La scritta, realizzata con vernice nera, è firmata Militia, organizzazione di estrema destra. «Una grande debolezza da parte di questi ragazzotti…». ha detto Riccardo Pacifici. «Non considero nulla in maniera superficiale, ma questi signori non ci, e non mi, spaventano. Nel senso che se pensano di ricreare un clima come quelli passati, si sbagliano di grosso: il mondo è profondamente cambiato, l’opinione pubblica anche. Nessuno rimarrà indifferente. Per questo sono certo che il gesto di questa notte non mostri null’altro che la loro debolezza e il loro smarrimento che li sta confinando in un meccanismo dove è chiarissimo chi è dalla parte della legalità e chi no. L’Italia è un paese che ha ben chiaro nel preambolo della sua Costituzione il giudizio sul fascismo e sul nazismo; ha una legge, quella Mancino, che punisce chi inneggia al razzismo, alla xenofobia e all’antisemitismo. Sono fiducioso che questi signori ben presto, grazie alle forze dell’ordine, siano individuati nelle loro sedi e perseguiti».
(foto Mario Proto)
(foto Mario Proto)
POLEMICA SUL CONTROLLO – Le scritte in via Tasso sono state fatte accanto al numero 155, che era l’ingresso del comando tedesco, mentre il carcere aveva ingresso al numero 145. Anche questo elemento non viene considerato casuale. Ma intanto è polemica sui sistemi di controllo. Giuseppe Mogavero del Museo spiega che i tecnici del sistema Dap che ha in uso le telecamere hanno più volte richiesto l’aggiornamento del sistema che sarebbe in grado di trasmettere alle forze dell’ordine, in tempo reale, ciò che avviene nei pressi del Museo. «Però questo aggiornamento costa e non è mai stato finanziato nonostante le nostre richieste dagli organi esecutivi ministeriali – aggiunge Mogavero -. La stessa Questura di Roma ha rilevato questa anomalia. Tutto è rimasto però com’è».
L’ingresso del Museo in via Tasso (Ansa)
L’ingresso del Museo in via Tasso (Ansa)
VOLONTARIATO – E’ amareggiato il presidente del museo di via Tasso, il professore Antonio Parisella. E chiede maggior sostegno dalle istituzioni. «Il Museo è un organo vivo, per questo viene preso di mira e colpito» spiega, «Ma questo nostro Museo è legato fondamentalmente a un grande volontariato. Abbiamo appena compiuto anche notevoli scoperte, aggiornando lo schedario dei prigionieri di via Tasso e portandolo a 1300 nomi, e abbiamo rilevato anche una porta segreta che probabilmente consentiva a spie e traditori di entrare tranquillamente nella prigione delle Ss senza essere visti. Ma come avviene da sempre tutto questo si basa fondamentalmente su un lavoro importante di volontariato. Occorrerebbe invece un sostegno diverso, anche per risolvere gli aspetti di vigilanza come quelli possibili ma costosi del sistema di controllo delle telecamere, un sostegno analogo a quello di altre grandi istituzioni consorelle in tutta Europa. Penso al museo della resistenza olandese o a quello di Anna Frank, che in Olanda godono di un’attenzione ben diversa. Comunque sia questo nuovo insulto non ci intimorisce, anzi dimostra che nonostante le difficoltà il Museo è un organo vivo e frequentato ogni giorno da giovani che vogliono sapere e ricordare».
IL SIT-IN – Una manifestazione davanti al Museo è stata subito indetta dalle associazioni della resistenza e dei perseguitati politici. A promuovere un sit-in domenica alle 10,30 Anpi e Anppia. «Ci siamo subito sentiti» spiega Ernesto Nassi dell’Anpi, «E la presidentessa dell’Anppia Maria Grazia Lancellotti è stata subito d’accordo. Naturalmente il presidio sarà aperto a tutte le organizzazioni che vorranno prendervi parte».
Paolo Brogi
(Corriere della sera online del 27 gennaio 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA)
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