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L’insulto a via Tasso

L’INSULTO
Scritte antisemite, svastiche e celtiche
al Museo della Liberazione
Comparse nella notte parole contro l’Olocausto e la Giornata della Memoria in via Tasso

La scritta in via Tasso (Mario Proto)
La scritta in via Tasso (Mario Proto)
ROMA – Imbrattato con scritte antisemite il Museo di via Tasso. Il grave insulto scoperto nella notte, la Digos visionerà le immagini riprese dalle telecamere, ma è subito polemica: non finanziato il sistema di upgrading delle telecamere che dovrebbe consentire alle vicine postazioni dei carabinieri e della polizia di seguire in tempo reale i movimenti nei pressi del Museo. «Nella notte dal 26 al 27 gennaio, alle ore 2 , sul muro di via Tasso adiacente il Museo storico della Liberazione , è stata tracciata la scritta “Olocausto = propaganda sionista”», spiega una nota diffusa dai responsabili della storica istituzione, già oggetto di vili attentati e imbrattamenti. «Non è una novità. Già il 24 gennaio 2008 scrissero “Himmler eroe”. Via Tasso viene individuata per il suo valore simbolico, ma viene attaccata anche per il lavoro in profondità che il Museo svolge, soprattutto tra i giovani (13.000 visite l’anno di scuole e gruppi). Non abbiamo ceduto di fronte alla bomba del 1999, non ci lasceremo intimidire dalle scritte. Ma abbiamo bisogno della solidarietà, sia delle istituzioni, sia dei cittadini, sia delle articolazioni della società civile. Passate a firmare il registro nell’atrio del Museo». È stata imbrattata anche la targa del Museo e un’altra scritta si rifà proprio alla Giornata della Memoria: «27-01, ho perso la memoria».
(foto Mario Proto)
(foto Mario Proto)

POLEMICA SUL CONTROLLO – Le scritte sono state fatte accanto al numero 155, che era l’ingresso del comando tedesco, mentre il carcere aveva ingresso al numero 145. Anche questo elemento non viene considerato casuale. Ma intanto è polemica sui sistemi di controllo. Giuseppe Mogavero del Museo spiega che i tecnici del sistema Dap che ha in uso le telecamere hanno più volte richiesto l’aggiornamento del sistema che sarebbe in grado di trasmettere alle forze dell’ordine, in tempo reale, ciò che avviene nei pressi del Museo. «Però questo aggiornamento costa e non è mai stato finanziato nonostante le nostre richieste dagli organi esecutivi ministeriali – aggiunge Mogavero -. La stessa Questura di Roma ha rilevato questa anomalia. Tutto è rimasto però com’è».

VOLONTARIATO – E’ amareggiato il presidente del museo di via Tasso, il professore Antonio Parisella. E chiede maggior sostegno dalle istituzioni. «Il Museo è un organo vivo, per questo viene preso di mira e colpito» spiega, «Ma questo nostro Museo è legato fondamentalmente a un grande volontariato. Abbiamo appena compiuto anche notevoli scoperte, aggiornando lo schedario dei prigionieri di via Tasso e portandolo a 1300 nomi, e abbiamo rilevato anche una porta segreta che probabilmente consentiva a spie e traditori di entrare tranquillamente nella prigione delle Ss senza essere visti. Ma come avviene da sempre tutto questo si basa fondamentalmente su un lavoro importante di volontariato. Occorrerebbe invece un sostegno diverso, anche per risolvere gli aspetti di vigilanza come quelli possibili ma costosi del sistema di controllo delle telecamere, un sostegno analogo a quello di altre grandi istituzioni consorelle in tutta Europa. Penso al museo della resistenza olandese o a quello di Anna Frank, che in Olanda godono di un’attenzione ben diversa. Comunque sia questo nuovo insulto non ci intimorisce, anzi dimostra che nonostante le difficoltà il Museo è un organo vivo e frequentato ogni giorno da giovani che vogliono sapere e ricordare».

IL SIT-IN – Una manifestazione davanti al Museo è stata subito indetta dalle associazioni della resistenza e dei perseguitati politici. A promuovere un sit-in domenica alle 10,30 Anpi e Anppia. «Ci siamo subito sentiti» spiega Ernesto Nassi dell’Anpi, «E la presidentessa dell’Anppia Maria Grazia Lancillotta è stata subito d’accordo. Naturalmente il presidio sarà aperto a tutte le organizzazioni che vorranno prendervi parte».

Paolo Brogi
(su Corriere.it del 27 gennaio 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA)

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