Ciancimino lo conosco bene, è assolutamente credibile. Ruotolo spiega perché
venerdì, 12 Febbraio, 2010Dal blog di Sandro Ruotolo (Annozero) – sandroruotolo.splinder.com – questa descrizione di Massimo Ciancimino. Ruotolo spiega anche perché Ciancimino avrebbe parlato solo ora.
Dicono che Massimo Ciancimino sia manovrato dalla Procura di Palermo, che sia un “ciarlatano” (Silvio Berlusconi). Le cose non stanno così. Io ormai lo conosco abbastanza bene. Ci sono entrato in contatto all’indomani della sua prima intervista (Panorama diretto da Maurizio Belpietro), l’ho visto parecchie volte, l’ho intervistato, è già venuto due volte ad Annozero, in diretta. Ho seguito le sue testimonianze al processo Mori-Obinu per la mancata cattura del 1995 di Bernardo Provenzano. Sono convinto di quello che dico. La forza delle sue dichiarazioni sta nel fatto che si accompagnano alle famose pezze d’appoggio (diceva Di Pietro ai tempi di Mani pulite: “carta canta”). E, fino a prova contraria, le carte che il figlio di don Vito ha consegnato ai magistrati siciliani cantano assai. Le perizie sono in corso sia per quanto riguarda i famosi pizzini di Bernardo Provenzano sia per quanto rigurda gli appunti, i manoscritti di Vito Calogero Ciancimino, l’ex sindaco mafioso del sacco di Palermo. In realtà ci sono pentiti che nel passato hanno detto le cose di cui sta parlando Massimo Ciancimino. Brusca (il papello), Giuffrè, Cangemi, Di Carlo, Spatuzza (i rapporti con Berlusconi e dell’Utri e l’interesse di Cosa Nostra a sostenere Forza Italia). Tutti si chiedono: ma perchè il figlio di Ciancimino non Ha parlato prima? Intanto, nessun magistrato gli aveva mai fatto domande, poi perchè il cosidetto partito della trattativa (carabinieri dei Ros e servizi segreti) gli avevano detto di tacere. E lui ha taciuto fino a quando non è stato liberato dai vincoli giudiziari essendo stato arrestato, sottoposto ai domiciliari e condannato per il cosidetto tesoro di don Vito (riciclaggio e intestazioni fittizie di alcune società). In primo grado a 5 anni e passa, in appello a 3 anni e passa ( i giudici gli hanno creduto e cancellato la condanna per tentata estorsione ai danni di uno dei soci della società del Gas). Ha parlato con i giornalisti e solo dopo si sono svegliate le procure di Palermo, Caltanissetta, Catania e Roma. Pubblico ora alcuni stralci delle motivazioni dei giudici della seconda sezione penale del tribunale di Palermo relative alla condanna a dieci anni di reclusione per mafia di Giovanni Mercadante, politico di Forza Italia. In questi stralci, secondo i magistrati appaiono credibili le dichiarazioni di Massimo Ciancimino: “Ciancimino non ha effettuato una vera e propria chiamata in correità nei confronti del Mercadante, limitandosi a riferie circostanze utili a riscontro dell’episodio narrato dal Siino.Quel che è certo, e che può indiscutibilmente affermarsi nel presente processo, è che egli ebbe realmente modo di assistere ad incontri tra il padre e Provenzano (dal dichiarante conosciuto in gioventù sotto il nome di “ingegnere Lo Verde”) ed, ancora, del padre col Lipari e Cannella, nella propria abitazione familiare e nei luoghi domiciliari in cui il padre fu ristretto o “confinato”. Incontri in cui Vito Ciancimino e i suoi interlocutori parlavano di affari, appalti, mafia e politica: costoro, in quanto uomini di fiducia di Riina e Provenzano, erano tra i pochi <
ne (tra lei e Massimo c’erano quasi dieci anni di differenza di età) era stata anche osteggiata dal padre di lei, ma era comunque durata circa tre anni.Ciancimino affermava quindi che nel corso di quei tre anni, era a volte capitato che dei problemi familiari legati alla “vicenda D’Amico”, si fosse fatto cenno con la figlia, che ne aveva molto sofferto, ed anche con lo stesso imputato.Tanto chiarito, ritiene il Tribunale di poter esprimere un giudizio di alta credibilità su quanto dichiarato da Massimo Ciancimino nel presente processo a proposito della vicenda in esame.Il racconto del Ciancimino si è sviluppato in modo fluido e coerente, senza contraddizioni di sorta, ed ogni circostanza riferita ( le proprie conoscenze dei protagonisti del racconto, i riferimenti spazio temporali, i dettagli) ha trovato, anche nel corso dell’articolato controesame della difesa, ulteriori precisazioni e argomentazioni a riscontro di quanto affermato in precedenza”. A decidere saranno i magistrati, non c’è dubbio. Ma per quanto riguarda la cosidetta trattativa, a confermare ciò che ha detto Massimo Ciancimino sul ruolo dei Ros del colonnello Mori e del capitano De Donno ci sono l’ex ministro Claudio Martelli e l’ex direttore degli affari penali del ministero, Liliana Ferraro, grande amica di Giovanni Falcone. Saranno presto chiamati a testimoniare.
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