Informazioni che faticano a trovare spazio

L’esodo dall’Istria, una lettera di chi c’era e il film di Negrin il 10 febbraio in tv

Caro Paolo,
il 10 febbraio è il giorno nazionale del Ricordo, istituito nel 2004 con la legge 92.

Riguarda l’Esodo dalla nostra terra di origine di noi Istriani, Fiumani e Dalmati,
alla fine della seconda Guerra mondiale.

Chi siamo noi? Siamo quei cittadini veneziani e poi austroungarici, di dialetto familiare istro – romanzo e altri similari, prima che di nazionalità italiana, che divenimmo cittadini italiani nel 1922 dopo la prima Guerra mondiale. Quando da noi arrivò il Regno d’Italia ed il governo fascista. Il quale perseguitò ed offese i nostri conterranei che, nei secoli, avevano parlato i loro dialetti familiari sloveni e croati.

I 20 anni di Fascismo ci hanno rovinati.

Per quanto riguarda la mia famiglia, già nel 1500, quando fu fatto il primo censimento dalle Parocchie dei paesi, i Sansa abitavano a Dignano d’Istria. Contadini della nostra amata e avara terra.

Quando Mussolini entrò il guerra con Hitler ed invase il Regno dei Serbi, dei Croati e dei Sloveni
cominciò il nostro calvario. Per noi italiani di cittadinanza e di lingua ciò non fu immediatamente visibile.
L’Amministrazione era composta soprattutto di persone che arrivavano dalla Penisola, impiegati pubblici, gente comune.
Per noi strani, soprattutto quelli delle regioni meridionali, estroversi, vivaci, assai diversi da noi, piuttosto riservati e di poche parole.
Ma, italiani. La nostra cultura millenaria ci rallegrava.

Però, mentre le scuole italiane dominavano, quelle di lingua slovena e di lingua croata venivano chiuse e coloro che parlavano – anche privatamente – nei loro dialetti o lingue slave, venivano puniti e anche carcerati.

Dopo l’8 settembre 1943, l’Armistizio, l’Italia badogliana divenne alleata dell’Esercito Nazionale di Liberazione
del maresciallo Josip Broz detto Tito. Tutti sanno che molti militari italiani, abbandonati dalla maggioranza
dei loro ufficiali fuggiti in Italia, si unirono ai partigiani di Tito nei combattimenti contro i Nazifascisti, per la liberazione
della penisola Balcanica.

Come mai, allora, noi Civili, abitanti di quelle terre nei secoli, siamo stati perseguitati dai liberatori jugoslavi?

Io so, perchè c’ero e mi ricordo, che quando i titini arrivarono a Dignano, dopo averci detto di mettere alle finestre
il tricolore con la stella rossa che copriva lo stemma sabaudo ( non avevamo ancora la bandiera bianca rossa e blù jugoslava ) , confiscarono subito le abitazioni, la terra e le imprese di mio Papà e dei suoi due fratelli.
E, dato che questi Sansa incoscienti o illusi, non ripararono a Pola, dove c’era l’Amministrazione britannica, furono arrestati
e successivamente condannati come nemici del popolo. Infine mandati ai lavori forzati, mio Papà a Lepoglava sul confine
con l’Ungheria, per due anni e mezzo.

Quando nel 1947, a seguito delle angherie dei vincitori e del terrore che si era diffuso, anche a causa degli arresti notturni e alle voci che si sussurravano sugli infoibamenti, fummo costretti a lasciare la nostra terra d’origine, le nostre campagne ed abitazioni,
cosa trovammo nella Penisola, stremata dalla guerra e dalla povertà e in preda alle contrapposizioni postbelliche ?

Quasi nessuna accoglienza. Anzi, in molte parti fummo considerati in blocco tutti fascisti e chiusi in Campi Profughi recintati .
Come se la seconda guerra mondiale l’avessimo dichiarata noi!

Se dopo quasi 60 anni l’Italia ha deciso di ricordarsi di noi e di restituirci il nostro onore, l’unica cosa che posso dire è :
” Finalmente!” Ma quanto abbiamo sofferto per l’indifferenza e per la vergogna alla quale siamo stati sottoposti?

Per questo, ti sarò grata se vorrai avvisare nel tuo blog che il 10 febbraio su RAI 1 verrà ritrasmesso – credo in due puntate –
il film di Alberto Negrin ” Il cuore nel pozzo” che parla del nostro Esodo. E’ un film strappacuore e per il grande pubblico. Ci sono delle inesattezze e delle parzialità. Comunque si tratta della prima volta che siamo stati ” sdoganati ” pubblicamente dalle perfide accuse che ci hanno reso amara la vita.

Grazie e ciao.
Romana Sansa

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