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Flaiano 1: il cappotto

Dal blog di Diego Zandel, in attesa dell’imminente centenario della nascita di Ennio Flaiano.

IL CAPPOTTO DI ENNIO FLAIANO

Nel 1949 mio suocero, Ettore, arrivò a Roma con la moglie greca, Despina. L’aveva conosciuta quand’era soldato nell’isola di Kos durante la guerra.  Avevano due figlie gemelle, mia moglie e un’altra bambina che si ammalò gravemente e morì all’età di due anni. Lui veniva dalla provincia di Macerata ed era in cerca di lavoro.
A Roma riuscì a trovare un portierato in una palazzina di via Montecristo, a Monte Sacro. Tra i condomini c’era un noto scrittore, Ennio Flaiano, del quale si celebra in questi giorni, con varie manifestazioni e articoli, il centenario della sua nascita.
Ennio Flaiano, afflitto da una figlia molto malata, prese a cuore quella famigliola, tanto da non esitare ad aiutarla. Un giorno regalò a mio suocero il suo cappotto, che mio suocero portò per molti anni, anche dopo che, nel 1961, se n’erano andati da via Montecristo per venire ad abitare sulla via Laurentina.
Una fredda sera d’inverno,  mio suocero, che si muoveva sempre con la Vespa,  notò  sul marciapiede  un poveraccio, tutto intirizzito, che cercava inutilmente riparo. Ne ebbe tanta pietà che si tolse il cappotto per regalarlo a sua volta a quell’uomo,  poi  arrivò a casa, ormai vicina. Era così intirizzito, che mia suocera lo rimproverò di non essersi messo il cappotto.
Al che mio suocero le raccontò: “Non ce l’ho più. L’ho regalato a uno che ne aveva più bisogno di me”.
Il ricordo di questo episodio riporta sempre mia moglie a quello di Flaiano, della sua figura, soprattutto le ricorda l’affetto che lui le dimostrava e la tristezza segnata da quella sua figlia insana, chiusa in una stanza imbottita perché non si facesse male e al non buono rapporto che lo scrittore aveva con la moglie.
Fino ad alcuni anni fa avevamo ancora in cantina una vecchia scrivania dalle zampe di leone  che stava in casa dei miei suoceri  e che solo un dubbio, nella memoria di mia moglie, allora piccolina, non assegna, come forse è, a un altro regalo di Flaiano.    

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