Il Museo di via Tasso paga di tasca propria le spese per le riprese fatte dalle telecamere a proposito delle scritte negazioniste. Servivano alle indagini, le aveva richieste la Procura. Ma ora la fattura di 800 euro è arrivata al Museo, che deve così sottrarre ai suoi magri bilanci anche questa somma.
Non è l’unica assurdità economica per il povero Museo della Resistenza a Roma.
Il Comitato direttivo che si è riunito ieri sera ha constatato che per coprire le spese del 2010 dovrà impegnare tutti i 50 mila euro che il ministero gli ha assegnato (a dicembre!) per il 2009 e che erano stati anticipati dal Museo stesso per far fronte alle spese dell’anno.
Con quella somma si fa fronte, com’è noto, solo alle spese ordinarie (telefono, condominio, riscaldamento, elettricità ecc).
Per le spese straordinarie non c’è niente. Sotto questa voce andrebbero tutte le iniziative di promozione pubblica. A questo governo non interessano.
Del resto è lo stesso governo che, complici posizioni elaborate a suo tempo in buona fede da esponenti dell’Istituto nazionale della resistenza (tipo, la Resistenza fa parte della guerra) ha ora deciso di espungere la resistenza dai programmi come argomento specifico della storia nell’ultimo anno delle scuole superiori. Starà ora al buon cuore degli insegnanti e delle situazioni tenerla presente oppure no…