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Io faccio il vescovo, non faccio l’istruttore…Il verbale di Monsignor Reali davanti al Pm su don Ruggero Conti

“Beh, ci furono diverse persone che furono coinvolte…Ma io faccio il vescovo, non l’istruttore”
Il verbale della deposizione del Vescovo Gino Reali sentito dal Pm Francesco Scavo Lombardo il 1 dicembre 2008. E’ stato pubblicato anche dal nuovo libro sui casi di pedofilia nella chiesa cattolica a cura di Luigi Irdi, “Il peccato nascosto”, edizioni Nutrimenti, a pagina 109.
PM – Procedimento 4866/08. Sono le ore 16,00 del 1 dicembre 2008 e si procede all’escussione della persona informata sui fatti sua Eccellenza Gino Reali, vescovo di Porto Santa Ruffina. Allora Eccellenza, lei immaginerà il motivo per cui l’ho fatta venire qui. Dobbiamo parlare di don Ruggero Conti e lei, naturalmente mi deve dire tutta la verità.
Reali Gino – Sì.
PM – Allora, le dicevo. Vogliamo parlare di don Conti e un po’ di tutte le sue vicissitudini da quando lei l’ha conosciuto.
Reali Gino – Dunque, io ho conosciuto don Conti nel maggio 2002 quando sono entrato in questa diocesi come vescovo. Era parroco di una parrocchia grande, la parrocchia della Natività di Maria Vergine in Selva Candida ed era impegnato, molto impegnato nella pastorale con grande seguito e grande consenso da parte della gente. Era alla vigilia di un’occasione molto importante e cioè la costruzione di una nuova chiesa. La parrocchia è cresciuta moltissimo negli ultimi anni e io ho sempre notato grandi iniziative da parte sua. Poi nel 2006 ho ricevuto dallo stesso don Conti una notizia di queste accuse, proprio alla festa patronale della parrocchia. La sera mi si avvicinò e disse: “Sembra che ci siano delle persone che mi accusano di comportamento scorretto nei confronti dei bambini”.
PM – Le disse qualcosa di più? Chi erano le persone che lo accusavano?
Reali Gino – Mi disse che aveva l’impressione che queste accuse fossero portate avanti da un sacerdote collaboratore, uno dei vicari parocchiali, don Claudio Peno Brichetto. Io gli chiesi che consistenza avevano queste accuse e lui smentì in modo piuttosto deciso. Io mi ripromisi di incontrare questo prete che lo accusava.
PM – Lo fece?
Reali Gino – Sì. Circa una settimana più tardi. Mi disse che aveva raccolto queste voci dalla gente, che aveva visto don Ruggero prendere in braccio dei ragazzi e baciarli. In quella stessa circostanza gli dissi che avrebbe dovuto lasciare la parrocchia e lui, piuttosto alterato, mi raccontò, appunto, queste cose.
PM – Entrò nei dettagli? A noi risulta che don Peno Brichetto abbia assistito a alcuni episodi, che abbia visto don Ruggero mettere le mani in mezzo alle gambe di alcuni bambini.
Reali Gino – Io questo non lo so. So che mi disse: “Ma lei manda via me e dovrebbe mandar via lui.  L’ho visto io che prendeva in braccio i bambini, baciarli”. Io dissi soltanto: “Vabbè, queste cose poi le vedremo e cercheremo di approfondirle”.
PM – Ma lei è rimasto incuriosito a proposito di questa faccenda? E’ senz’altro una situazione un po’ preoccupante.
Reali Gino – L’ho interpretata come una difesa da parte di don Brichetto, non mi ha preoccupato, nel senso che, voglio dire, questa voce era una delle tante che si possono raccogliere. I rapporti tra i due erano piuttosto conflittuali.
PM – Ma lei, Eccellenza, aveva avuto già qualche sentore di queste voci?
Reali Gino – La prima voce l’avevo sentita da don Ruggero stesso, come le spiegavo.  Poi alla fine del mese di ottobre don Ruggero venne da me dicendo: “mah, queste voci continuano”. Ma io non ebbi nessuna informazione. Io, è chiaro, non vivo nella parrocchia, e in quel periodo ero molto in giro. Poi don Ruggero mi disse: “ma, sai, io vorrei tirarmi un pochino fuori, vedere un po’…”, e chiese di assentarsi dalla parrocchia.
PM – Eccellenza, nessun altro ne parlò degli abusi commessi da don Ruggero?
Reali Gino – Beh, ci furono diverse persone che furono coinvolte, non so a che titolo, nella comunità parrocchiale. Io fui raggiunto da qualcuno, poi successivamente si aggiunsero altre persone insomma, ecco.
PM – Mi racconti.
Reali Gino – Un giorno venne un uomo che era stato responsabile dell’oratorio, accompagnando due ragazzi, e mi riferì di nuovo queste voci. Uno di questi ragazzi mi raccontò di essere stato molestato alcuni anni prima durante un campeggio. Tutti erano usciti per una passeggiata sui monti e lui no perché non stava bene. Mi disse che anche don Ruggero era rimasto a l’aveva molestato. Io cosa feci? Davanti a una cosa del genere chiesi che queste voci, perché non rimanessero a livello di voci, fossero messe per iscritto.
PM – Ma lei credette al ragazzo?
Reali Gino – Mah, vede, io non tanto gli ho creduto. Feci qualche verifica, ebbi modo di verificare.
PM – E come?
Reali Gino – Chiedendo a qualcuno che partecipava al campeggio. Credo ci sia stato un atteggiamento non prudente da parte del sacerdote. Alcuni che erano andati al campeggio dicevano che il ragazzo se ne usciva con battute del tipo “don Ruggero c’ha provato”. Però mi tranquillizzò abbastanza il fatto che la cosa fosse arrivata a conoscenza dei genitori.
PM – L’episodio non le fece venire in mente che potesse esistere una situazione un po’ delicata?
Reali Gino – Lei sa bene che di voci ne arrivano tante, ed è chiaro che…
PM – Bisogna esser cauti, certo.
Reali Gino – Non posso correre dietro a tutte le voci.
PM – Non c’è dubbio.
Reali Gino – Chiesi a loro, ormai adulti e responsabili, di fornire delle prove che permettessero anche l’avvio di una procedura canonica secondo quelle regole di comportamento che noi abbiamo in casi simili.
PM – Qualche altro sacerdote le ha parlato di don Ruggero?
Reali Gino – No.
PM – E’ sicuro?
Reali Gino – Sì, sì.
PM – Ma lei convocò alcuni preti per verificare le voci su don Ruggero? Non convocò don Giorgio Mantecca?
Reali Gino – Bè, chiesi agli immediati collaboratori, certo. Mi parlarono di un atteggiamento che poteva prestarsi a equivoci, ma non mi riferirono fatti precisi.
PM –Magari, forse approfondendo con i ragazzi, soprattutto di ragazzi che si trovano in famiglie disagiate e che non hanno punti di riferimento, forse sarebbe stato diverso?
Reali Gino – Ma vede dottore, io faccio il vescovo, non è che faccio l’istruttore. Gli strumenti che abbiamo noi a disposizione sono gli strumenti che ci offre…
PM – Eccellenza, questi sono fatti gravi.
Reali Gino – Certo. Ma io non poteva fare un’indagine in assenza di una denuncia precisa.
PM – Lei sapeva che molti ragazzi frequentavano l’abitazione di don Ruggero?
Reali Gino – L’ho saputo, alla fine del 2006. Quando ho avuto modo più volte di parlare con lui ho dato indicazioni precise di non accogliere ragazzi nella casa parrocchiale.
PM – Immagino che poi si sarà accertato che don Ruggero applicasse questa disposizione.
Reali Gino – Certamente. Io non vivo lì, dicevo, quindi domando a chi vive lì.
PM – Eccellenza, lei  è il capo. I capi hanno molti mezzi per sapere le cose. Se arrivano determinate notizie si cerca di capire, a tutela dei parrocchiani e di tutti coloro che si fidano, nella stragrande maggioranza dei casi giustamente, delle persone a cui affidano i figli, per toglierli dalla strada. Lei alla fine del 2006 sapeva che l’abitazione di don Ruggero era frequentata da molti ragazzi.
Reali Gino – Ho cercato di controllare per quel che ho potuto. Lui continuava a dire che non accoglieva nessuno.
PM – Eccellenza non voglio mancarle di rispetto, ma non è che la situazione è stata un po’ sottovalutata? Senta, lei parlò anche con monsignor Galli di questa storia?
Reali Gino – Io Galli l’ho conosciuto dopo l’arresto di don Ruggero. Un giorno venne da me, era luglio. Mi disse che anni addietro era andato da lui un signore della parrocchia centrale di Legnano per fare una denuncia nei confronti di don Ruggero che a quel tempo era il responsabile dell’oratorio di quella parrocchia. Dissi a Galli: “Monsignore, se lei me l’avesse detto prima certamente mi avrebbe aiutato a capire meglio la questione”.
PM – Monsignor Galli dice: “Ho fatto presente a Monsignor Reali che avevo avuto questa denuncia. Ha preso nota e mi ha chiesto solo di avvisare i miei superiori, cosa che ho fatto”. Allora io gli chiedo: “I suoi superiori territorialmente competenti?”. Risposta: “ sì, alla Curia di Milano”. Galli ha avuto l’impressione che lei non avesse intenzione di approfondire particolarmente questa situazione, nonostante il momento.
Reali Gino – Siamo nel luglio, cioè dopo l’arresto.
PM – Ho capito, ma…
Reali Gino – Sì, sì. Ma in questo momento noi stiamo attendendo, credo doverosamente, l’esito del suo lavoro e del tribunale, quindi, da un punto di vista canonico noi aspettiamo quello che viene fuori dall’indagine della Procura della Repubblica. Siamo perfettamente fermi, ecco.
PM – Eccellenza, non mi sembra che però la Curia in genere attenda le conclusioni della Procura della Repubblica per sapere se certe cose sono vere o no.
Reali Gino – Dicevo, se l’avessi saputa prima, questa storia di Legnano, avrei certamente letto le cose diversamente. Ma mi sembra anche molto rispettoso aspettare le conclusioni dell’indagine civile per l’indagine canonica. In questo momento, dopo l’arresto, mi pare che non ci sia alcun tipo di pericolo di reiterazione del reato.
PM – Cambiamo discorso. Parliamo di don Poveda Sanchez. Lei sa qualcosa a proposito di suoi comportamenti deprecabili, sempre dal punto di vista sessuale?
Reali Gino – Perché mi fa questa domanda su don Poveda?
PM – Perché era sotto la sua giurisdizione e ha avuto anche lui qualche problema. Lei conosce qualche fatto che riguarda don Poveda?
Reali Gino – Era il 2005. Fui informato da alcuni genitori di messaggi che don Poveda Sanchez  avrebbe mandato a dei ragazzi, messaggi piuttosto volgari. Mi scrissero una lettera e io convocai don Poveda. Mi disse: “Sì, può darsi che abbia usato qualche parola ma il mio telefonino qualche volta viene usato anche dai ragazzi”. Lo invitai a riflettere sulla questione. Mi promise che sarebbe cambiato. Poi fui informato che c’era stato un nuovo messaggio e allora lo invitai a lasciare la parrocchia. Chiese di andare in Spagna ed è rientrato in Spagna.
PM – Lei ha mandato una lettera a don Poveda nell’ottobre del 2008, giusto?
Reali Gino – Sì. Glie l’ho mandata perché quando don Poveda è andato via ho avviato una formale indagine canonica e ho incaricato un sacerdote di condurre questa indagine.
PM –Però, scusi Eccellenza, a me sembra strano che questa lettera porti la data del 20 ottobre 2008, successivamente a alcune notizie di stampa venute fuori, appunto, su don Poveda. E che la lettera faccia riferimento a fatti di tre anni prima.
Reali Gino – Io quella lettera l’ho scritta quando ho comunicato a lui l’esito di tutto questo discorso.
PM – Lei sapeva che questo don Poveda frequentava in maniera assidua, tra virgolette, un ragazzo, un certo X Y?
Reali Gino – Sì, questo l’ho saputo. E infatti abbiamo cercato di approfondire, chiedendo a lui e chiedendo ai genitori. Questo ragazzo veniva un po’ aiutato nella scuola. Questo è ciò che ci hanno detto i genitori a suo tempo.
PM – E non si era reso conto, Eccellenza, che probabilmente c’era qualcosa di più? Lei è persona molto più esperta di me.
Reali Gino – Dottore, io mi ero reso conto, tanto è vero che mandai un altro sacerdote in casa di don Poveda.
PM – Di cosa si era reso conto?
Reali Gino – Di un atteggiamento anomalo, diciamo, no?
PM – Eh certo. Nella sua mente s’era fatto un quadro della situazione.
Reali Gino – Abbiamo interrogato i genitori.
PM – Che, se sono genitori come quelli che ho sentito io, credono talmente nell’istituzione della Chiesa, nell’istituzione rappresentata da queste persone, che davanti a Dio giurerebbero, in perfetta buona fede, che non è successo nulla.
Reali Gino – Dottore, io.. cosa vuole che le dica?
PM – Ec
cellenza, ci sono bambini di mezzo, quando ci sono di mezzo i bambini la cautela deve essere massima, mi perdoni!
Reali Gino – Certo, sì, sì. Ma quando ci sono di mezzo i bambini io vado a cercare i genitori.
PM – E forse non basta, Eccellenza. Forse non basta. Se quei bambini sono stati abusati, probabilmente vengono da una famiglia che non è in grado di star loro dietro. Ci sarà un motivo se queste cose succedono sempre in un determinato ambiente.  Io vorrei che questi verbali – ma io lo farò – fossero letti da chi di dovere, per capire come certi ragazzi che credevano nella Chiesa, nell’istituzione e nelle persone di riferimento, non abbiamo più questo riferimento.
Reali Gino – Sono perfettamente d’accordo, sono perfettamente d’accordo.
PM – SA, Eccellenza, ieri sera ho visto lo sceneggiato su Paolo VI in tv.
Reali Gino – Io non l’ho visto.
PM – Bè, c’è una scena in cui papa Pio XII decide di promuovere arcivescovo  il futuro papa Montini e quindi di mandarlo a Milano. Ero con mia moglie a vedere la tv e mi viene spontaneo commentare “promoveatur ut amoveatur”. Dopo un secondo, anche il prete che parla con Montini dice la stessa cosa.
Reali Gino – Cita la stessa frase.
PM – Eh già. Ci siamo capiti. Voglio dire, di fronte a tanti segnali, perché, Eccellenza, di segnali ce ne sono stati tanti….
Reali Gino – Dottore, noi viviamo in un periodo nel quale, lei non ha idea di quante voci e quante accuse vengono rivolte ai preti e credo che un vescovo debba anche cercare, prima di muoversi, di provare tutte le strade per raggiungere una convinzione.
PM – Però tante volte, avendo la persona davanti, anche guardandola negli occhi ci si rende conto…
Reali Gino – Bè io ho cercato di farlo. Non sono riuscito a trovare dei riscontri che potessero portarmi a un provvedimento d trasferimento. Lui ha sempre giurato e spergiurato la sua innocenza.  Non sono riuscito a ottenere di più, ma io ho gli strumenti che ho. Noi oggi però abbiamo anche un impegno molto grande, cioè salvare la buona reputazione, perché lei non ha idea di quante accuse vengono mosse, le più strane e diverse, che non hanno alcun “fundamentum in re”, come si diceva una volta.
PM – Senta Eccellenza, ci sono state anche delle lettere anonime su presunti festini tra sacerdoti e adulti, vero?
Reali Gino – No. Questa la sento adesso.
PM – Lei conosce XXXX ?
Reali Gino – Quello è un altro caso.
PM – Ce ne sono tanti di casi, Eccellenza.
Reali Gino – XXXX venne da me una sera di dicembre, me lo ricordo perché io stavo male con la polmonite. Mi raccontò la sua storia e io lo incoraggiai a denunciare tutto. Allora lui mi scrisse una lettera. E io, avviai un’indagine che purtroppo non è potuta andare avanti perché, pur sollecitato, XXXX  ha deciso di non presentarsi a testimoniare. Diceva: “mi pare inutile”.
PM – Lei mi diceva prima di aver dato indicazioni a don Ruggero, indicazioni di comportamento.
Reali Gino – A voce. Gli dissi tre cose. Di occuparsi un po’ di più della pastorale più immediata, di non accogliere ragazzi in casa e la terza che ora mi sfugge, ah sì, di cambiare atteggiamento con i ragazzi perché l’ho visto anche io abbracciarli e baciarli tutti.
PM – Senta Eccellenza, non può essere successo che lei abbia interpretato le voci e le accuse contro don Ruggero come manifestazioni, diciamo così, di astio nei suoi confronti da parte delle persone che sono venute a parlarle della questione? Perché magari invece avevano solo finalmente trovato il coraggio di farlo.
Reali Gino – Non ho mai detto né pensato che i ragazzi sono venuti da me spinto dall’astio.
PM – Cioè, voglio dire che non è semplice, soprattutto per un ragazzo, tirar fuori cose così, e poi magari nessuno gli crede.
Reali Gino – Io ho molto apprezzato XXXX e gli ho detto “denuncia questa cosa alla polizia”. E lui: “Ma io non voglio denunciarla perché non voglio che i miei genitori lo sappiano”, eccetera. Poi però non è venuto.
PM – Mi perdoni E
ccellenza, ma un ragazzo di vent’anni che viene da lei e si sente dire “vai alla polizia”, sa perfettamente che le sue dichiarazioni lo potranno esporre alla berlina. Forse veniva da lei per trovare un punto di riferimento.
Reali Gino – Io incaricai un sacerdote di indagare ma il responso fu quello di impossibilità a procedere perché questo ragazzo non si era presentato per testimoniare.
Brigadiere dei Carabinieri – Senta, noi abbiamo trovato una lettera a sua firma inviata al suo pari grado in Spagna su don Poveda. Una sorta di raccomandazione, persona a posto, brava, che si recava in Spagna per accudire la madre malata. Ricorda questa lettera?
Reali Gino – Sì, sì.
Brigadiere dei Carabinieri – Non è stato mandato via, allora.
Reali Gino – Fu invitato a lasciare la parrocchia.
PM – Ma quando un prete cambia sede si avvertono coloro che lo ricevono che, insomma, a carico di queste persona c’è una situazione un po’ particolare?
Reali Gino – Io ho avvertito di là, dicendo che sui giornali italiani hanno pubblicato articoli.
PM – Eccellenza, queste cose si sapevano da tre o quattro anni. Lei scrive a don Poveda: “la triste vicenda di cui sei stato protagonista non sembra aver suscitato un eccessivo clamore e tuttavia un tuo rientro in diocesi…”, stile democristiano doc, direi.
Reali Gino – Non sapevo che ci fosse una categoria democristiana dal punto di vista giuridico.
PM – No, ma è chiaro il concetto. Ma qui sembra che lui abbia messo le mani nella marmellata. Qui invece parliamo di altro.
Reali Gino – Dottore…
PM – Le leggo un verbale. “Mentre guardavo il film don Josè iniziava a toccarmi nelle parti intime, mi faceva tirare giù i pantaloni di una tuta che indossavo, mi prendeva il pene tra le mani e iniziava a masturbarmi. Subito dopo mi diceva testualmente: “Alzati che mi sta indurendo”. Io mi alzavo, lui si alzava e si poneva dietro la sedia dove mi faceva risedere. Non so dirvi esattamente cosa ha fatto”.
Reali Gino – Dottore, io…
PM – “Pezzo di culo, vieni stasera, prendi la tua bici e quando arrivi suona al cancello”. Questo è un sms inviato a un bambino. Un altro? “XXXX, sono don Josè. Mi raccomando, alla parrocchia. Ciao culetto d’oro”.  Certo, possono essere menzogne.
Reali Gino – Non sto dicendo che sono menzogne. Quello che è stato riferito a me non sono certamente queste cose qui.
PM – Non ne dubito, non ne dubito.
Reali Gino – Francamente rimango molto perplesso.
PM –Eh, ma si immagini noi!
Reali Gino – Guardi dottore, io credo molto al vostro lavoro. Credo sia veramente necessario arrivare alla verità.
PM – io una cosa le posso dire. Qui noi abbiamo solo la verità processuale, purtroppo.
Reali Gino – Certo, certo. Quella vera l’avremo solo quando saremo di là, dottore.
PM – Speriamo di sì. Voglio dirle una cosa. Sa, io la notte dopo aver fatto queste inchiesta dormo, e dormo tranquillo. Glie lo dico serenamente.
Reali Gino – Cerco di dormire anche io.
PM – Va bene, allora chiudiamo il verbale alle 17,45.

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