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La scia di sangue porta alla Cecenia. 1317 i morti per attentati in quindici anni

Un anno fa sembrava fatta, Putin aveva  revocato il regime di alta sicurezza in Cecenia, il suo “uomo” Kadyrov appariva in sella, gli indipendenti quasi scomparsi, uno degli ultimi leader ribelli ancora in vita – Sulim Iamadaiev – ucciso a Dubai. Alle spalle due guerre cecene (1994-1996 e 1999-2004) che hanno provocato forse 100 mila morti. Per un paese che contava all’inizio degli anni ’90 un milione e centomila abitanti i  morti sono un’enormità, il 10% della popolazione. Di fatto i numeri più certi riguardano la prima guerra cecena, con 7500 soldati russi morti, 4000 ribelli morti, 35.000 civili uccisi.  Ma forse la cifra più spaventosa, dopo la duplice distruzione di Grozny, sono quei 20.000 bambini che si stimano morti nelle due guerre cecene.
E poi eccoci agli attentati: sui primi, quelli che portarono alla ripresa della guerra del ’99, indagava anche Anna Politkoskaia. Sono attentati rimasti oscuri, di certo c’è che hanno preceduto di poco la ripresa dell’intervento armato russo in Cecenia. Il resto vede in crescendo una forte infiltrazione islamica, soprattutto nella forma degli attentati kamikaze e dell’uso delle donne kamikaze. Queste dunque le premesse di una lunga scia di sangue, sul suolo russo, che ha prodotto ormai in quindici anni, bomba dopo bomba,  1317 morti e 1815 feriti.
Tutto inizia nel 1991. Con la dissoluzione in corso dell’impero sovietico la Cecenia attraverso il leader autonomista Dudaev si proclama indipendente. La Russia reagisce con l’invio di 40 mila uomini. E’ la guerra, che divampa nel 1994. Dudaev verrà ucciso nel 1995. Sale da quel momento l’astro di Shamil Basaev, che guida il primo blitz terroristico a Budiennovsk, un’azione che porta alla fragile pace stipulata nel ’96 tra i ceceni e  Cernomyrdin-Eltsin.
Tre anni dopo le ostilità sono già riesplose, la guerra riprende. Basaev si avvale di appoggi nel confinante Daghestan, nell’ottobre del 1999 Grozny la capitale è rasa al suolo dalle truppe russe. A far scatenare la guerra hanno contribuito due oscuri attentati a Mosca e in  altre città che hanno provocato vittime civili russe.  I russi accusano i ceceni, i ceceni i servizi segreti russi. Ma intanto è guerra e si moltiplicano gli abusi, proprio quelli che sono stati  denunciati con forza da Anna Politkovskaia, la giornalista di Novaia Gazeta uccisa a Mosca nel 2006, e per i quali Mosca è stata ripetutamente condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.
E’ lo scenario che riguarda Vladimir Putin, salito formalmente al potere il 20 marzo del 2000. Non è un trionfo, il suo, ha solo il 52%, la guerra in Cecenia serve a rafforzarlo. Così in giugno Putin nomina Ranzan Kadyrov a capo della Cecenia, una nomina contestata dagli indipendenti ceceni. La guerra perciò va avanti, senza tregua, finché a Beslan nell’Ossezia del Nord durante un’azione di sequestro da parte di separatisti ceceni si conclude con una carneficina che fa inorridire il mondo. Poi nel 2005 viene ucciso Maskedov, il 9 luglio del 2006 viene ucciso in Inguscezia Shamil Basaev. La guerra sembra finita. Un attentato nel 2006 nel grande mercato di Cerkizovski  risulta opera non di ceceni, ma di un gruppo xenofobo russo. Poi però ecco altri due attentati ai treni e oggi l’improvviso attentato alla metropolitana, a due passi dalla sede centrale del servizio segreto russo. Il Caucaso resta una ferita aperta.

14 GIUGNO 1995 Ribelli ceceni si trincerano con mille ostaggi nell’ospedale della città russa di Budiennovsk. Guida il commando Shamil Basaev, uno dei leader dei ceceni. Lo scontro tra le forze russe e i ceceni va avanti per tre giorni provocando 100 morti.  Poi con una trattativa diretta in tv il premier Victor Cernomyrdin, superando la linea dura di Pavel Graciov, raggiunge un accordo. I ceceni rientrano a Grozny l’anno successivo, il 31 agosto Lebed e Maskedov firmano una pace, ratificata da Boris Eltsin.

8 SET 1999: nella notte una bomba esplode e distrugge un edificio di nove piani, nel quartiere Piciatniki, alla periferia di Mosca. Nell’attentato muoiono 92 persone, i feriti sono 200. Altri attentati a  Buynask, Volgodonsk e San Pietroburgo, in totale i morti sono 200. Il governo russo accusa i ceceni, i ceceni attribuiscono gli attentati ai servizi segreti russi. Si riapre la ferita cecena, cinque giorni dopo un nuovo oscuro attentato sconvolge Mosca.

13 SET 1999: una bomba esplode e distrugge un edificio di sette piani a Mosca, lungo il viale Kashirskoe. Nell’attentato muoiono 118 persone, tra cui 13 bambini. Neanche questo è rivendicato, ma sarà una delle cause dell’intervento russo in Cecenia, il 1 ottobre dello stesso anno. Tra poco arriverà al potere Putin.

8 AGO 2000: 13 morti e 92 feriti, nell’attentato compiuto con una ordigno esplosivo nei sottopassaggi di piazza Puskhin, a poca distanza del Cremlino.

23-26 OTT 2002: il sanguinoso episodio del sequestro collettivo di 800 persone nel teatro Dubrovka di Mosca. Dopo tre giorni l’intervento delle forze speciali russe: uccisi i 42 guerriglieri del commando ceceno, muoiono però 129 ostaggi la quasi totalità avvelenati dai gas usati dalle forze speciali della polizia.

5 LUG 2003: nell’aerodromo di Tushino (Mosca) due ragazze, di cui una di origine cecena, fanno esplodere le loro cinture al plastico in mezzo a una folla di giovani che attendevano di entrare a un raduno di musica rock. Nell’attentato restano uccise 15 persone, comprese le due terroriste, 59 i feriti.

5 DIC 2003: 46 morti e 160 feriti nell’e4sp0losione in un treno nella stazione di Yessentuki (sud della Russia).

9 DIC 2003: una donna kamikaze si fa esplodere davanti all’hotel National, nella centralissima via Tverskaia di Mosca, a poche decine di metri dalla Duma causando 6 morti, fra cui la stessa attentatrice, e 13 feriti.

6 FEB 2004: una bomba, forse trasportata da uno o più kamikaze, esplode su un convoglio della metropolitana tra le stazioni Paveletskaia e Avtozavodskaia, a ridosso del centro di Mosca. L’esplosione causa 41 morti e 250 feriti.

24 AGO 2004: la esplosione quasi simultanea di due aerei da passeggeri russi causa 90 morti. Il  Tu-134 era diretto a Volgograd e cade al sud di Mosca, , il Tu-154 con destinazione  Sochi cade vicino a Rostov sul Don.

31 AGO 2004: alla vigilia della presa degli ostaggi di Beslan, una donna kamikaze si fa esplodere di pomeriggio, in un’ora di punta, all’esterno della stazione Rizhskaia, causando la morte di 10 passanti e ne ferisce 51.

1-3 SET 2004: la drammatica presa della Scuola n.1 di Beslan, nell’Ossezia del Nord, da parte di 32 ribelli ceceni che sequestranoi 1172 persone viene stroncata con un intervento delle forze speciali che si conclude con la morte di 334 ostaggi, tra cui 186 bambini. Ferite 700 persone. Morti anche 11 agenti speciali russi. La carneficina nelle ricostruzioni avviata con l’esplosione di due granate lanciate dalle forze speciali. Un teste, Yuri Ivanov, dice che a dare l’ordine di lanciare le granate è stato Putin. Gli altri separatisti spiegheranno che il commando di Beslan aveva intenzione di proclamare una repubblica islamica.

21 AGO 2006: un ordigno rudimentale esplode nel grande mercato di Cerkizovski, alla periferia della capitale, con un bilancio di 10 morti e 50 feriti. Tre giovani del movimento xenofobo Unione Nazionale Russa, confessano giorni più tardi le proprie responsabilità.

13 AGO 2007: il treno Nevsky Express deraglia tra Mosca e San Pietroburgo a causa di un’esplosione, che causa 60 feriti.

31 AGO 2007: 8 morti e 50 feriti per una bomba collocata in un autobus a Togliattigrad in piena ora di punta..

27 NOV 2009: altra bomba collocata sul Nevsky Express, con 700 passeggeri a bordo, causa 28 morti e 100 feriti.

29 MAR 2009: due esplosioni, secondo la polizia ad opera di due donne kamikaze, si verificano
nella stazioni di Lubianka, dove si trova la sede storica dei servizi di sicurezza, l’Fsb (l’ex Kgb), e di Park Kulturi, vicino a Gorki Park: il bilancio provvisorio e’ di 38 morti e 30 feriti.

Paolo Brogi

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