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L’Aquila: sequestrate domenica le carriole per le elezioni (in cui in pochi vanno a votare)

Dal blog Dazebao questo pezzo di Tommaso Vaccaro, ieri:

Troppo faziose e probabilmente un po’ comuniste le carriole dell’Aquila. E’ per questo che stamane alcuni agenti della Digos sono intervenuti nel devastato centro storico del capoluogo Abruzzese per sequestrare i pericolosi monoruota e identificare i facinorosi abitanti muniti di guanti ed elmetto da lavoro.

Come ogni domenica da diverse settimane a questa parte, il ‘popolo delle carriole’ scende in piazza intorno alle ore 10 per sgombrare i calcinacci che ricoprono, ormai da un anno, gran parte della zona centrale della città. Ma ordini della Prefettura impediscono a chicchessia di avvicinarsi, in questa giornata di silenzio elettorale, alla zona ‘rossa’ dell’Aquila. Ci si chiederà cosa c’entrino le urne elettorali, con le carriole, i secchi e le pale. Ebbene, pare che l’azione di sgombero delle macerie aquilane da parte degli stessi abitanti, sfrattati a tempo indeterminato dalla propria città, abbia un significato politico che potrebbe condizionare il voto. Quindi è meglio metterli a riposo, un po’ come i programmi di approfondimento Rai.
Ma il ‘popolo delle carriole’ non si arrende e accede lo stesso da via Federico II. Dopo aver scoperto il tendone dove precedentemente avevano nascosto gli attrezzi da lavoro, si mettono a scavare, caricare, trasportare e scaricare. Un’attività da veri e propri sovversivi, a cui gli agenti della Digos rispondono sequestrando loro le carriole, ben quindici, e identificandoli tutti.
Della carriola comunista, caricata sul furgone della polizia, sarà redatto un verbale di sequestro che così la descrive: “In pessimo stato di conservazione, con contenitore in ferro di colore blu, con legatura in ferro sotto il contenitore, e cerchio ruota di colore viola, e di due pale con manico in legno”. Sarà stato forse quel cerchio ruota di colore viola a insospettire il solerte agente?
Ma per i cittadini dell’Aquila non vige solo il divieto ad entrare nella propria città e spalare le proprie macerie. Vige anche il divieto di assemblea. “Vogliono denunciarci. Intimidirci” dicono gli abitanti, azzittiti per ordinanza prefettizia. “Noi non ci arrenderemo e andremo ad autodenunciarci tutti”.

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