Processo di Brescia, difensore Rauti contro “veline” di Aristo
martedì, 27 Aprile, 2010Da Bresciaoggi del 27.4.2010:
IL PROCESSO. Torna davanti ai giudici il consulente della procura che ha analizzato i documenti dei servizi segreti
Strage, la difesa Rauti contro
le veline attribuite a «Aristo»
le veline attribuite a «Aristo»
Mara Rodella
Per il difensore le informazioni della fonte, infiltrata dagli Affari riservati nella destra, non sono da tenere in considerazione, in quanto molte sono anonime
· Martedì 27 Aprile 2010
· CRONACA,
· pagina 13
Il consulente Aldo Sabino Giannulli nell’aula d’assise FOTOLIVE
Uomini pronti a varcare il confine, trasferirsi all’estero e sposare la causa della lotta armata per sovvertire lo Stato e spodestare i comunisti. Ma nessun riscontro concreto su una collaborazione militare sull’asse Italia-Portogallo, vale a dire tra Ordine Nuovo e Aginter Presse, tra gli estremisti neri guidati da Pino Rauti e l’agenzia di stampa portoghese di Guerin Serac che, stando ai pm, avrebbe procurato l’esplosivo piazzato in piazza Loggia la mattina del 28 maggio 1974.
Nella 120esima udienza del processo sulla strage bresciana, che vede imputati, oltre a Rauti, anche l’ex generale dei carabinieri Francesco Delfino, gli ex ordinovisti Carlo Maria Maggi e Delfo Zorzi, e l’ex infiltrato dei Servizi Segreti Maurizio Tramonte, ieri in aula, torna a deporre Aldo Sabino Giannuli, ricercatore storico che da 12 anni collabora con la Procura di Brescia per ricostruire il modus operandi della destra eversiva negli anni ’70. Dopo aver ribadito come, stando all’analisi degli archivi del dipartimento affari riservati, di polizia e finanza, Ordine Nuovo avesse intessuto una rete di contatti internazionali, Giannuli ha ripetuto che «A seguito della rottura dei rapporti con la Spagna, intorno al’67, On ripiegò sul Portogallo», su Ordre et Tradition, legato all’Aginter Presse. Una sinergia che emergerebbe anche dalle veline della Fonte Aristo, alias Armando Mortilla, referente dei servizi segreti spagnoli e infiltrato in On per l’Ufficio Affari Riservati che chiedevano conto dei rapporti tra Rauti e la destra eversiva.
STANDO ALLE NOTE informative di Mortilla, datate 1966, «Ordre et Tradition avrebbe chiesto adesione ai rappresentanti di On in tutti gli ambiti: giornalistico, informativo e di azione armata – riporta Giannuli -. Quanto alla collaborazione sul fronte della lotta armata, Rauti è stato vago, limitandosi, in un incontro a Lisbona, a dare disponibilità di uomini pronti a trasferirsi all’estero». Ma è su questo punto che inizia la bagarre tra il teste e la difesa Rauti, pronta a screditare la credibilità delle informazioni di Mortilla, evidenziando come, tra le centinaia di pagine di consulenze consegnate da Giannuli, compaiano molte note non firmate, o prive del timbro che ne dimostrerebbe l’invio al Viminale. Informazioni anonime che riferirebbero sul rapporto tra Rauti e i movimenti eversivi, e che il teste, nella maggior parte dei casi, riconduce comunque alla Fonte Aristo, «la più attendibile dei Servizi segreti, quella più competente».
La difesa si sofferma proprio sulla discordanza tra una velina e la versione della stessa notizia che, invece, sarebbe poi stata inviata al Ministero. «Stando alla nota di Mortilla è Rauti che insiste a collaborare con l’Aginter Presse su tutti i fronti, azione armata compresa; mentre dall’appunto rielaborato e spedito al ministero, emergerebbe il contrario», ricostruisce Giannuli che, però, accredita gli appunti della Fonte Aristo, «anche se nulla conferma che sia esistito davvero una collaborazione militare». Stessa cosa per l’eventuale fornitura di armi, una partita di Beretta, che Rauti avrebbe acquistato come mediatore per rifornire i portoghesi, bloccati dall’embargo. Per rafforzare l’estraneità di Rauti a qualsiasi azione armata, la difesa riprende il discorso dell’ex leader di On durante un convegno sulla guerra rivoluzionaria nel ’65, con cui rifiutava il ricorso alla violenza. «Ma attenzione – ribatte il teste -: in quel convegno intervennero persone che attive lo erano eccome, come Giorgio Pisanò, esperto di golpe. Certo, Rauti era la figura di riferimento politico ma era convinto che la “sede altra della rivolta” fosse uno Stato maggiore misto, civile e militare. Non è un caso che, da lì, siano nati i nuclei militari di difesa dello Stato. Non credo quindi si possa parlare di un convegno strettamente teorico».
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STANDO ALLE NOTE informative di Mortilla, datate 1966, «Ordre et Tradition avrebbe chiesto adesione ai rappresentanti di On in tutti gli ambiti: giornalistico, informativo e di azione armata – riporta Giannuli -. Quanto alla collaborazione sul fronte della lotta armata, Rauti è stato vago, limitandosi, in un incontro a Lisbona, a dare disponibilità di uomini pronti a trasferirsi all’estero». Ma è su questo punto che inizia la bagarre tra il teste e la difesa Rauti, pronta a screditare la credibilità delle informazioni di Mortilla, evidenziando come, tra le centinaia di pagine di consulenze consegnate da Giannuli, compaiano molte note non firmate, o prive del timbro che ne dimostrerebbe l’invio al Viminale. Informazioni anonime che riferirebbero sul rapporto tra Rauti e i movimenti eversivi, e che il teste, nella maggior parte dei casi, riconduce comunque alla Fonte Aristo, «la più attendibile dei Servizi segreti, quella più competente».
La difesa si sofferma proprio sulla discordanza tra una velina e la versione della stessa notizia che, invece, sarebbe poi stata inviata al Ministero. «Stando alla nota di Mortilla è Rauti che insiste a collaborare con l’Aginter Presse su tutti i fronti, azione armata compresa; mentre dall’appunto rielaborato e spedito al ministero, emergerebbe il contrario», ricostruisce Giannuli che, però, accredita gli appunti della Fonte Aristo, «anche se nulla conferma che sia esistito davvero una collaborazione militare». Stessa cosa per l’eventuale fornitura di armi, una partita di Beretta, che Rauti avrebbe acquistato come mediatore per rifornire i portoghesi, bloccati dall’embargo. Per rafforzare l’estraneità di Rauti a qualsiasi azione armata, la difesa riprende il discorso dell’ex leader di On durante un convegno sulla guerra rivoluzionaria nel ’65, con cui rifiutava il ricorso alla violenza. «Ma attenzione – ribatte il teste -: in quel convegno intervennero persone che attive lo erano eccome, come Giorgio Pisanò, esperto di golpe. Certo, Rauti era la figura di riferimento politico ma era convinto che la “sede altra della rivolta” fosse uno Stato maggiore misto, civile e militare. Non è un caso che, da lì, siano nati i nuclei militari di difesa dello Stato. Non credo quindi si possa parlare di un convegno strettamente teorico».
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