Informazioni che faticano a trovare spazio

Le telefonate per Uva, morto in una caserma dei Cc

 Dal Blog di Beppe Grillo queste registrazioni sulle telefonate per Giuseppe Uva, il giovane morto a Varese in una caserrma dei casrbinieri.  A seguire, l’articolo con l’inchiesta promossa da Luigi Manconi

Giuseppe Uva chiede giustizia

Giuseppe Uva chiede giustizia
(4:51)

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Giuseppe Uva è morto quasi due anni fa. Il Blog fu tra i primi parlarne nel novembre 2009 , mesi prima che la notizia trovasse spazio sui giornali
Il 9 giugno si terrà finalmente l’udienza preliminare del processo.
Il Blog è tornato a sentire Lucia Uva, sorella di Giuseppe, in merito alle conversazioni telefoniche delle quali è venuta a conoscenza solo recentemente.

Estratto dalle conversazioni telefoniche della notte del 13 giugno:
Operatore 118: “118…”
Alberto Bigioggero: “Sì, buona sera sono Bigioggero. Posso avere un’autolettiga qui alla Caserma di Via Saffi? Alla Caserma dei Carabinieri?”
Operatore 118: “Sì, cosa succede?”
Alberto Bigioggero: “Praticamente stanno massacrando un ragazzo…”
Operatore 118: “Carabinieri? Sì, salve, il 118, mi hanno richiesto un’ambulanza, non so mi ha chiamato un signore dicendo di mandare un’ambulanza lì da voi, me lo conferma?”
Centralino caserma: “No, ma chi è che ha chiamato, scusi?”
Operatore 118: “Un signore, mi ha detto che lì stanno massacrando un ragazzo e che voleva un’ambulanza …”
Centralino caserma: “No, sono due ubriachi che abbiamo qui in caserma, adesso gli tolgono il cellulare.. se abbiamo bisogno la chiamiamo noi.”
Centralino caserma: “118?”
Operatore 118: “Sì, dica…”
Centralino caserma: “Ho bisogno di un’ambulanza qua in caserma dei Carabinieri a Varese che devo fare un TSO (trattamento sanitario obbligatorio)”.
Operatore 118: “Deve fare un TSO in caserma ai Carabinieri?”
Centralino caserma: “Sì.”
Operatore 118: “Cosa è successo?”
Centralino caserma: “E’ uno molto violento, molto agitato che minaccia… “
Operatore 118: “Ma è quello in stato di ebbrezza?”
Centralino caserma: “Sì, si chiama Uva… “

Lucia Uva, sorella di Giuseppe:
“Queste registrazioni i magistrati le hanno tenute per due anni dentro nel loro fascicolo. Sono andata a richiederle esattamente a gennaio. Ai primi di gennaio, perché gli altri miei avvocati dicevano che non erano necessarie. Con l’avvocato Fabio Anselmo le ho richieste dopodiché li ho dati in mano al mio Avvocato. Me le sono ascoltate per tante notti intere e posso dire che è una cosa vergognosa: non solo la rabbia di sentire questa roba, mi sono chiesta: “come mai il Magistrato in questi due anni non ha ritenuto valido di sentire sia la registrazione del 118 di Bigioggero – che per me era molto importante, perché vengono chiamati un’ora prima e arrivano dopo un’ora che vengono richiamati dai Carabinieri.” Non capisco perché non abbia valutato queste telefonate, non sono domande che continuo a farmi ma vorrei che me le desse lui le spiegazioni.
Tutte le notti mi sto facendo delle grandi idee di tutto quello che è successo quella notte. La mia idea è che mio fratello dentro in quella caserma se l’è dovuta vedere proprio male insieme a tutti quegli uomini.
Non mi fa paura più niente e non sono arrabbiata – perché chi mi vede magari pensa che sono arrabbiata – no, sono disgustata!
Chi vogliono prendere in giro? Hanno preso per anni in giro, l’hanno già fatto 7 anni fa degli altri poliziotti per Aldrovandi, la stessa identica cosa. Io quella notte non mi scorderò mai quella registrazione quando quel poliziotto diceva che: “Federico saltava sulla macchina della polizia e ringhiava”, invece mio fratello “era indemoniato”. Allora? A chi la vogliono dare a bere? E poi chi cade dalle scale, chi cade e picchia la testa contro le sbarre, chi picchia la testa… ma avete finito di prenderci per il culo?
Basta! Basta! Hanno massacrato mio fratello, voglio sapere perché l’hanno massacrato!”




MILANO – Un ragazzo che chiama il 118 per chiedere un’ambulanza mentre sente le urla del suo amico nella stanza accanto, all’interno della caserma dei carabinieri di Varese. “Lo stanno massacrando” dice a bassa voce. Una “anomala presenza di carabinieri e poliziotti in quella caserma di via Saffi, dove per tre ore il fermato subisce violenze sistematiche e ininterrotte”. Gli indumenti sporchi di sangue, le ecchimosi sul volto e su altre parti del corpo, le macchie rosse tra pube e ano. Il ricovero in ospedale alle 5 del mattino con la “somministrazione di medicinali incompatibili con lo stato di ubriachezza dell’uomo”.

Dopo aver reso pubblico il caso di Stefano Cucchi, la denuncia di Luigi Manconi, presidente di “A buon diritto” ed ex sottosegretario alla Giustizia, tenta di far luce sulla storia di Giuseppe Uva, 43 anni, fermato ubriaco alle 3 del mattino il 14 giugno 2008, a Varese. Lui e un suo amico, Alberto B., vengono portati in caserma. Qui Uva, ha ricostruito Manconi, “resta in balìa di una decina di uomini tra carabinieri e poliziotti all’interno della caserma di via Saffi”. Il suo amico, nella stanza accanto, sente due ore di urla incessanti, chiama il 118 per far arrivare un’ambulanza. “Stanno massacrando un ragazzo” sussurra all’operatore del 118, che chiama subito dopo in caserma e chiede se deve inviare davvero l’autoambulanza. “No guardi, sono due ubriachi che abbiamo qui – risponde un militare – ora gli togliamo i cellulari. Se abbiamo bisogno vi chiamiamo noi”.

Ma è invece alle 5 del mattino che da via Saffi parte la richiesta di un Trattamento sanitario obbligatorio per Uva. Trasportato al pronto soccorso, viene poi trasferito al reparto psichiatrico dell’ospedale di Circolo, mentre il suo amico viene lasciato andare. Sono le 8.30. Poco dopo due medici – gli unici indagati dell’intera storia – gli somministrano sedativi e psicofarmaci che ne provocano il decesso, perché sarebbero incompatibili con l’alcol bevuto durante la notte.

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