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Processo di Brescia, qualcuno gioca nel torbido. Il caso “Tramonte”. E un interrogativo su Novara

Nubi improvvise sul Processo di Brescia. E timori per notizie che se confermate gettano luci oscure sulla situazione. Un nome innanzitutto, Maurizio Tramonte, uno degli accusati della strage.
Deve tornare infatti in aula Maurizio Zotto, amico di Maurizio Tramonte, la «fonte Tritone» che con le sue veline e con le sue rivelazioni, successivamente ritrattate, è uno dei pilastri su cui si fonda il castello accusatorio nel processo sulla strage di piazza Loggia.
“Il ritorno di Maurizio Zotto non era in programma – ha appena riferito Bresciaggi nei suoi resoconti puntuali delle sedute del processo -, in aula è già stato sentito l’8 e il 15 aprile. Esame e controesame del teste erano ampiamente conclusi, ma la riconvocazione da parte della corte d’assise di Brescia è il risultato di una memoria depositata ieri mattina dal difensore di Maurizio Tramonte, l’avvocato Mita Mascialino.
“O meglio, la riconvocazione è la conseguenza di quanto il teste avrebbe confidato al difensore di Tramonte giovedì scorso, a conclusione del controesame. Commenti che l’avvocato Mascialino ha messo nero su bianco in tre fogli depositati ieri alla corte.
“In sostanza al termine dell’esame Maurizio Zotto, considerato teste importante dall’accusa, per via delle sue conferme a alcune delle veline di «Fonte Tritone» e alle rivelazioni, poi ritrattate, di Tramonte, informatore del Sid (con il nome in codice Tritone) e infiltrato negli anni Settanta in Ordine Nuovo, ha avvicinato il difensore dell’amico confidando di aver detto «solo cazzate». Zotto avrebbe riferito all’avvocato difensore di Tramonte che i suoi racconti sono solo un favore che voleva fare all’amico, che gli aveva chiesto di confermare quello che aveva detto ai Ros dei carabinieri. Quanto riferito in aula sarebbe solo, secondo quanto detto dallo stesso Zotto e messo agli atti del processo dall’avvocato Mascialino, un insieme di schiocchezze..
“Pare che Zotto – prosegue Bresciaoggi – non fosse nemmeno a conoscenza del fatto che Tramonte ha ritrattato quanto confidato ai giudici, rimangiandosi tutto quello che aveva detto sull’organizzazione della strage a Abano Terme, nel corso di alcune riunioni di Ordine Nuovo a casa di Giangastone Romani; incontro a cui partecipò anche Carlo Maria Maggi, imputato al processo insieme a Tramonte, Delfo Zorzi, Francesco Delfino e Pino Rauti. L’avvocato Mascialino che, come precisa nella memoria, non ha mai avuto nulla a che fare con Zotto, come risposta immediata ha detto al teste che aveva fatto male, che essendo stato sentito in qualità di testimone era tenuto a dire la verità.
“Il memoriale del difensore di Tramonte ha fatto scattare l’immediata reazione del presidente della corte d’assise Enrico Fischetti che ha subito disposto che Maurizio Zotto venga risentito”.
Fin qui Wilma Potenzi di Bresciaoggi.
Ma intanto, prima che si chiarisca questo nuovo snodo del processo per la strage, circola un’ulteriore notizia che se confermata getterebbe una luce ancor più oscura sulla situazione. Maurizio Tramonte da poco sarebbe stato trasferito dal carcere di Reggio Emilia. Sembrerebbe a quello di Novara.
Se è così, sarebbe oltremodo inquietante. Il carcere di Novara infatti è stato teatro di due i regolamenti di conti tra i più sanguinosi in questa vicenda, l’uccisione nell’aprile dell’81 di Ermanno Buzzi (ad  ucciderlo, i fascisti Pierluigi Concutelli e Mario Tuti) e poi un anno lo strangolamento con una garrota di un altro fascista ritenuto “spione”, Carmine Palladino. Oggi Concutelli è in stato di semilibertà e lavora per una casa editrice milanese a Roma.
La domanda è: cosa sta succedendo intorno al Processo di Brescia? Qualcuno sta cercando di confondere le acque? Che manovre sono in corso? E, se ci sono, chi le architetta?
Paolo Brogi Eugenio Papetti

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