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Riassumendo sul vulcano Tambora, lo tsunami, Waterloo, Frankenstein e Turner

1815-1816. Il vulcano Tambora, uno tsunami con 88 mila morti, Waterloo, l’anno senza estate, la nascita dei capolavori gotici e Turner
Riassumendo:
le più grandi eruzioni vulcaniche dell’epoca moderna sono state tre: il Laki islandese nel 1783, il Krakatoa del Mar della Sonda cent’anni dopo e il vulcano Tambora nel 1815 (nella foto oggi).
Secondo i vulcanologi il Tambora è stato l’evento più catastrofico di tutti, calcolato otto volte più devastante dello stesso Krakatoa la cui potenza è stata valutata in 200 kilotoni.
La sua magnitudo fu 7 (il Vesuvio del 79 d.C., era di 5). Neanche il Pinatubo in epoca recente ha raggiunto questo livello.
Al Tambora si attribuisce anche un evento climatico macroscopico, la cancellazione dell’estate del 1816. Il 1816 è definito “l’anno senza estate”. Secondo le ricerche iberiche quell’anno in Spagna il termometro in estate non superò i 15 gradi.
Oggi il Tambora misura 2850 metri, prima dell’eruzione era 4330 metri. Il cratere ellittico è 60 km di diametro, la profondità è di 1500 metri.
Altre eruzioni del vulcano sono avvenute nel 18129, 1880 e 1967.

L’eruzione del 1815 cominciò il 10 aprile ma i primi sintomi si erano avuti dal 5, quando a Batavia (Giava) erano stati avvertiti rumori simili a cannonate. Alcune navi erano state fatte uscire in avanscoperta, ma non trovarono nulla. Poco dopo a Batavia però piovvero le prime ceneri.
La grande esplosione avvenne tra il 10 e l’11 aprile. Una nube intensa oscurò per due interi giorni il sole, la cenere arrivò subito a 600 km di distanza, il rumore fu avverito a 1500 km.
A Sumbawa, Bali e Lombok la terra si ricoprì di un manto di cenere di vari metri di spessore che produsse migliaia di morti. Per giorni il cielo fu oscurato da una densa nube oscura, il fenomeno si estese per 300 km.
Le successive eruzioni scaglionate fino al 23 agosto dispersero nell’aria un volume di 30 kilometri cubici di ceneri.
L’eruzione provocò uno tsunami che arrivò fino a Besuki, nell’isola di Giava, a Ceràm e ad Amboine. L’onda era alta più di due metri. Le vittime furono 88 mila.

L’Europa che era stata sconvolta dalle guerre napoleoniche  conobbe subito un’estate stranissima. In Francia una coltre di un cm di cenere si posò sul terreno, Le vendemmie nel sud della Francia furono dilazionate in ottobre, nella valle del Reno in novembre. A Parigi si registrarono in luglio temperature inferiori alla media di 3,5 gradi. La piovosità triplicò.
Nel centro Europa si registrarono forti tormente e molte alluvioni con morti.
In autunno in Catalogna si ricoprirono di neve le montagne di Montserrat e Montseny. Il fiume Llobregat  gelò.
Da tutto il continente, impoverito, emigrarono in massa verso gli Stati Uniti.
A Londra c’era la fila alle cucine economiche e una sottoscrizione per lavoratori e gli artigiani povdri raggiunse i tre milioni.
Sconvolto anche il clima in America. A Williamstown (Massachussets) il 5 giugno la temperatura passò in poche ore da 26,7° a 19 e poi scese ancora nei giorni successivi. Il 7 giugno nevicò a Plymouth (Connecticut), in Virginia per più notti durante quell’estate si verificarono gelate.
Altre gelate intermittenti fino alla gelata considerata catastrofica del 27 settembre furono registrate in vari stati.

Conseguenze:
la prima ipotesi è che le 48 ore di pioggia che precedettero la battaglia di Waterloo il 17 e il 18 giugno cdel 1815 abbiano contribuito fortemente alla sconfitta di Napoleone, penalizzato nel non poter disporre adeguatamente (causa il terreno impantanato) di un’arma decisiva come l’artiglieria pesante.

La seconda ipotesi riguarda nell’estate del 1816 la nascita, in Svizzera, di alcune opere fondamentali della letteratura gotica: “Frankenstein” di Mary Shelley e “Il vampiro” di John William Polidori n ascono nelle serate buie di Villa Diodati mentre fuori infuria il maltempo.

Terza ipotesi: i cieli corruschi e dai colori inaspettati dei paesaggi di William Turner sarebbero stati fortemente influenzati da questo nuovo clima.

Ci aspettiamo altre suggestioni e ipotesi sul biennio in questione.

Paolo Brogi

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