Informazioni che faticano a trovare spazio

Rom della Barbuta, il sindaco di Ciampino (che non li vuole) scrive all’Onu e ad Amnesty

Nomadi, sindaco Ciampino scrive a Onu e Amnesty su campo La Barbuta
Il sindaco di Ciampino, Walter Enrico Perandini, ha inviato una lettera aperta all’Onu e ad Amnesty International per informarli della situazione del Campo nomadi abusivo “La Barbuta”, sito nel territorio del Comune di Roma al confine quello e di Ciampino, ed inserito tra i 13 campi del “Piano Nomadi. Ho letto con attenzione – afferma il sindaco – le dichiarazioni dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite Navi Pillay dopo la visita ad alcuni campi nomadi della Capitale, ed ho provato rammarico nel leggere che la rappresentante Onu abbia pensato di trovarsi in uno dei paesi poveri del mondo, ed ho condiviso la sua valutazione che trasferire i rom da campi abusivi a quelli cosiddetti ufficiali non è la soluzione adeguata.” “Mi chiedo – continua Perandini – se Navi Pillay abbia visitato anche il campo “La Barbuta”, situato a poche decine di metri dalla pista dell’aeroporto, in piena rotta di sorvolo di decolli e atterraggi, sopra una falda acquifera, accanto all’autostrada del Grande Raccordo Anulare ed in area assolutamente insalubre ed insicura. Per questo invierò al più presto all’Onu e ad Amnesty International (che pochi giorni or sono ha mosso anch’essa le sue critiche al Piano Nomadi) un dossier sulla situazione della Barbuta, che comprende il Piano di sanatoria del campo. Ad oggi – conclude il sindaco di Ciampino – abbiamo letto sulla stampa e sul web che La Barbuta verrà sanato e ampliato, abbiamo appreso dagli stessi mezzi che ci sarebbe stata una indagine archeologica, abbiamo visto e documentato i lavori in corso e nonostante ciò ci siamo visti negare i relativi atti amministrativi dal sindaco di Roma (che si è dichiarato non competente), dal Commissario Straordinario (che ci ha comunicato la non esistenza di atti amministrativi in materia) e dal ministro degli Interni (che ha pubblicato sul web il decreto di ripartizione dei fondi e non ci ha risposto sulla richiesta degli atti). Tutto ciò, in una nazione che si rispetti, è inaccettabile, ed è per questo che – oltre ai tribunali italiani – mi rivolgo alle realtà internazionali che hanno già verificato l’emergenza in atto”.

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