Una lingua in tilt
La lingua italiana ha perso d’un sol colpo molte piume. Ciò è avvenuto a Bruxelles, all’Unione Europea, dove l’italiano è stato declassato. Le reazioni, in Italia, sono state immediate e vive: “L’italiano esce dal gruppo ristretto delle lingue stabili dell’Unione, al quale appartengono l’inglese, il francese e il tedesco.”; “Italiano addio, sconfitto in Europa.”; “Sabatini: ‘A Bruxelles i nostri politici non difendono il prestigio della lingua’.”
Questo “flop” della lingua italiana, andata “in tilt” a Bruxelles, non è purtroppo né un’“exit stategy” né un semplice “gossip”, ma somiglia invece ad un indigesto “reality”. Io suggerirei che in Italia creino subito un’“Authority”, doverosamente “bipartisan” e provvista di “moral suasion”, per intervenire in maniera appropriata – istituendo se necessario anche un “Italian-day” – a protezione del “welfare” della nostra lingua, vittima del “pressing” e dello “stalking” condotto da quel “killer” linguistico che è l’inglese. La cui avanzata – è doveroso aggiungere – è favorita dagli “assist” di tanti italiani che, ossessionati dal “look”, scimmiottando gli angloamericani pensano di essere “trendy” e “cool” mentre in realtà si comportano da perfetti “asshole”.
Claudio Antonelli