Informazioni che faticano a trovare spazio

Blocco studentesco: “infami partigiani”…

dal Corriere online dell’8 maggio:

I DUE SCHIERAMENTI IN DUE PIAZZE DIVERSE

Casapound verso il popolo Viola:
«infami come i nonni partigiani»

I Viola avevano ricordato che l’apologia di fascismo è un reato punito con «la reclusione fino a tre anni»

Il blocco in piazza della Repubblica (fotogramma)
Il blocco in piazza della Repubblica (fotogramma)


ROMA – «Quelli che ci attaccano sono infami come i nonni partigiani. Il nostro cammino sarà la loro distruzione perché siamo noi il futuro». Parole di Francesco Polacchi, responsabile del Blocco studentesco – Casapound, durante la manifestazione in piazza della Repubblica. Parole pesanti rivolte alla manifestazione indetta in contemporanea in piazza Santi Apostoli dal popolo Viola insieme con partigiani e antifascisti.
RECLUSIONE PER APOLOGIA DI FASCISMO – Il popolo Viola in occasione della manifestazione aveva ricordato: «L’articolo 5 della legge Scelba punisce con la reclusione fino a tre anni chiunque faccia apologia del fascismo in pubbliche manifestazioni». Il blocco – CasaPound «Giovinezza al potere si è radunato in piazza della Repubblica (piazza Esedra) a partire dalle nove di mattina, mentre partigiani, partiti di sinistra e centri sociali manifestavano vicino a piazza Venezia.
AREA BLINDATA – Il sit-in è iniziato in una piazza blindata dalle forze dell’ordine: 5 mila studenti, secondo gli organizzatori, sono giunti da diverse regioni d’Italia come Marche, Toscana, Puglia, Lombardia e Piemonte. Sono scesi in piazza per ribadire «il diritto a manifestare» dopo le polemiche degli ultimi due mesi dei movimenti antifascisti che chiedevano alla questura di Roma di vietare il sit-in. Tra bandiere tricolore e bandiere nere con il simbolo del Blocco studentesco, una folgore cerchiata, la manifestazione si è svolta senza incidenti.

Esponenti del Blocco Studentesco in conferenza stampa a Roma (Jpeg)
Esponenti del Blocco Studentesco in conferenza stampa a Roma (Jpeg)

VIGILANZA FOTOGRAFICA – La riunione si è tenuta al posto della manifestazione vietata (dalla Questura) «marcia su Roma» che CasaPound e gli aderenti a Blocco Studentesco avevano inizialmente programmato. «I membri del gruppo di estrema destra Blocco studentesco – recitava un comunicato del popolo viola – hanno convocato un sit in che inquieta: chiediamo a tutti i cittadini democratici di vigilare e denunciare, documentandolo anche fotograficamente, su ogni atto di apologia del fascismo che si verifichi re durante la manifestazione».
Sul fronte opposto, la scorsa settimana 33 parlamentari avevano presentato alla Camera un’interrogazione urgente al ministro degli Interni Maroni, per capire «perchè la manifestazione a Roma di CasaPound fosse stata negata». Ed esponenti di CasaPound e Blocco Studentesco avevano accusato «gli estremisti di sinistra» di cercare «con minacce di mobilitazione su come attaccare il nostro corteo o creare tafferugli in città» una nuova «guerra santa». Poi si erano appellati alle forze dell’ordine per «prevenire scontri». Secondo CasaPound, il Blocco studentesco è «il primo movimento di Roma e provincia e rappresenta il 27% degli studenti», con propri rappresentanti alla Consulta provinciale.

Studenti in piazza Santi Apostoli: fumogeni verdi e slogan (Blowup)
Studenti in piazza Santi Apostoli: fumogeni verdi e slogan (Blowup)

DUE PIAZZE CONTRAPPOSTE – Quella di piazza della Repubblica è stata una grande festa, con quattro ore di musica. Per gli organizzatori con uno scopo: «spiegare la candidatura dei nostri rappresentanti alle prossime elezioni universitarie». «Le nostre liste – dice Francesco Polacchi, responsabile nazionale del Blocco studentesco – sono state presentate e accettate per le elezioni che si terranno a Roma Tre, Tor Vergata e al Cns. Siamo qui anche per ribadire il nostro diritto a manifestare e portiamo il tema di “giovinezza al potere” che è un nostro punto del programma ma anche una nostra visione della vita e dell’esistenza».
In contemporanea, il Popolo Viola di Roma è sceso in piazza Santi Apostoli insieme con partigiani e antifascisti: una protesta convocata dall’Anpi con il movimento antifascista romano e l’appoggio del Pd, «per celebrare la fine delle ostilità della II guerra mondiale e la sconfitta dei nazifascisti». Studenti, rappresentanti dei centri sociali e di partiti, hanno contestato il sit-in delle associazioni di estrema destra.
Tra gli striscioni quello degli studenti di Roma Tre che recita «dall’università ai quartieri fuori i fascisti di oggi e di ieri». Gli studenti di Roma Tre hanno raggiunto la piazza intonando cori contro Casapound e slogan come «siamo tutti antifascisti», così come hanno fatto i liceali che hanno acceso anche acceso alcuni fumogeni verdi. I toni si sono alzati con cori come «camerata basco nero il tuo posto è al cimitero». Tra le bandiere di partito: Rifondazione comunista, Partito comunista dei lavoratori e Giovani comunisti. C’è anche la Fgci con lo striscione «Questa città ribelle e mai domata», mentre quello della Federazione della sinistra recita: «Ora e sempre resistenza, no alla marcia su Roma del 7 maggio».
APOLOGIA E DIRITTI CIVILI – Se il ministro Giorgia Meloni difende il sit in di Casapound perchè considera «inaccettabile il principio per cui chi minaccia violenza ottiene la soppressione di un diritto fondamentale come quello di manifestare il proprio pensiero, condivisibile o meno che sia», Fabio Nobile, dell’ufficio politico nazionale del Pdci attacca: «Sono loro che si definiscono fascisti del terzo millennio, loro che inneggiano a Salò, al ventennio, al duce e che fanno manifesti con le squadristi del ’22 definendoli la squadra del cuore».
E i Viola ribadiscono il loro appello a vigilare rileggendo la legge Scelba: «Art. 5 – Manifestazioni fasciste – Chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da 400.000 a 1.000.000 lire . Il giudice, nel pronunciare la condanna, può disporre la privazione dei diritti previsti nell’art. 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del codice penale per un periodo di cinque anni».
Redazione online
07 maggio 2010(ultima modifica: 08 maggio 2010)

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