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Strage di Brescia, l’esplosivo era militare

Da Bresciaoggi del 14 maggio:

«Nel cestino della piazza
quasi un chilo di tritolo»
LA PERIZIA. Depositato il lavoro dei periti incaricati di fare accertamenti sull’ordigno. Per gli esperti l’esplosivo usato nell’attentato del 28 maggio 1974 era molto probabilmente di provenienza militare e non civile.

* 14/05/2010

Brescia. Alle 10.12 della mattina del 28 maggio 1974 in piazza della Loggia esplose quasi un chilo di tritolo. Nel cestino fissato alla colonna del porticato fu infilato un sacchetto, di carta o di plastica, con all’interno almeno un chilo di esplosivo.
È questa la conclusione a cui sarebbero arrivati i periti Paolo Egidi, Federico Boffi e Paolo Zacchei, del servizio di polizia scientifica della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato di Roma, incaricati dalla corte d’assise che sta celebrando il processo per la strage di piazza della Loggia di stabilire il tipo di esplosivo usato per l’attentato e la compatibilità con l’esplosivo sequestrato a Giorgio Spedini e Kim Borromeo, arrestati il 16 marzo in Valcamonica, e con quello esploso la notte del 19 maggio sulla Vespa di Silvio Ferrari e sequestrato nell’abitazione del giovane il 9 giugno del ’74.
I PERITI hanno effettuato le loro valutazioni in base alla precedente perizia Schiavi-Cerri-Brandone del febbraio ’76 ipotizzando nella strage di Brescia l’impiego di tritolo. A nulla hanno portato i nuovi accertamenti effettuati su reperti mai analizzati: non è stato trovato nulla sul materiale prelevato dalla colonna di piazza della Loggia lo lo scorso 5 febbraio con cinque carotaggi, nè hanno dato esito le prove effettuate su materiale e reperti consegnati dai familiari di Zambarda, Trebeschi e Calzari e da Giuseppe Orizio e Teodoro Venturini che avevano consegnato dei frammenti conservati dalla mattina della strage di piazza Loggia. Impossibile anche effettuare nuovi accertamenti sulle schegge recuperate dai cavaderi perchè già trattate in precedenza dai periti con prove non ripetibili.
LA PERIZIA è stata depositata nei giorni scorsi e i periti compariranno in aula martedì 25 maggio. In quell’occasione spiegheranno le loro conclusioni e mostreranno alla corte anche la ricostruzione della piazza la mattina della strage, ipotizzando le posizioni in cui potrebbe essersi posizionato chi attivò l’ordigno, se la bomba è stata azionata con un comando a distanza.
Nel frattempo il lavoro dei tre periti permette di ipotizzare il tipo di esplosivo usato in piazza della Loggia. La carica di esplosivo – è la conclusione dei periti – era a base di tritolo, molto probabilmente per impieghi militari, o una carica contenente tritolo e nitrato di ammonio, tipo «amatolo», un esplosivo polverulento per impieghi militari. Nel cestino della piazza per i periti non poteva esserci «gelignite» perchè contiene tritolo in percentuale minima, rispetto a quanto trovato nei reperti.
NEL CESTINO, visti gli effetti devastanti, la morte di otto persone e il ferimento di altre 103, non potevano esserci sette etti di esplosivo come valutato fino ad ora dai precedenti periti. Per Egidi, Boffi e Zacchei, nel cestino di piazza della Loggia gli attentatori hanno messo almeno 900-1000 grammi di esplosivo.
Nessuna conclusione sul tipo di innesco usato , nè sul tipo di attivazione abbinato. Per i periti il mancato ritrovamento delle parti che componevano il sistema di attivazione è da attribuire, quasi certamente, al lavaggio immediato della piazza e, quindi, alla sparizione di tracce fondamentali.
I periti erano chiamati dalla corte a dare risposte anche sulla compatibilità dell’esplosivo usato in piazza della Loggia con altro esplosivo sequestrato. Dai confronti non sarebbero emerse significative somiglianze chimico-merceologiche con i quasi cinquanta chili di esplosivo sequestrati a Spedini e Borromeo, arrestati dall’allora capitano dei carabinieri Francesco Delfino, oggi imputato per la strage con Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Pino Rauti e Maurizio Tramonte.
Nessuna analogia tra l’esplosivo probabilmente usato la mattina del 28 maggio nemmeno con l’epslosivo sequestrato il 31 maggio ’74 a Alessandro D’Intino, dopo la sparatoria a Pian del Rascino in cui perse la vita Giancarlo Esposti. Impossibile effettuare comparazioni del possibile esplosivo usato in piazza della Loggia con il maxi sequestro di esplosivo sequestrato a Verona, in via Stella, a casa di Marcello Soffiati. Impossibile, anche, per i periti esprimere un giudizio comparativo con l’esplosivo usato nell’attentato alla sede del Psi di Brescia e con altri esplosivi usati o sequestrati. L’ipotetico tritolo usato in piazza Loggia potrebbe, invece, compatibile con l’esplosivo che ha ucciso Silvio Ferrari la notte del 19 maggio, esploso sul predellino della sua Vespa e anche con quello sequestrato nell’abitazione di famiglia in viale Venezia il 9 giugno del ’74.

Wilma Petenzi

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