Informazioni che faticano a trovare spazio

A Gaza pacifisti erano sbarcati già il 31 ottobre del 2008

A Gaza, Mairead Corrigan è sbarcata mercoledì a bordo di “Dignity”, l’imbarcazione utilizzata da un gruppo di 27 pacifisti del movimento “Free Gaza” per raggiungere le coste dei Territori palestinesi partendo dal porto cipriota di Larnaca. Era il 31 ottobre del 2008 e i pacifisti filopalestinesi riuscirono ad arrivare allora senza subire danni. Pochi lo ricordano ora, eppure è successo. La Corrigan era di nuovo nella spedizione dell’altro giorno.
“Non è stata la prima volta e ripeteremo l’impresa”, disse allora nel 2008 la Corrigan, Premio Nobel per la Pace del 1976, sottolineando che l’obiettivo era duplice: “Sensibilizzare opinione pubblica e comunità internazionale sulle conseguenze dell’assedio israeliano; aprire un concreto e stabile corridoio tra Gaza e il mondo esterno”.
A bordo di “Dignity” la Corrigan e i suoi compagni trasportarono allora una tonnellata di medicinali subito trasferiti in uno degli ospedali della città: “Ma si tratta solo di un palliativo – sottolineò all’agenzia palestinese   MISNA la Corrigan – di fronte allo sfacelo causato dall’assedio; non ci sono pezzi di ricambio per i macchinari, non ci sono medicine, la corrente elettrica va e viene, la manutenzione delle strutture è impossibile.
La verità è che qui la gente muore nell’indifferenza della comunità internazionale e con la piena responsabilità di Israele”.
Perché allora sì e oggi no? Perché era solo un grosso gommone?
Può non piacere una flottiglia di pacifisti, possono non piacere gli antisraeliani. Però Gaza col suo carico di morte, penuria, sofferenze non è migliorata dal 2008, anzi. Il ministro Ehud Barak ha cercato ieri di minimizzare la situazione di Gaza, dicendo evidenti bugie quando ha affermato che non ci sono problemi seri nella striscia di Gaza.
Le bugie sono anche quelle circolate sul raid militare. Armi? Nei video israeliani si mostrano una fionda, una spranga, poc’altro. Un video registra invece un pacifista colpito da un colpo, una secca detonazione che arriva in pieno silenzio e lo abbatte mentre è nel buio della notte a un oblò della nave turca.
Un video girato da un elicottero mostra tafferugli a bordo della nave, un soldato accerchiato, si mostrano scoppi. Scoppi sì, ma di chi?
Intanto c’è un ulteriore danno che la comunità internazionale accetta in silenzio: i 500 pacifisti arrestati e detenuti. Arrestati in acque internazionali, perché si permette questa viuolazione?
Leggo infine stamani alcune considerazioni di David Grossman su “Repubblica”. Lo scrittore israeliano commenta e questo è importante, altri stanno zitti. Però premette che la trappola è scattata perché una piccola oreganizzazione turca antisraeliana è riuscita ad ingaggiare pacifisti. Premette che tra loro c’è chi sostiene la distruzione di Israele. Premette, bontà sua, che però per queste opinioni non c’è la pena di morte. Ma che senso hanno questi considerazioni? Il problema come poi lui stesso affronta, con convinzione, resta Gaza e il suo disastro politico.
Allora il problema resta una linea politica come quella di Netanyahu che mostra i muscoli contro i più deboli cerrcando di fare terra bruciata intorno a qualunque cosa si muova.
Perché nei giorni scorsi è stato impedito a Noam Chomsky di partecipare a un incontro in Israele? Non ho nessuna simpatia per quello che Chomsky scrive e dice, però deve poter parlare, no?
Anche Gad Lerner in un commento su “Repubblica” premette che quello dei soldati israeliani è stato un arrembaggio dilettantesco e cruento. Che vuol dire quel dilettantesco? Che la situazione è sfuggita di mano? Non mi pare che sia andata così.
Bernard Henri-Lévy è ora in Israele, riferisce Gad Lerner. Incontrerà Tipzi Livni. Qualcuno avrà il coraggio di dire basta a questo tunnel cieco imboccato da Netanyahu?

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