Informazioni che faticano a trovare spazio

Libia: Eritrei deportati dal centro di detenzione di Misurata a quello di Sebha. Molti sono nudi

Da Fortress Europe:

01 July 2010
Libia: un aggiornamento dal carcere di Sebha. Gravi gli eritrei feriti negli scontri
PERUGIA – Arriva un aggiornamento sulla situazione degli eritrei deportati ieri dal carcere libico di Misratah a quello di Sebha, dopo i violenti scontri con la polizia libica seguiti alla rivolta contro le procedure di identificazione per il rimpatrio. Tra i deportati, lo ricordiamo, ci sono anche eritrei respinti dall’Italia al largo di Lampedusa nel corso del 2009 e 2010. La buona notizia è che non sono ancora stati espulsi. La cattiva è che sono in pessime condizioni. A riuscire a contattare un testimone dei fatti, di cui tuteliamo l’anonimato totale per evidenti ragioni di sicurezza, è stata l’associazione eritrea Agenzia Habeshia, di Roma. Secondo la testimonianza raccolta, in ogni cella sono state confinate 90 persone circa. Il sovraffollamento è tale che hanno passato la prima notte a Sebha seduti perché non c’è spazio per allargare le gambe, c’è poca acqua e pochissimo cibo che non basta nemmeno alla metà dei detenuti. Inoltre continuano le spedizioni punitive degli agenti libici. Ogni due ore le guardie entrano nelle stanze e picchiano senza nessuno motivo i reclusi. Cinque eritrei feriti negli scontri sarebbero in gravi condizioni. I deportati, secondo questa fonte, sarebbero 250 circa e non 300 come stimato in un primo momento da uno dei detenuti raggiunti ieri per telefono da Fortress Europe. E alle violenze si aggiungono le umiliazioni. Metà dei deportati sono nudi, perchè sono stati prelevati con la forza durante il sonno, nella notte tra il 29 e il 30 giugno, quando l’esercito libico ha fatto irruzione nel campo di Misratah per svuotarlo dopo la rivolta del 29.

Attraverso Fortress Europe e Agenzia Habeshia, gli eritrei deportati a Sebha, molti dei quali sono reclusi da più di due anni, chiedono alle istituzioni nazionali e internazionali di vedere loro riconosciuto il diritto d’asilo politico e la libertà.

Nazioni Unite, Oim, Amnesty International, Cir e Hrw sono stati informati della vicenda. E ci hanno garantito che stanno facendo il possibile per evitare il rimpatrio di queste persone. Non sarebbe la prima volta. Nel 2004 dalla Libia vennero rimpatriati più di 100 eritrei, su voli pagati dall’Italia. Che fine hanno fatto? Condannati ai lavori forzati e poi di nuovo nei campi di addestramento militare. Leggete qui per saperne di più e condividete la notizia.

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