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Seconda giornata sull’immigrazione, la denuncia di Brescia, Latina, Castel Volturno

Seconda giornata sull’immigrazione alla Casetta Rossa, a Garbatella.
Prende la parola Yaser Radwan, delegato della rsu dell’Alfa acciai di Brescia, una fabbrica di 900 operai siderurgici (il 15% sono immigrati) che ha fatto lo sciopero degli immigrati del 1 marzo. E racconta la realtà bresciana, dove sono state 47 le fabbriche che hanno partecipato allo sciopero.
Poi è Nanda Singh, un sindacalista sick della Flai Cgil di Latina, a raccontare cosa succede tra i 15 mila braccianti agricoli (in maggioranza indiani) della nuova Rosarno alle porete della Capitale.
Paghe di 3 euro all’ora, paghe a volte non pagate, immigrati feriti scarticati fuori dal posto di lavoro, immigrati travolti dalle auto mentre rientrano a sera a casa in bicicletta. Insomma un Far West sotto casa.
Terzo intervento, Dickson, un ghanese  venuto da Castel Volturno, il posto in cui il 18 agosto del 2008 sono stati trucidati dalla camorra casalese quattro immigrati. Lo affianca per tradurlo e aggiungere notazioni Fulvio Ricci.
Poi si parla di Cie, centri identifiocaqzion e ed espulsione, gli eredi dei Cpt inventati a suo tempo dalla Napolitano Turco ed ereditati poi dalla Bossi Fini che ne ha fatto dei mostri.
Vanno in onda registrazioni radio con le denunce dei reclusi, la parte più coinvolgente è certamente quella che riguarda la nigeriana Joy che ha avuto il coraggio di denunciare un tentativo di stupro da parte di una guardia penitenziaria.
Conclude la serfata il film di Dagmary Ymer “C.A.R.A.”.

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