Era separato con figli
Castellammare, s’impicca un operaio Lavorava nell’indotto della Fincantieri
Era stato licenziato un anno fa. I sindacati: disperato perché senza lavoro. Il cugino: no, non c’entra affatto
NAPOLI – Un operaio dell’indotto Fincantieri, Vincenzo Di Somma, 32 anni, si è tolto la vita impiccandosi. Lavorava presso una delle aziende orbitanti intorno all’importante complesso cantieristico navale di Castellammare di Stabia (Napoli), in crisi produttiva da tempo. L’uomo era stato licenziato a novembre 2008 e non era riuscito più a trovare un lavoro stabile. Da quattro mesi poi non percepiva più neppure il sussidio di disoccupazione. Recentemente, in crisi con la moglie, era tornato a vivere dai genitori.
Di Somma abitava a Castellammare di Stabia, aveva due figli e lavorava in una piccola ditta dell’indotto Fincantieri che però (diversamente da altre 70 imprese) non aveva attivato le procedure per la cassa integrazione, licenziando in tronco alcuni suoi dipendenti. Un altro aspetto della lunga crisi produttiva che attanaglia da mesi lo stabilimento stabiese composto da quasi duemila addetti, compreso l’indotto.
Dopo il licenziamento Vincenzo non aveva più trovato un posto di lavoro stabile, solo lavori occasionali. Fino a quattro mesi fa aveva vissuto con il sussidio di disoccupazione: il suo corpo, ormai senza più vita, è stato ritrovato nel garage della casa dei genitori che si trova tra Castellammare e Pompei. I sindacati puntano il dito contro il dramma occupazionale della zona stabiese che avrebbe spinto il giovane verso il gesto disperato. «È un fatto grave che ci addolora molto, sono cose che non dovrebbero accadere», dice Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. «È la spia che il problema del lavoro è un dramma sociale che va affrontato con molta responsabilità – ha affermato – così come stiamo facendo noi con gli accordi siglati». Ivan Santaniello (Rsu Failms Cisl) racconta: «Era un bravissimo ragazzo, molto attento sul lavoro. Lavorava con grande passione, la sua unica preoccupazione era dare una sicurezza alla famiglia e ai figli».
«Un gesto disperato causato forse dall’estremo disagio sociale di non trovare occupazione». Così il sindaco di Castellammare, Luigi Bobbio (Pdl), commenta il suicidio dell’operaio (ascolta l’audiointervista in pagina). «La Fincantieri ha urgentemente bisogno di commesse pubbliche. Il governo si sta attivando in tal senso ma occorre far presto, c’è in ballo il presente e il futuro di migliaia di lavoratori».
Ma ad accendere la luce su altri motivi è un cugino di Vincenzo. «Non vogliamo che quanto è accaduto venga strumentalizzato. Non ci sono collegamenti con questioni di lavoro e vogliamo rimanere chiusi, adesso, nel nostro dolore». «È vero, aveva lavorato per anni – aggiunge – in un’azienda dell’indotto della Fincantieri di Castellammare di Stabia, ma, dopo quell’esperienza, aveva anche lavorato in un supermercato della zona». «È scandaloso quanto detto dai sindacalisti, forse c’era un disagio anche sul fronte lavorativo ma era divorziato e, probabilmente, la causa principale non era il lavoro», conclude.
30 settembre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA