L’uomo che ballava a Barberini se n’è andato
domenica, 17 Ottobre, 2010Era ricoverato da tempo in una clinica di Tivoli. A casa sua, in via Brichetti, accanto a viale Marco Polo, sono rimaste le bandierine colorate che svettavano sul terrazzo, visibili da lontano. In piazza Barberini, la sua postazione da “matto” per oltre vent’anni, lascia un vero vuoto.
Chi sputerà più sulle auto blu di passaggio, come faceva lui con la testa incapsulata in quelle sue fantastiche cuffie hi-fi?
Pensate, lo staff di Cossiga .- che è stato pure presidente di questo paese, bisogna pur ricordarlo – lo denunciò per vilipendio a capo dello stato. Lui Remigio Leonardis se ne è sempre fregato. Chi era? Un giorno che l’ho visto entrare ed uscire, entrare ed uscire – era piuttosto nervoso, no? – dalla edicola di via Veneto adiacente a Barberini ho chiesto ragguagli all’edicolante. Inutile chiederli a lui, ti mandava a quel paese.
Ho appreso allora che era stato direttore di banca, che aveva sfarfallato dopo una rapina, che vantava un’educazione borghese e studi legali, che forse si era perfino occupato di ingegneria. Qualcuno ne favoleggiava l’appartenenza a un casato più o meno illustre, sicuramente decaduto. Di certo, esibiva spesso un foularino al collo che gli dava tono.
Per tutti noi però era il coreografo di piazza Barberini. Il simpatico Rutelli non ha mancato di segnare, su di lui, una delle sue noterelle più modeste. La racconta qui sotto Fulvio Abbate.
Fa tutt’uno colo suo grido stolido di dolore “ho mangiato pane e cicoria…”, come se la cicoria facesse schifo. E anche fa tutt’uno con quell’invito che dette ai residenti di via dell’Anima esasperati per il rumore notturno: “Perché non andate a vivere all’Olgiata…”. Ma lasciamo perdere Rutelli (che pure è stato sindaco di Roma, no?).
Ecco, lui, Remigio Leonardis, classe ’43, si era buttato a capofitto nel rumore di questa città Interpretandola a modo suo. Con ghigni, risatacce, agguati, pantomime e quando ci vuole anche qualche sacrosanto sputo.
L’UOMO CHE BALLA IN PIAZZA BARBERINI – Ha un nome, l’invasato felice che balla in piazza Barberini. Ed è giusto che si sappia. Remigio Leonardis troviamo scritto nella sua carta d’identità. Quanto alla professione, riteniamo che si possa parlare di danza, libera danza, ballo spassionato, ballo di San Vito. Non c’è infatti giorno dell’anno che non trovi il Leonardis a muovere i suoi passi a vantaggio del pubblico di passaggio sotto la fontana berniniana. Leonardis Remigio è quindi, a sua volta, monumento vivente incastonato in una delle città più monumentali per definizione al mondo. Perfino Alberto Sordi, tanto per fare un esempio illustre, ebbe modo di interessarsi a lui. Immaginando un film che ne narrasse la storia. Più esattamente, la parabola di un miliardario che trascorre la propria giornata danzando in giro come un bambino, anzi, come un pellerossa pazzo e svitato finchè, a una certa ora, fa ritorno a casa, nel suo palazzo principesco per precipitare negli agi e nella serietà assoluta. Per poi ricominciare l’indomani il proprio lavoro di incontenibile esibizionista urbano. Il sindaco di allora, Francesco Rutelli, quando Sordi espresse pubblicamente la propria curiosità per il Leonardis, non seppe fare a meno di offrirglielo in dono: «Perché non te lo porti a casa? Lo sai quanti incidenti accadono per colpa sua? La gente si distrae osservandolo mentre balla e così abbiamo decine tamponamenti». La casa del Leonardis a ridosso delle Mura Aureliane, in verità, non è un castello patrizio, tuttavia comprende un attico invidiabile che l’uomo ha pensato bene di imbandierare con decine di tricolori. Un colpo d’occhio molto pregevole a vantaggio di tutti coloro che percorrono la Tangenziale Est all’altezza dello svincolo per l’Appia Antica. Va aggiunto che il cinquantottenne Leonardis Remigio (il 31 ottobre 1943, la sua data di nascita) è dichiaratamente spirito libero, munito di un proprio inaffondabile sistema poetico-filosofico che talvolta mette per iscritto. Nella sua sterminata produzione letteraria volante (ovvero composta da fogli colmi di appunti, fotocopie di articoli che riguardano la sua partecipazione a spettacoli teatrali – Franca Valeri – e sfilate di moda – Gattinoni – e ancora considerazioni assolute) si può infatti leggere: «L’unica vera ‘religione medicina’ è solo quella dell’arte e della scienza della natura cioè della realtà. La religione cattolica è invece portatrice di alienazione teologica». Per queste e altre puntualissime considerazioni Remigio Leonardis, detto anche il ballerino pazzo di piazza Barberini, auspica una “riformona” radicale che serva a rimettere in discussione le ragioni dell’esistenza dell’Occidente stesso. f.abbate@tiscali.it
Fulvio Abbate
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