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Ancora sui valori tedeschi, l’integrazione, le culture. E sui connazionali in Germania

A proposito di grandi valori tedeschi e di integrazione Anna Maria Minutilli, ricercatrice ad Aachen, ha descritto poco tempo fa così la situazione degli italiani emigrati in Germania, oggi presenti in 600.000.  “Se confrontiamo i grandi gruppi immigrati in Germania rispetto al successo scolastico, alla professione, alla disoccupazione e ai matrimoni misti, troviamo come gli italiani occupino le posizioni più basse nella scala gerarchica.
I loro valori si trovano allo stesso livello dei cittadini turchi, e sono al di sotto nel ramo dell’educazione. Ciò sorprende anche perché i nostri connazionali in Germania in confronto a tutti gli altri ex-stati di reclutamento, sono stati tra i pionieri e se si parte dall’assunto che l’integrazione aumenta con il passare del tempo, già per questo ci si sarebbe dovuti aspettare che la loro situazione fosse la migliore.
Il motivo principale di questa scarsa integrazione è il fatto che la collettività italiana non ha ancora acquisito il senso della lontananza dalla madrepatria: si riconosce nella sua appartenenza italiana e in gran parte non ha optato per la cittadinanza tedesca, a differenza dei turchi e degli ex-jugoslavi. Addirittura tra gli emigrati di prima generazione, sono numerosi coloro che dopo quasi cinquant’anni di permanenza in Germania non parlano del tutto o non parlano bene la lingua tedesca. In più, diversamente dai greci e dagli spagnoli, in genere gli italiani non riescono a oltrepassare le classi medio-basse. Accade spesso che i figli e i nipoti di coloro che arrivarono negli anni ’60 hanno ereditato dai padri e dai nonni la stessa posizione sociale e la stessa emarginazione. Quindi vi è purtroppo anche una bassa mobilità sociale.
Questa scarsa integrazione la si legge anche sul fronte occupazionale: a tutt’oggi infatti il tasso di disoccupazione della collettività italiana (19,2%) è quasi doppio rispetto a quello tedesco (10,3%). Rappresenta un’eccezione la collettività italiana di Berlino: quasi 13 mila italiani che, oltre ad evidenziare una vitale e variegata attività culturale, studentesca ed associativa – vi sono presenti numerosi quadri, manager e giornalisti – è caratterizzata da un minore disagio anche in ambito scolastico.
Tra i lavoratori, molti sono ancora oggi operai nell’industria o nell’edilizia: la ricostruzione di Berlino dopo la riunificazione ha dato lavoro a molti immigrati, anche se spesso in condizioni di lavoro e di alloggio disastrose. Molti connazionali sono però presenti nei servizi, la maggior parte nella ristorazione e nel settore alberghiero. Il terziario, tuttavia, significa spesso servizi a basso livello, dove non sono richieste qualifiche, con posti di lavoro precario e non sempre regolari, come succede per esempio nella gastronomia e nei settori complementari nel ramo delle pulizie…”.

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