Informazioni che faticano a trovare spazio

Bufala? Interrogato caposcorta Belpietro. Il precedente dell’allarme nel ’95

Dal Messaggero del 3.10.10:

Belpietro, interrogato agente della scorta
Non si trovano tracce dell’attentatore

Il poliziotto sventò un attentato nel ’95 al giudice D’Ambrosio
e anche in quel caso era l’unico testimone dell’aggressione

MILANO (3 ottobre) – Poche luci e molte ombre sulla tentata aggressione a Maurizio Belpietro. Gli inquirenti continuano a scavare per far luce sull’attentato fallito al direttore di Libero, in particolare si cercano riscontri sulla “via di fuga” usata dall’attentatore per allontanarsi dal palazzo dove abita il giornalista. Si cercano tracce del passaggio dell’aggressore a partire dal quinto piano dell’elegante palazzo di via Monte di Pietà a Milano, fino al cortile interno dello stabile. A caccia di impronte magari lasciate dall’uomo dell’identikit, su quel muro, alto più di due metri, che divide il cortile dello stabile in cui abita il giornalista da quello di una palazzina adiacente che da su via Borgonuovo. Digos e polizia scientifica proseguono senza sosta ad analizzare il luogo dell’aggressione al caposcorta di Belpietro.

Per ora, secondo quanto trapela dal fitto riserbo degli investigatori, nulla di significativo sarebbe emerso, almeno dall’analisi dei filmati delle telecamere della zona. Alessandro N, il poliziotto che ha messo in fuga l’aggressore – corpulento, alto un metro e ottanta che vestiva pantaloni bianchi di una tuta sotto una camicia grigio-verde simile a quella della guardia di finanza con tanto di mostrine – è stato sentito ancora una volta dai suoi colleghi.

In questi giorni di comprensibile stress e tensione, l’agente scelto di polizia, che nel 1995 sventò un attentato all’ex capo del pool di Mani Pulite, Gerardo D’Ambrosio, inseguendo un uomo che pare imbracciasse un fucile, non è al lavoro ma resta nella scorta del direttore di Libero.

Alessandro N. ha ripetuto all’infinito la sua versione, unico testimone, dell’incontro ravvicinato con quell’uomo, giovedì notte, tra il quarto e il quinto piano del condominio di via Monte di Pietà. Condominio che da due giorni è presidiato anche da una macchina della polizia e soprattutto oggi, domenica, è meta “turistica” di qualche curioso.

Ancora una volta gli investigatori hanno ascoltato il racconto dell’unico testimone della vicenda, chiesto particolari, insistendo e incalzando i ricordi del caposcorta soprattutto sulla via di fuga che sarebbe stata impegnata dallo sconosciuto, uno che sicuramente, si dice in ambienti investigativi, aveva già fatto dei sopralluoghi in quel palazzo. E dalle indicazioni di Alessandro, è partita l’ennesima ricognizione dei luoghi a caccia di riscontri. Gli inquirenti ripetono come un mantra, nello strettissimo riserbo che protegge l’indagine, di non trascurare alcuna pista. Anzi che sarebbe pericoloso scartare la più remota ipotesi proprio per la delicatezza della vicenda.

Lo scenario resta ampio: da quello più strettamente politico, a quella dell’odio politico che potrebbe aver armato la mano di un “terrorista solitario” – come si spiegava dal Viminale nei giorni scorsi – fino ad arrivare alla più banale, ma non per questo trascurabile, ipotesi di un rapinatore o un balordo sorpreso e spaventato fino a puntare la pistola e tentare di far fuoco contro.

Domani, intanto, è atteso a Milano, in Prefettura, il ministro dell’Interno Roberto Maroni che presiederà una riunione del Comitato ordine e sicurezza. Tra le altre cose all’attenzione del comitato appare probabile la proposta per rafforzare scorte e tutele a politici e personalità considerate nel mirino. Oltre a Belpietro – a cui è stata raddoppiata la tutela – vi sarebbe anche il direttore editoriale del Giornale, Vittorio Feltri, anche lui sotto tutela, e altri giornalisti.

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