Femminismo a sud: il vademecum per ragazze che subiscono violenze
giovedì, 14 Ottobre, 2010Vademecum per ragazze che subiscono violenze: la vicenda di Sarah Scazzi fa emergere in modo evidente che uno dei gravi problemi che hanno le ragazze che subiscono violenze è quello di non trovare appoggio e di non sapere a chi rivolgersi per chiedere aiuto.
La famiglia è più spesso un luogo che tutela il carnefice lasciando completamente sola la vittima. Amici e parenti dei carnefici non sono esattamente i punti di riferimento ideali per chi subisce violenze. Persone che convivono e coesistono nello stesso ambiente dei carnefici sono spesso più spinti a colpevolizzare la vittima e a difendere il carnefice. Perciò ecco una serie di suggerimenti da fare girare nelle scuole, tra le vostre figlie e i vostri figli, le vostre amiche, amici, cugine, nipoti, conoscenti.
1 – Nessuno ha il diritto di mettervi le mani addosso se voi non lo volete. Uno dei diritti fondamentali che avete è quello di poter scegliere sempre quando, come e con chi vivere la vostra vita sessuale. Il sesso deve essere consensuale. Se voi dite di NO e l’altro continua a molestarvi è un abuso. Non lasciatevi ingannare da equivoci e fraintendimenti dietro i quali molestatori e stupratori si nascondono per manipolarvi e poter fare di voi quello che vogliono.
2 – Nessun adulto, parente, padre, zio, fratello, nonno, può chiedervi di “giocare” con lui a fare sesso. Il sesso è una cosa gioiosa, bella, da vivere con spontaneità e pulizia e non in una situazione di squallore e abuso che vi farà inevitabilmente stare male.
3 – Se un adulto vi tocca, molesta o abusa di voi vi sentirete sporche, i vostri abusatori vorranno farvi sentire in colpa, vi diranno che siete voi ad aver provocato, giustificheranno il loro abuso. Se un adulto vi tocca, molesta o abusa di voi dovete immediatamente denunciare e MAI pensare che sia stata colpa vostra.
4 – Se ad abusare di voi o a molestarvi è il vostro insegnante parlatene con i vostri genitori, amici, parenti. Se non trovate ascolto presso queste persone recatevi in un centro antiviolenza, chiamate i numeri disponibili che vi indirizzeranno nei luoghi più vicini. Rivolgetevi comunque senza ombra di dubbio a persone adulte delle quali vi fidate ciecamente o che sentite comprensive rispetto a questi problemi.
5 – Se ad abusare di voi o a molestarvi è vostro padre, zio, fratello, parente, rivolgetevi ad una insegnante, un centro antiviolenza, comunque a persone adulte al di fuori dai contesti familiari. Potrete rivolgervi ad altri membri della famiglia solo se li riterrete davvero preoccupati per il vostro benessere più che della stabilità e della reputazione della famiglia.
6 – La violenza maschile si trova innanzitutto nella famiglia. Non si tratta soltanto di abusi sessuali ma anche di mille altre forme di violenze di tipo fisico o psicologico. Avete il diritto di ribellarvi e denunciare qualunque sopruso, violenza e prevaricazione da voi subita.
7 – Non lasciate che altri dettino norme sulla vostra vita: non ci sono mai modi di vestire, comportarsi, camminare, per evitare un abuso. Non dipende da voi. Semplicemente accade che voi rappresentiate l’oggetto del desiderio per qualcuno e questo qualcuno più spesso è tra le mura della vostra casa, tra le vostre amicizie, a scuola, tra i conoscenti o comunque in ambienti che frequentate quotidianamente e che erroneamente percepite come luoghi più “sicuri” di altri che non conoscete.
8 – La violenza si annida tra persone di tutte le culture, le nazionalità e le religioni. Non c’è mai una distinzione. Non dipende dal colore della pelle. Non dipende dalla lingua parlata. La violenza maschile si trova più spesso in famiglia, tra le persone che conoscete e si serve di omertà e complicità per continuare ad esistere.
9 – Troverete certamente difficoltà nel denunciare ed essere credute quando direte di essere state abusate da ragazzi o uomini italiani. In special modo quando parlerete di persone della vostra famiglia comunemente giudicate “rispettabili” o parlerete di altri uomini che ricoprono ruoli sociali di prestigio. La violenza maschile è più protetta e tollerata in famiglia e tra soggetti di estrazione sociale ricca, benestante, o più comunemente italiana. Tuttavia dovrete comunque rompere il muro del silenzio e fidarvi di una o più persone che porteranno avanti questa battaglia in vostra difesa.
10 – Costruite una serie di relazioni sociali tra coetanee. Realizzate patti di amicizia e solidarietà. Parlate tra voi degli abusi subiti. Costruite una rete attiva che possa diventare il vostro rifugio nel caso in cui ne avrete bisogno. Incontratevi, parlate, confidatevi, non custodite segreti e rompete il silenzio almeno tra voi esponendo tutto ciò che non vi sembra normale perché normale non è. Realizzate sorellanze perché la sorellanza è quella che vi salverà la vita quando ne avrete bisogno.
L’ultimo suggerimento è per mamme, padri e insegnanti che sono disposti ad andare oltre le apparenze e a tutelare le vittime di abusi a prescindere da chi sia il carnefice. Fosse anche vostro marito, figlio, fratello, amico, collega, datore di lavoro, voi avete una responsabilità che è e deve essere collettiva. Perché la solidarietà è anche un esercizio di diffusione capillare di una differente mentalità che si scontra contro ogni forma di omertà e complicità.
Bisogna che organizziate dei gruppi territoriali, dei punti di riferimento presso ogni condominio, quartiere, scuola, per raccogliere denunce e per diventare punti di riferimento di ragazze come Sarah Scazzi che altrimenti non sanno a chi rivolgersi.
Fatelo nelle città, nei paesi, nei borghi di campagna. Non lasciate che le vittime siano da sole. Non pretendete che le vittime mostrino coraggio se il loro coraggio si scontra contro un totale vuoto tutto attorno. Non pretendete coraggio se nessuno di voi ha il coraggio di assumersi una responsabilità per offrire supporto e riparo oggi a vostra figlia e domani alle figlie del mondo intero. Ché non dobbiate chiedervi mai perché vostra figlia non vi ha parlato di quello che ha subito. Chè non dobbiate chiedervi mai perché le ragazze non denunciano.
E’ nostra/vostra responsabilità creare le condizioni e un terreno utile in cui ragazze come Sarah potranno trovare vie più semplici per scegliere di denunciare e salvarsi la vita.
Bisogna salvare la vita alle ragazze, a donne e bambini, a prescindere dai rapporti di convenienza, dal cortese scambio di indifferenza tra conoscenti, alla complicità ben ripagata tra colleghi, a rapporti di “amicizia” che non volete mettere in discussione.
Mettete dinanzi a tutto, per ordine di importanza la vita delle ragazze in difficoltà.
Se siete insegnanti e sapete di un collega molesto è vostro dovere avere il coraggio di esporvi e farvi un “nemico”. La vostra vigliaccheria costerà cento vite in più e fare finta di non vederle non cambierà il risultato della questione.
Se siete genitori, avete il dovere di sostenere vostra figlia qualora vi rendete conto che ha subito abusi da un padre, fratello, nonno, zio, parente. La stabilità familiare non conta più della vita di vostra figlia. La reputazione della famiglia non conta più di vostra figlia. E nel dubbio dovete sempre credere a lei perché è essenziale prima di tutto che lei sappia di essere stata creduta.
Avete/abbiamo il dovere di regalare alle figlie, alle ragazze, alle donne in difficoltà, la fine del silenzio collettivo.
Perché prima che di abusi le ragazze muoiono di solitudine e non dite che la solitudine non sia un problema del quale non potete assumervi la responsabilità.
Se avete suggerimenti, contributi, pareri che possono essere utili scrivete tra i commenti e arricchite questo post.
NB: ovvio che questi suggerimenti valgono anche se le molestie avvengono dentro reti amicali, luoghi di frequentazione extrafamiliare e scolastica. All’interno di questi posti dovrebbe esserci sempre un punto di riferimento a fare la differenza e a definire il fatto fondamentale che l’aiuto parte dalla lotta contro la rimozione e l’indifferenza collettivi. Le molestie possono avvenire ovunque. I violenti stanno ovunque. Chi subisce violenza dovrà poter contare su esempi di solidarietà, mutuo aiuto, collettivi. Altrimenti rivolgersi a soggetti esterni e adulti fidati.
femminismo a sud (8 ottobre 2010)
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