Informazioni che faticano a trovare spazio

Gli emigranti del dopoguerra. Che hanno fatto ricco il Veneto di oggi a volte xenofobo. Un libro li racconta

Esce della storica Andreina de Clementi “Il prezzo della ricostruzione. L’emigrazione italiana nel secondo dopoguerra” (Laterza). La docente, che insegna Storia contemporanea all’Orientale di Napoli, affronta il movimento di migranti italiani nel primo decennio del dopoguerra, tra il 46 e il 56, tanto basta per fotografare 7 milioni di italiani andati all’estero fino a una data spartiacque, la tragedia dei minatori di Marcinelle in Belgio, momento a partire dal quale i lavoratori italiani sembrano acquisire maggiore coscienza dei propri diritti.

Finora del movimento migratorio era sta indagata sostanzialmente la prima fase, quella liberale, tra il 1870 e il 1920. Me/no si sa di questa seconda fase, quella del secondo dopoguerra, che precede gli anni del boom. Un punto è stato sottolineato oggi durante la presentazione del libro presso la Biblioteca di Storia moderna e contemporanea di via Caetani: per Maria Susanna Garroni, docente a lettere della Sapienza, è giunto il momento anche di investigare sulle origini della fortuna dei veneti e sul loro recente sviluppo che nascono anche dalle rimesse degli emigrati. Ecc un fatto concreto che molto spesso, in queste terre dove serpeggia oggi la xenofobia, viene dimenticato.

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