«S.O.S.: L’Aquila chiama Italia». Sotto una pioggia fitta in oltre ventimila (tredicimila per la Questura) all’Aquila col sindaco Massimo Cialente, manifestanti venuti da Terzigno e Boscoreale, Di Pietro, Enrico Letta, il verde Angelo Bonelli, l’abruzzese Marco Pannella. E tanta rabbia. Oltre alle carriole.
Niente bandiere di partito come chiesto dagli organizzatori e dai comitati: i manifestanti partiti da piazza D’Armi e arrivati in piazza Duomo sono anche entrati nella cosiddetta «zona rossa», quella chiusa dal 6 aprile del 2009 (data del sisma), dove le case e i palazzi sono vuoti, deserti, puntellati da migliaia di travi di legno e ferro. Un cartello per tutti: «Basta speculare ai nostri danni». Di Pietro ha annunciato che l’Idv ha firmato la proposta di legge popolare che sollecita provvedimenti urgenti per le zone colpite dal sisma, il presidente dei Verdi Angelo Bonelli ha chiesto “giustizia per tutte le promesse tradite”. Nel corteo anche.
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