E’ morto Lello Perugia, il Cesare della “Tregua” di Primo Levi. Aveva 85 anni, era il Cesare di Primo Levi, è così che a volte si presentava: “Sono Lello, anzi il Cesare della Tregua…”. La Tregua, quel giro per mezza Europa dopo essere sopravvissuti al lager (nella mappa il percorso fatto da Primo Levi fino a Torino) , per tornare a casa…La cerimonia funebre domattina alle 10 al Tempio, a Roma. Se ne va uno scampato dall’orrore dei lager, un uomo con una lunga storia.
E’ nel quinto capitolo della “Tregua” che Levi parla di Cesare, un commerciante ambulante di Roma con cui era andato a vendere oggetti al mercato di Katowice, e che saarebbe diventato compagno di viaggio per il protagonista. Cesare impara qualche parola polacca per riuscire a vendere una camicia bucata e una penna rotta. Poi dice a Levi, un torinese, uno perbene, laureato in chimica: “A compà, fame resciutte , sennò questi svagano er bucio”. Il buco, insomma, questi se ne accorgono.
Perché Levi l’ha chiamato Cesare? Nessuno lo sa. La Tregua è un bellissimo libro che inizia là dove finisce “Se questo è un uomo”, racconta la fuoriuscita dall’inferno di Auschwitz e il ritorno a casa, nella lontanissima Torino. Un ritorno poco lineare, si passa per Bielorussia e Balcani, prima di tornare in Italia. E in mezzo ci sono grandi incontri come quello con Cesare…
Cesare ovvero Lello Perugia era un romano di San Lorenzo, vendeva roba per strada, dopo l’8 settembre aveva fatto il partigiano, quando l’avevano preso in Abruzzo però in invece di smarcarsi ci aveva messo un carico da undici: “Sono ebreo”, aveva rivendicato.
Ecco come era finito nel blocco di Monowitz, uno dei tre blocchi di Auschwitz, dove era stato compagno di lager con Marcheria e Giuseppe Di Porto. Lì aveva poi conosciuto una notte Primo Levi. Lo racconta Levi nella Tregua, quando dice che in una baracca aveva sentito parlare italiano. Era entrato e aveva trovato due internati connazionali, Marcello (un veneziano di Cannaregio) e Cesare. Cioè Lello Perugia.
Vi consiglio tutto il quinto capitolo del libro di Primo Levi che è intitolato “Cesare”.
Il romano Lello Perugia è l’altro grande protagonista del libro di avventure post-lager, insieme all’indimenticabile “Greco,” lungo quel percorso che va prima ad est prima di tornare ad ovest.
Una penna e una camicia, anzi una “cosciuletta” storpiatura del polacco “koszula” cioè camicia, da vendere al mercato, in quella fase di fame assoluta e di recupero della libertà, a Katowice appena uscitio da Auschwitz. Ve li immaginate due uomini usciti dall’inferno? Eccoli che cercano di arrangiarsi a Katowice.
“Non aveva assolutamente bisogno di interprete – scrive Levi -. Parlava soltanto italiano, anzi romanesco, anzi ancora, il gergo del ghetto di Roma, costellato di vocaboli ebraici storpiati. Certo, non aveva altra scelta, perché altre lingue non conosceva: ma a sua insaputa, questa ignoranza giocava fortemente a suo vantaggio…”.
Poi con le “pignonze” in tasca, trasformazione di “peniadze” polacco cioè denaro, dopo ave venduto la roba a un panzone polacco, Cesare si era dileguato portandosi via il timido Levi…
Grande Perugia, romano e partigiano, ebreo e ambulante. Provateci voi, ridotti come uno scheletro, a vendere una camicia bucata per 150 zloty nel ’45 a un panzone polacco…