L’Italia chiede alla Libia di riaprire l’ufficio delle Nazioni Unite per i rifugiati politici. Il problema è che l’ufficio dell’Unhcr, chiuso per poco tempo in giugno, è già riaperto dalla fine di giugno. Con la clausola però che deve trattare solo i casi già registrati (che comunque sono molti). Ad occuparsene due funzionari dell’ufficio internazionale Unhcr.
Il Parlamento italiano, in preda a uno sconvolgimento politico-istituzionale che evidentemente non aiuta alla chiarezza, sembra dunque galvanizzato da una votazione che vede sbriciolarsi la maggioranza di centro destra e così facendo non si accorge che il problema non è l’ufficio di Tripoli di cui si sfondano porte aperte. Il problema è la politica italiana dei respingimenti nei confronti di chiunque si presenti alla porte del nostre paese per chiedere asilo.
La Camera dei deputati sembra ignorare che l’Italia ha firmato la Convenzione di Ginevra (la Libia no). L’articolo 33 della Convenzione dice categoricamente che non si respinge chi chiede asilo politico.
Ora questo può dispiacere a forze inclini a comportamenti retrogradi, xenofobi e razzisti. Pazienza, però, “pacta sunt servanda” oppure no?
Questo dunque è ciò che la Camera dovrebbe ricordare oltre a riaprire uffici già aperti.
(Nella foto Berlusconi mostra i suoi album di famiglia a Gheddafi)