L’italiano che parla russo e fa da snodo tra Berlusconi e Putin. Oggi sulla stampa è venuto a galla il nome di un assiduo accompagnatore di Berlusconi in Russia, il parlamentare azzurro Valentino Valentini, un bolognese che ha fatto un master in business, legato in passato a Publitalia. Ma c’è chi ha anche espresso il dubbio che non si tratti di lui. E così sono circolati altri nomi, come quello di Angelo Codignoni. Ma il nome che sotto sotto si fa è quello di un insospettabile banchiere, legato in passato a Berlusconi, in Russia da una vita. Insomma Antonio Fallico. Chi è costui? Chi è mai questo italiano brasseur d’affari, che parla il russo così bene? Antonio Fallico, siciliano di 64 anni, l’uomo di Banca Intesa in Russia. Amico di Putin e di Berlusconi. “Negli anni 86/88 Berlusconi, che aveva una sua casa editrice, che si chiamava proprio Silvio Berlusconi editore, mi ha contattato perché interessato ad allargare le sue attività economiche anche nel mondo sovietico – spiega Fallico nell’intervista che segue -. Così diventai consulente di Fininvest. Quando nel 2004 aprimmo a Mosca la nostra sussidiaria, Zao Banca Intesa, Berlusconi ci fece la gradita sorpresa di presenziare all’inaugurazione insieme al premier russo di allora, Mikhail Fradkov…”. Chi è dunque Fallico, che è anche amico di Marcello Dell’Utri? Ecco cosa ne scrivono i suoi concittadini di Bronte su “Bronte insieme”:
“Antonio Fallico, figlio di Gaetano e Nunzia Meli, ha studiato nel Liceo Capizzi dove nel 1964 ha conseguito la maturità classica; laureatosi nel 1969 in Economia e Commercio presso l’Università di Catania (ha conseguito successivamente anche la laurea in Lettere), dal 1970 al 1989 ha insegnato, all’inizio come assistente e successivamente come titolare di cattedra, presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Verona. Dal 1983 al 1993 ha fondato e diretto la rivista Incontro, specializzata nei rapporti economici e commerciali tra i Paesi dell’ex Unione Sovietica e l’Italia.
Ha svolto attività di consulenza per l’Italia al G.K.E.S. (Comitato Statale per i rapporti economici con l’estero), al quale faceva capo anche il Ministero del Commercio Estero sovietico, alla Banca Cattolica del Veneto e al Banco Ambrosiano Veneto. Dal 1995 è stato rappresentante accreditato dello stesso Banco Ambrosiano Veneto e, successivamente di Banca Intesa, presso la Banca Centrale della Federazione Russa. Nel dicembre 2003 è stato nominato Presidente di ZAO Banca Intesa di Mosca. Un anno dopo è stato nominato membro del Direttivo e Consigliere del Segretario generale della Comunità Economica Euroasiatica, a cui aderiscono Russia, Bielorussia, Kazakhstan, Tagikistan, Kyrgyzstan e Uzbekistan. Dall’1 novembre 2004 è stato eletto Presidente dell’Associazione Gim – Unimpresa, a cui aderiscono oltre 130 imprenditori italiani che operano in Russia. Nell’ottobre 2005 è stato nominato anche Presidente del Consiglio di Amministrazione di KMB Bank (Small Business Credit Bank). Collateralmente alla sua attività professionale ha pubblicato numerosi scritti di argomento economico e letterario in varie riviste e giornali, quali Mondo economico e Il sole 24 ore.
Nell’aprile del 2008 Vladimir Putin ha premiato Antonio Fallico con l’Ordine dell’amicizia, la più alta decorazione statale russa riservata a cittadini stranieri, sottolineandone l’impegno dimostrato nello sviluppo delle relazioni economiche, finanziarie, commerciali e anche culturali tra Russia e Italia.
BRONTE ED I SUOI PERSONAGGI ILLUSTRI
Il brontese che si è fatto apprezzare da Putin e Berlusconi
Il prof. Antonio Fallico ex consigliere comunale ed oggi direttore della sussidiaria della Banca Intesa San Paolo in Russia
Se cercate un uomo che conosca bene Vladimir Putin, che abbia ricevuto dal Ministero degli Esteri italiano (su richiesta del Ministero degli Esteri della Russia) il titolo di Console onorario della Federazione Russa a Verona, oltre ad ottenere numerosi riconoscimenti ed onorificenze, come quella dell’Ordine dell’Amicizia e la laurea “honoris causa” dall’autorevole Plekhanov Russian Academy of Economics, non dovete poi andare molto lontano.
Basterebbe che vi recaste a Bronte nel mese di agosto per incontrare, con un pizzico di fortuna, il prof. Antonio Fallico, ovvero l’uomo che fa proprio al caso vostro.
Brontese di nascita, il nostro professore è presidente della sussidiaria della Banca Intesa Sanpaolo in Russia, ma alla sua città ed ai ricordi della gioventù è rimasto così legato al punto da tornare ogni estate e ricomprare la vecchia casa dei genitori.
A Bronte non tutti sono a conoscenza della brillante carriera che il proprio concittadino ha compiuto, ma sono in tanti a ricordare quel giovane intelligente e volenteroso che nel periodo universitario è stato anche eletto consigliere comunale, ricoprendo la carica di assessore alla Cultura, quando il sindaco era l’avv. Antonio Venia.
Noi lo abbiamo incontrato in Comune a Bronte quando è stato ricevuto dal sindaco, sen. Pino Firrarello, assieme al consigliere comunale avv. Graziano Calanna ed al vice sindaco avv. Nunzio Calanna, che del prof. Fallico è stato anche compagno di scuola.
“Ho quasi 63 anni e sono residente a Mosca dal 1974. – ci dice – A 24 anni sono stato costretto ad andar via per cercare lavoro, ma ricordo con grande sentimento la mia gioventù trascorsa a Bronte con i miei genitori. Mio padre Gaetano, che purtroppo non c’è più, era proprietario di un pastificio e mia madre Nunzia era casalinga, come la maggior parte delle donne del tempo. A loro devo dire grazie per avermi dato l’opportunità di studiare e frequentare il Piccolo seminario, il Collegio Capizzi e di laurearmi in Lettere a Catania”.
Una laurea letteraria per una carriera lavorativa tutta economica. Come mai?
“Quando mi sono laureato ho presentato la tesi su Giambattista Casti, uno scrittore italiano che soggiornò per qualche tempo alla corte di Caterina II. Questo mi ha permesso di imparare la lingua ed approfondire gli aspetti della società russa.
Cosi, mentre insegnavo all’Università di Verona, sono stato contattato da quella che allora era una piccola banca, ovvero la Banca Cattolica del Veneto, che mi ha chiesto di fare da consulente. Essa, infatti, era interessata ad aprire un ufficio in Russia e mi chiese di andare a Mosca. Il lavoro era così affascinante che alla fine lasciai l’Università per dedicarmi al settore bancario”.
La Banca Cattolica nel tempo fu assorbita da altri Gruppi, fino ad arrivare oggi alla Banca Intesa Sanpaolo, ma nel frattempo il prof. Fallico è riuscito a far conoscere le proprie capacità, ottenendo sempre maggiori compiti di responsabilità.
“Ho conosciuto – infatti spiega – Giovanni Bazoli, oggi presidente del Gruppo Intesa Sanpaolo. Lui ha creduto in me ed io ho convinto l’intero Gruppo a costituire una banca vera e propria in Russia. Allora abbiamo cominciato con poco, oggi vantiamo filiali in tutta la Russia. che io ho il compito di coordinare. Devo dire che la Banca mi ha sempre supportato in tutte le iniziative che ho proposto. Così ho potuto conoscere di persona Leonid Brezhnev, i suoi figli, Andropov, Boris Eltsin, Mikhail Gorbaciov e Putin da quando egli era vice sindaco di San Pietroburgo”.
E nel suo lavoro il prof. Fallico in Russia è riuscito certamente a distinguersi al punto da ottenere la laurea h.c. dalla Plekhanov Russian Academy of Economics, un riconoscimento che in Italia oltre a lei ha ottenuto solo Romano Prodi. Possiamo quindi considerarlo, se non l’ambasciatore italiano del settore economico in Russia, certamente un esperto nel mondo e della cultura russa cui chiediamo un parere sulla crisi con la Georgia.
”Quello è uno spazio importante geopolitico e per la geoenergia: che negli ultimi secoli è stato all’interno degli interessi della Russia. Ma gli americani, preoccupati soprattutto della crisi energetica, vorrebbero acquistare nuove posizioni nell’area. Infatti, sono molto attenti all’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC) che trasporta un milione di barili di petrolio ogni giorno. Ad onor del vero, l’Ossezia del Sud e l’Abkhasia, la cui popolazione è costituita per più dell’80% da russi, provocatoriamente sono state aggredite da Saakashvili, ambizioso presidente georgiano, il quale ha forzato la mano dei suoi protettori americani, che dovrebbero sapere che la Russia di oggi non è più quella arrendevole e passiva di Eltsin”.
Tornando ai fatti italiani, se non sbagliamo lei conosce bene anche Silvio Berlusconi
“Negli anni 86/88 Berlusconi, che aveva una sua casa editrice, che si chiamava proprio Silvio Berlusconi editore, mi ha contattato perché interessato ad allargare le sue attività economiche anche nel mondo sovietico. Così diventai consulente di Fininvest. Quando nel 2004 aprimmo a Mosca la nostra sussidiaria, Zao Banca Intesa, Berlusconi ci fece la gradita sorpresa di presenziare all’inaugurazione insieme al premier russo di allora, Mikhail Fradkov”.
Lei è anche giornalista e scrittore, e prima di andar via da Bronte ha fatto politica. Che ricordi ha?
“Mi ricordo che nel 68 a Bronte si votava per le amministrative. Io avevo 23 anni e mi candidai con un piccolo partito che si chiamava “Partito socialista di Unità proletaria”. Fui eletto consigliere e siccome al tempo governava una Giunta di sinistra guidata dal sindaco Venia, fui anche nominato assessore. Una esperienza che avrei voluto certamente approfondire, ma dopo la laurea la voglia di trovare lavoro mi portò in Veneto, costringendomi a dimettermi”.
Ed adesso come trova la sua cittadina?
“Per me Bronte rappresenta sempre un mito. Pensi che ho restaurato la vecchia casa dei miei genitori, ricostruendola proprio come era ai tempi della mia gioventù. Mi impongo di passare a Bronte almeno 5 giorni l’anno. Rispetto a qualche anno fa ho visto una città che si è evoluta, ma vi sono ancora margini di miglioramento.
A Bronte, come in tutta la Sicilia, vi sono delle potenzialità non sfruttate. Non capisco, per esempio, perché le aziende tessili guardino solo al terziario e non producono un marchio proprio. Spesso è come se in Sicilia si aspettassero soluzioni dall’alto e molte volte le attendiamo dalla politica, che, invece, ha il compito di porre regole più che elargire favori e oboli. Bronte, invece, potrebbe dare tantissimo se reinserito in un circuito internazionale. Io, in verità, da brontese ci sto pensando a fare qualcosa, ma mi accorgo delle tante difficoltà a cominciare dalla ricettività di qualità che manca.
Si potrebbe – continua – pensare ad un asse con Taormina e proporre agli imprenditori russi di investire da noi sfruttando i cervelli siciliani che non mancano mai. Oggi alcuni Paesi dell’ex Unione sovietica sono ricchi e stanno vivendo periodo di grande sviluppo. Bisogna puntare a sfruttare il loro potenziale per portare da noi infrastrutture, imprese e lavoro”.
(Gaetano Guidotto, da Bronte Notizie, n. 2 Dicembre 2008)
TONY ZERMO INTERVISTA IL PROFESSORE ANTONIO FALLICO
Economista internazionale. E’ presidente di Banca Intesa russa. Ora vuole spingere i prodotti siciliani di alta qualità
Fallico, da Bronte a Mosca
«Voglio aprire un canale con la mia terra e realizzeremo Casa Sicilia privata»
«La Russia ama la Sicilia e io cerco di contribuire a farla amare di più, anche sul piano degli affari». Antonio Fallico, 65 anni, è un personaggio sorprendente, economista di livello internazionale e anche scrittore «segreto». Ha scritto un libro, «Prospettiva Lenin» sotto lo pseudonimo di Anton Antonov e l’ha presentato a Catania e a Bronte. A volte chi si occupa di numeri e di previsioni di mercato sente il bisogno di esprimersi diversamente. Del resto lui, nato a Bronte e studente dello storico collegio Capizzi, ha preso all’Università di Catania la laurea in Lettere, a cui si è aggiunta la laurea honoris causa in Economia conferitagli dall’Università di Mosca. Oggi in Russia è presidente di Zao Banca Intesa e gestisce interessi planetari.
Professore, lei da quanti anni opera in Russia?
«36 anni. Stavo a Verona dove insegnavo Lingua e Letteratura italiana alla facoltà di Economia e Commercio, una facoltà particolare dove c’era l’insegnamento di Lingue moderne dentro Economia e Commercio e mi occupavo soprattutto dei rapporti Russia e Italia nel Settecento. Lì fondai l’Associazione Italia-Urss, dopo ho cominciato ad avere clienti personali tra cui la Fiat, Gardini e altri. Poi mi chiamò la Banca cattolica del Veneto dove ho fatto il consulente soprattutto per l’oro. Lo compravamo con uno sconto del 3% sul fixing. A quel tempo l’oro era a 480 dollari, ora ha superato i 1300. Io andavo in Russia dal ’74, quando non ero ancora sposato con mia moglie, e spartivo il mio tempo tra la Russia e i miei impegni universitari a Verona. E sono andato avanti fino all’89».
Ma che faceva in quel tempo in Urss?
«Mi occupavo di trattare oro, di introdurre la Fiat e Gardini. Poi nell’89 Banca Intesa si fondeva con il Nuovo Banco Ambrosiano. Mi dissero: perché non ti metti in pensione e vieni con noi? Nel frattempo avevo maturato il diritto alla pensione e così decisi di entrare in banca. Abbiamo messo un ufficio a Mosca e da zero abbiamo fondato una banca. Qualche anno dopo abbiamo comprato un’altra banca e adesso siamo Banca Intesa russa. Debbo dire che chi ha voluto la banca è stato Bazoli, anche Corrado Passera è stato bravo perché quando ancora era amministratore delegato all’Ambroveneto gli dissi: perché non facciamo una banca in Russia? “Una banca? Ma sei matto?”, poi mi chiese di mettere giù due righe, ho fatto un piccolo business plan e lui immediatamente mi ha detto: andiamoci. Cominciò così. La Russia è un Paese affascinante sotto l’aspetto culturale e interessante sotto l’aspetto economico. Sono venuti a operare in Russia anche imprenditori catanesi come Eugenio Benedetti. Ricordo che prese il monopolio della vendita di scarpe e stivali, portava le commesse nelle aziende del Triveneto e mandava i carichi in Russia. Non produceva nulla, solo i contratti per milioni di dollari. Parliamo di almeno 30 anni fa».
Che tipo di canale si può creare tra Russia e Sicilia?
«Stiamo stimolando la costituzione di un consorzio di aziende per i prodotti agroalimentari e per il turismo. E’ vero che Wind Jet e Eurialo Viaggi fanno voli diretti con Mosca e San Pietroburgo, ma si potrebbe fare molto di più. Però in Sicilia occorre modernizzare le strutture alberghiere, sono troppo pochi gli alberghi a cinque stelle, non è come in Sardegna. Molti russi vanno in Sardegna perché trovano servizi di alto livello. In Sicilia manca il management, non c’è la cultura del servizio, i russi sono diventati molto esigenti. Abbiamo fatto tempo fa un meeting con 86 tour operators russi, ne sapevano quasi più di Pulvirenti, il proprietario di alberghi a Taormina e della Wind Jet».
I turisti russi chiedono suite con piscina in camera e danno mance favolose. Come mai?
«Perché sono molto ricchi, e ricchi da poco. Loro non pensano al futuro, hanno chiuso con il passato e c’è solo il presente, per cui la gente danarosa quando si muove vuole avere il massimo. Parliamo di alberghi, ma anche di aerei. Facciamo fatica a far capire a qualcuno che è meglio avere un Falcon da 15 posti che non un Boeing da 180 posti essendo soltanto lui, la moglie e quattro amici. Chiaramente ci sono gli oligarchi con un patrimonio di 50-100 miliardi di dollari accumulato in pochi anni che se lo possono permettere. Un nostro cliente che ha già due ville in Sardegna mi ha detto: voglio comprare un’altra villa in Sardegna, mi devi aiutare. E io gli ho detto: Ma cosa ne devi fare se stai nemmeno 40 giorni in una sola delle ville che già hai? Lui è afflitto dal fatto che non ha potuto comprare l’Arsenal. Gli dico che è meglio comprare la Roma, che costa di meno. E lui risponde: ma lì non c’è stadio. Le faccio un altro esempio: un cliente che è il numero uno al mondo per l’alluminio mi fa: ho uno yacht di solo 75 metri, però Abramovich che non ha un terzo del mio patrimonio ne ha uno da 112, per cui lui adesso ne ha ordinato uno da 118 metri. Bruciano ricchezza in modo insensato, ma i russi erano così anche nell’Ottocento».
«C’è una «Prospettiva Lenin» nel settore dei prodotti della terra?
«Arance, vini, primizie, ma solo di prima qualità, stando attenti a non alzare troppo i prezzi perché c’è la concorrenza della Spagna. Ma visto che la Sicilia vende arance in Germania, può benissimo entrare nel mercato russo. Solo a Mosca ci sono 130 ristoranti italiani, quasi tutti al top, poi ci sono i ristoranti russi che cominciano a usare i nostri prodotti. Insomma, c’è spazio. Del resto c’è una vecchia tradizione perché nei primi anni 50 arrivavano dalla Sicilia i primi treni carichi di arance. Piuttosto debbo fare un’osservazione. Come mai negli alberghi siciliani alla colazione del mattino non si può avere una spremuta di arance fresche?».
E’ anche vera un’altra cosa, e cioè che quasi tutti gli alberghi siciliani usano prodotti che arrivano dal Nord. E’ un danno e un’umiliazione. Ma andiamo avanti. Per fine ottobre state programmando una missione di imprenditori russi in Sicilia. Cosa si può prevedere?
«E’ una missione esplorativa per vedere cosa è possibile fare. Ma c’è anche un progetto concreto, cioè Casa Sicilia a Mosca. Uno stabile di 3500 metri quadrati, si fa un ristorante, una scuola di cucina ed una boutique di prodotti. Nessun contributo della Regione, il 50% è a carico di investitori russi e l’altro 50% di imprenditori siciliani che hanno aziende dalle dimensioni adeguate. I russi sarebbero ben contenti di avere il 100%, ma ho detto di no, altrimenti comanderebbero solo loro. Il progetto è piccolo, 5 milioni di investimento, da spartire a metà, ma è un punto di riferimento. L’importante è partire, perché, come diciamo in Sicilia, da cosa nasce cosa». [Tony Zermo, La Sicilia, 3 Ottobre 2010]