Riprendo da PeaceReporter questa puntualizzazione di Angelo Miotto:
“Sono costretto a protestare a nome della città contro le decisioni assunte dalla sezioni II e V del tribunale di rimettere in libertà in attesa di giudizio quasi tutti imputati degli incidenti del giorno 14”. Gianni Alemanno, sindaco di Roma, se la prende con i magistrati.
Il sindaco di Roma, da tempo in giacca e cravatta e modi urbani, è lontano anni luce dalla sua turbolenta ‘giovinezza’, celtica al collo a parte (ma quello è un ricordo affettivo e personale). Il fatto che stupisce è come Alemanno, che conta all’attivo tre arresti, otto mesi di carcere e proscioglimenti in tutti i tre i casi, non riesca a capacitarsi delle decisioni motivate dei giudici.
“C’è una profonda sensazione di ingiustizia – insiste Alemanno – perché i danni provocati richiedono ben altra fermezza nel giudizio della magistratura sui presunti responsabili di questi reati. Non è minimizzando la gravita di certi fatti che si dà il giusto segnale per contrastare il diffondersi della violenza politica nella nostra città”.
L’arringa accusatoria viene da chi ha vissuto da protagonista ben altre stagioni della violenza politica. I casi in cui è rimasto impigliato l’attuale sindaco sono tre:
Novembre 1981 per aggressione di uno studente di 23 anni. (Ansa, 20/11/1981)
Nel 1982 viene fermato per aver lanciato una molotov contro l’ambasciata dell’Unione Sovietica a Roma, scontando poi 8 mesi di carcere a Rebibbia. (Ansa, 15/05/1988)
Il 29 maggio 1989 viene arrestato a Nettuno per resistenza aggravata a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata, tentato blocco di corteo ufficiale, lesione ai danni di due poliziotti, in occasione della visita del Presidente Usa George H. W. Bush (Ansa 29 e 30/05/1989).
In tutti e tre i casi l’Alemanno – direbbe il linguaggio da questura – ne riesce a uscire pulito dal punto di vista giudiziario. Ma i ricordi delle ‘ingiustizie’ subite, evidentemente, non giovano alle dichiarazioni ufficiali.
“E’ evidente che queste persone hanno dimostrato di essere soggetti molto pericolosi per la nostra città”, ha detto ancora.
Chissà che fra i ragazzi scarcerati non si celi un prossimo ministro o sindaco dell’Urbe.
Angelo Miotto