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Arrestato in Brasile Enciso, uno dei torturatori assassini dell’Automotores Orletti di Buenos Aires. Ora l’estradizione

Un boia dell’Automotores Orletti, il famigerato garage di Buenos Aires in cui sono stati torturati e spesso uccisi dai golpisti argentini oltre 300 detenuti nel 1976, forse pensava di averla fatta ormai franca. Viveva in Brasile da 21 anni, da lì aveva certamente seguito il processo ai suoi colleghi di torture che si è tenuto da poco a Buenos Aires, forse non aveva messo in conto che il Brasile di Dilma Rousseff non è più il posto ideale per mimetizzarsi. E lì Cesar Alejandro Enciso, 67 anni, torturatore e assassino del Side (la Secreteria de Informaciones del Estado, il servizio segreto dei militari golpisti), è stato arrestato nei giorni scorsi.

Cesar Alejandro Enciso, uno dei torturatori del terribile centro di tortura “Automotores Orletti”, è stato arrestato il 30 novembre nel quartiere di Santa Teresa a Rio per un mandato di cattura internazionale emesso dalla magistratura italiana che lo accusa di massacro, sequestro di persona e omicidio di cittadini italiani residenti in Argentina durante la dittatura militare in quel paese negli anni ’70.

Ora il governo italiano ha 30 giorni per chiederne l’estradizione.

L’arresto è di alcuni giorni fa, ma la notizia è trapelata solo ora grazie al giornale brasiliano Estado de Sao Paulo. Enciso si faceva chiamare in Brasile Domingo Echebaster e lavorava come fotografo di gare nautiche. Usava anche il nome, sempre falso, di Horacio Andres Rios Pino. Era in Brasile da 21 anni, lì ha una figlia quindicenne.

Il suo mandato di cattura era stato spiccato dalla Procura di Roma nel 2006, all’interno della rosa dei ricercati per il famigerato Piano Condor, il piano di reciproca collaborazione criminale tra le polizie golpiste dei paesi del cono sud latinoamericano negli anni ’70 attivo in Argentina, Cile, Uruguay, Paraguay, Bolivia e Brasile. Nel mirino delle varie intelligence gli oppositori di tutti i paesi. Uno dei luoghi più temuti per le torture era Automotores Orletti, un’ex officina di Buenos Aires in cui  sono stati  portati prigionieri argentini ed uruguayani. Tra gli assassinati anche argentini origine italiana, motivo che ha spinto il Procuratore Aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo ad investigare sulle responsabilità della loro morte.

Inciso è uno dei boia che hanno partecipato a questa mattanza. Al momento però del processo che si è tenuto a Buenos Aires lui era risultato irreperibile. Sul banco degli accusati i suoi colleghi di infamie, come Rubén Visuara (ex colonnello dell’esercito), Eduardo Cabanillas (ex generale di divisione dell’esercito), Honorio Martínez Ruiz (ex agente della SIDE), Raúl Guglielminetti (ex agente civile dei servizi di intelligence dell’esercito) ed  Eduardo Ruffo (ex agente civile della SIDE), accusati di privazione illegale della libertà, tortura e omicidio ai danni di 65 vittime.

Il centro clandestino “Automotores Orletti” era ubicato in calle Venancio Flores 3519/21, tra le calle Emilio Lamarca e San Nicolás, nel quartiere di Flores, a Buenos Aires. L’officina era stata affittata dalla Side pagando due mesi di affitto. Consisteva in una grande sala di otto metri per 30 a piano terra e locali al primo piano per gli interrogatori e le torture. Ad allestire il luogo di torture era stato il suocero di Inciso, il generale René Otto Carlos Paladino, responsabile della Side e uno dei fondatori della Triple A (l’Alianza Anticomunista Argentina). Dal febbraio 1976 al gennaio 1977 Paladino ha guidato il gruppo di torturatori che agiva congiuntamente alla Banda Gordon. Paladino è stato il primo coordinatore in Argentina del Piano Condor. Inciso che aveva sposato sua figlia Magdalena ne è stato il fedelissomo braccio destro. Il loro gruppo era noto anche come O.T.18.  La controparte uruguayana era guidata dal generale Amaury Prantl. All’AOrletti si praticava anche con serbatoi d’acqua sporca la tortura del “sottomarino”, con i detenuti tenuti sott’acqua fino alla perdita dei sensi e a volte la morte.

In Brasile l’arresto del torturatore ha fatto scalpore. Il giudice Carmen Lucia, del Supremo Tribunal Federal, ha ordinato che Enciso rimanga in carcere, è convinta che «i fatti delittuosi che hanno motivato il decreto dell’arresto da parte della giustizia straniera soddisfano le esigenze della legge brasiliana per la prigione preventiva ai fini dell’estradizione». Secondo il suo avvocato brasiliano, Rogerio Pires Thomaz, Enciso è rimasto sorpreso dall’arresto e ha garantito di non aver partecipato a nessuna attività che abbia coinvolto cittadini italiani o interessi del governo italiano. Thomaz è impegnato nell’ottenere gli arresti domiciliari del suo cliente. L’Estado de Sao Paulo ricorda che “la presidentessa eletta, Dilma Rousseff, che è stata arrestata e torturata per la sua militanza politica contro la dittatura militare brasiliana, potrà decidere sull’estradizione di Enciso. La parola finale potrebbe essere di Dilma così come è successo per Cesare Battisti la cui richiesta di estradizione attende una decisione finale del presidente Luiz Inacio Lula da Silva».

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