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Dalla parte degli immigrati della gru, un corteo a Brescia. “Promesse non mantenute”

Un corteo a Brescia per ricordare che la città sta con gli immigrati della gru. Il resoconto di Bresciaoggi del 12.12.2010:

Migliaia di persone in corteo
a fianco degli immigrati

LA PROTESTA. Il serpentone di manifestanti ha fatto sentire la propria voce, ma non ci sono stati motivi di tensione

Arun: «C’è ancora molto da fare, promesse non mantenute» Cremaschi (Fiom): «Questa lotta è importante per tutti i lavoratori»

12/12/2010

«Guardate, altre due gru!» grida Arun dal furgone in testa al corteo mentre sfila davanti al Freccia Rossa. Con lui Jimi, Rachid e Sajat, il gruppo che ha passato 17 giorni sulla gru del cantiere del Metrobus per protestare contro la sanatoria del 2009: tutti e quattro a dirigere dall’impianto voci la manifestazione di ieri pomeriggio, «perché c’è ancora tanto da fare, perché non hanno mantenuto le promesse» continua Arun, tra uno scroscio di applausi provenienti dal lungo serpentone che ieri si è snodato in alcune vie della città, in un percorso anomalo, frutto di tante polemiche tra gli organizzatori, che denunciano il boicottaggio da parte di questura e amministrazione cittadina, e le autorità che motivano le prescrizioni in nome della difesa dello shopping e della tranquillità dei commercianti.
«Disagio per tutti» si intitola il volantino diffuso da «Cittadine e Cittadini Solidali», in cui si denunciano sindaco e vicesindaco che «hanno imposto che la manifestazione passi sul ring e non, come al solito, al Carmine, creando disagi agli abitanti e inquinando più del solito la città». Oltre ai divieti del percorso gli organizzatori stigmatizzano il fermo di Lai, uno dei senegalesi più attivi nella lotta. Lai, trovato senza documenti e pertanto irregolare sul territorio, è rimasto in questura fino al tardo pomeriggio, ma alla fine è riuscito a raggiungere la manifestazione, «fiero di essere qui» dichiara. Un corteo pacifico e rumoroso, cui hanno preso parte quasi quattromila persone secondo gli organizzatori, tra migranti, in prevalenza giovani uomini, assieme a donne e uomini italiani provenienti da diverse città del Nord e paesi della provincia. Delia Bioni viene da Rovato, con altre amiche attive nell’associazione «Il cerchio delle donne», «per sostenere la lotta dei migranti, soprattutto nonostante i divieti». «Mai come oggi -aggiunge Isabella Libretti, della stessa associazione- è importante portare in piazza la difesa della democrazia, perché a Brescia siamo in un regime».
CRITICO VERSO LA CITTÀ anche Angelo Benassa, che assieme a 65 volontari della Tenda dei Popoli ha diffuso un documento «dove vogliamo spiegare bene i meccanismi della Bossi-Fini e le ragioni degli immigrati- spiega- qui si sta sperimentando uno stato autoritario padano». Benassa specifica che a suo avviso non è vero quanto sostenuto anche da una parte della diocesi, di cui alcune espressioni sono presenti in Tenda, sulla violenza che la città avrebbe subito dalla lotta dei migranti, violenza che avrebbe creato una frattura tra bresciani e nuovi cittadini: «la vicenda della gru non ha distrutto nessuna integrazione preesistente, ha solo fatto vedere il razzismo della città». Più sfumato Abdellah, studente lavoratore del Mantegna: «razzismo è una parola grossa; di sicuro c’è un modo diverso e peggiore di trattare chi non è italiano, a partire dal linguaggio». A portare solidarietà anche un gruppo dei migranti milanesi saliti sulla torre di via Imbonati: Marcelo origini sudamericane ma cittadinanza italiana, è uno degli ultimi tre scesi: «uno dei nostri compagni è stato espulso in Marocco, dove è andato a testa alta, da lottatore, urlando: Italia vergogna!». Dopo Marcelo, durante la lunga sosta in piazza Garibaldi, prende la parola Giorgio Cremaschi, esponente della Fiom nazionale, presente sotto la gru sin dal primo giorno della protesta: «grazie di essere qui e di continuare la battaglia, a nome dei lavoratori italiani perché lottando per i diritti state lottando anche per loro. Anche se una parte del movimento sindacale non ha capito, la vostra è una delle più importanti mobilitazioni che ci sono in Italia».
IN CORTEO ANCHE tanti bambini: Jessica ha solo 7 anni ma sa perché è lì: «dopo aver guardato il cartone animato Re Leone- spiega la madre, Elena Rossi trentenne bresciana – mi ha detto che lei non lotterebbe mai per il potere, come Re Leone, ma per la giustizia, come quelli della gru». Alle 18 il corteo arriva in stazione, dove si scioglie, con gli organizzatori che invitano alla partecipazione alla manifestazione di martedì «per esprimere pacificamente la sfiducia sociale al governo Berlusconi» e alla serata di ieri sul carcere, con Don Gallo, «un prete che ha preso posizione a favore dei migranti, non come certi esponenti appartenenti alla curia bresciana».I.P.

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