I primi russi del dopo-muro arrivati in Italia facevano un po’ troppo rumore, erano banditi. Mafia russa. Tipo Samovar, arrestato a Santa Marinella. Gente come nel film di David Cronenberg “La promessa dell’assassino”. I nuovi sono affaristi più attenti, imprenditori certo pronti a tutto, miliardari usciti dal nuovo far east russo dove tutto sembra possibile, da noi all’apparenza piuù defilati. A portarli in Italia, o a dirottarli qui se si vuole, è Berlusconi. Come Michail Fridman (mentre stringe la mano a Putin), cioè l’uomo Wind. Ma vediamoli più da vicino. Ecco, sono tanti e stanno invadendo la nostra economia.
Gli americani sono preoccupati per i “giri” di Gazprom e per i relativi gasdotti, certo, che sono due, quello a nord che dovrà passare dentro il Baltico e arrivare in Francia dove è gestito da compagnia di Suez e quello a sud che partendo dal Caucaso e attraverso il Mar Nero, superando così le zone infide di Ucraina-Moldavia-Romania, punterà su Bulgaria, Grecia, Italia, Serbia, Austria. Entro il 2015 gas russo verrà in Europa, mentre l’altro progetto “Altai” di gas per la Cina è più traballante se non altro per il mancato accordo sul prezzo (dai 260 dollari chiesti dai russi per un trilione di metri cubi ai 160 che i cinesi sono disposti a sborsare e che pagano attualmente al fornitore di gas del Turkmenistan).
Ma Gazprom è già di fatto approdata in Italia. A seguito di un partenariato strategico con l’Eni, ha acquisito l’accesso al mercato della distribuzione del gas, concludendo un accordo con le compagnie italiane A2A e Iride. Intanto, sempre sul fronte energia e petroli, la Lukoil ha ottenuto da Erg una partecipazione del 49% della società proprietaria del polo di raffinerie nella zona di Siracusa. Guidata da Vagit Y. Alekperov è la più grande compagnia petroliferia russa e tra i maggiori investitori esteri in Italia. E questa chiamiamola l’avanguardia russa in Italia, ma c’è molto altro.
Spregiudicatamente Berlusconi ha appena stretto un patto dentro la Nato per accontentare l’ala più atlantica e oltranzista, contro le colombe del Nord Europa guidate dalla Germania che volevano eliminare i depositi di bombe atomiche giacenti nei loro territori: un centinaio di grandi ordigni nucleari, secondo il patto segreto siglato nei giorni scorsi a Lisbona in un spin-off del vertice Nato, stanno traslocando dal Nord Europa verso il sud. Verso Italia e Turchia. E’ il modo con l’alleato Berlusconi cerca di far dimenticare i suoi “giri” russi.
In cambio infatti Berlusconi, il fido alleato, strafà con i russi. A modo suo, certo. Tra l’8 e il 10 ottobre Berlusconi – in viaggio in Russia – infatti ha peraltro tentato il colpo gobbo cercando di stringere affari più stretti per la sua Mediaset con un investotor russo, il miliardario Gleb Fetisov, senatore russo (in alto a sinistra). L’affare è ancora in ballo, non concluso. Fetisov, 43 anni, è comproprietario della compagnia Altimo (Alfa Telecom International Mobile), controllata di Alfa Group di Michail Fridman. Ma l’eventuale arrivo a Milano di Fetisov non è che l’ultimo anello di uno sbarco in grande stile che sta avvenendo sotto i nostri occhi disattenti e all’ombra dell’attentissimo brasseur d’affari di Segrate. Di che si tratta?
Ecco, cominciamo proprio da Michail Fridman (in alto a destra). La recente acquisizione di Wind è opera sua. Michail Fridman, 46 anni, oligarca proprietario dell’Alfa Group, vanta un patrimonio di 13 miliardi di dollari. Mentre prendeva Wind l’oligarca ha anche portato in porto la fusione tra la VimpelCom (secondo operatore mobile russo) e la Weather Investments dell’egiziano Naguib Sawiris. In questo modo il russo Fridman possederà attraverso Weather, il 51,7% della egiziana Orascom Telecom Holding (Oth) e il 100% del terzo operatore di telefonia mobile italiano, già di proprietà Enel. Una delle sue mosse sarebbe quella di fare subito un lifting chiudendo la redazione giornalistica del portale libero.it per rientrare dell’enorme investimento fatto per mettere le mani su Wind.
Infine Victor Vekselberg, 52 anni, capo del colosso russo Renosa ha già comprato la bresciana Energetic Source (stimata intorno ai 100 milioni di euro) e sta puntando su altre società del settore. Vekselberg in Italia punta anche a investimenti pesanti nell’edilizia. Nel 2007, ha acquistato personalmente per 40 milioni di euro il Grand Hotel Villa Feltrinelli, sul lago di Garda. La seconda preda eccellente è stata, invece, la nuova Darsena di Rimini, un porto commerciale costruito pochi anni fa e destinato agli yacht. O ancora: Alexei Mordashov, 45 anni, siderurgista col gruppo Severstal. Mordashov ha comprato prima la Lucchini a Brescia, poi Redaelli Tecna, uno dei nomi di punta nella produzione dei cavi di ferro. Altri investitors interessati all’acciaio sono Roman Abramovich, 44 anni, e Alexander Abramov, 51: con l’Evraz Group che gestiscono hanno assunto il controllo della friulana Palini & Bertoli, specializzata in lamiere in acciaio di alta qualità. A San Giorgio di Nogaro (Udine) la Trametal sempre nel ramo acciaio è finita sotto il controllo dell’ucraino filorusso Rinat Akhmetov a capo della Metinvest. Meno fortuna ha avuto invece in Sardegna a Portoscuro il gruppo russo di Oleg Deripaska, 42 anni e nono uomo più ricco al mondo, quando ha messo le mani di Eurallumina. Nel marzo di un anno fa la produzione però è entrata in crisi e gli operai in cassa integrazione. I russi infine puntano anche sul calcio. Non gli è andata bene con Roma: nel 2008, la As Roma era entrata nelle mire di Suleiman Kerimov, azionista proprio di Gazprom, oltre che di Sberbank e Polymetal. L’imprenditore miliardario tentò di acquistare la squadra con la sua Nafta Moskva, per poi tirarsi indietro improvvisamente.