Informazioni che faticano a trovare spazio

I familiari delle vittime di strage: “Grazie, ora ci sentiamo meno soli”

“Ci sentiamo meno soli”. Così Daria Bonfietti, presidente dell’associazione vittime di Ustica, ha sintetizzato il senso dell’audizione presso il Copasir col presidente Massimo D’Alema. Al Copasir i presidenti delle associazion i (erano presenti per Brescia Pinto e Janacci, per Bololgna Paolo Bolognesi, per la strage del rapido 904 il professor Anton io Celarrdo, per i Georgofili Giovanna Baggiani Chelli) hanno portato le loro richieste di traspoarenza e di apertura di tutti gli archivi istituzionali, non solo quelli dei servizi segreti. D’Alema ha ricordato di essere contrario all’ipotesi formulata dalla commissione Granata di reiterare il segreto di stato alla scadenza dei trent’anni. Non ha detto però che la commissione presieduta da Renato Granata, che registra la presenza di giuristi come Fernanda Contri e Carlo Mosca, ha cercato di andare anche oltre i propri compiti proponendo una propria interpretazuione della legge del 2007 sul segreto di stato. E arrivando infine a ipotizzare di estendere il segreto a tutti gli accordi internazionali.

Al termine in una conferenza stampa le associazioni, presenti alcuni parlamentari firmatari dell’appello come Rosa Villecco Calipari, Paolo Corsini, Sabina Rossa e Fabio Granata, hanno diffuso questo comunicato:

“Oggi 1° dicembre i rappresentanti delle Associazioni delle vittime delle
stragi sono stati ricevuti dal Copasir.

Al presidente del Copasir On. Massimo D’Alema abbiamo ricordato l’impegno da lui già espresso  con dichiarazioni nei giorni scorsi affinché tutti gli archivi vengano aperti per far luce su importanti episodi della nostra storia quali stragi, atti di terrorismo e della grande criminalità organizzata.
Apprezziamo il fatto che l’organismo da lui presieduto, il Copasir, abbia intanto espresso contrarietà al prolungamento del segreto di stato al di là dei trenta anni stabiliti dalla legge come era stato ipotizzato dalla commissione presieduta da Renato Granata e incaricata di formulare una proposta sul tema.

Abbiamo ribadito la necessità che i decreti attuativi della nuova legge sul segreto di stato, attesi da molto tempo, siano finalmente varati in modo da rendere operative le norme che ci auguriamo siano all’insegna della massima trasparenza e non pongano ostacoli all’accesso ai documenti in particolare a magistrati, familiari delle vittime e studiosi.

L’audizione di questa mattina rappresenta un fatto importante avvenuto dopo l’appello contro le secretazioni e per l’apertura di tutti gli archivi sottoscritto già da quarantamila cittadini.

L’audizione è un gesto che apprezziamo ma certo non basta.

Abbiamo già visto grandi solidarietà che su questo argomento non hanno prodotto nessun effetto.

Occorre infatti che prenda corpo un reale impegno delle istituzioni tutte per far sì che siano resi effettivamente accessibili non solo gli archivi dei servizi segreti ma anche e soprattutto tutto il resto degli archivi istituzionali e cioè di istituzioni come la presidenza del consiglio, i  ministeri dell’interno, della difesa, degli esteri, delle forze dell’ordine, archivi troppo spesso preclusi alla consultazione e dove si registrano troppi ricorsi alle secretazioni che negli anni delle stragi hanno compromesso le inchieste.

Ricordiamo infine che la raccolta di firme in corso attraverso vari centri di raccolta, dalle sedi delle associazioni a giornali impegnati in questa mobilitazione, troverà un suo sbocco nell’essere rappresentata formalmente presso la più alta autorità dello stato dalla quale ci auguriamo sostegno pieno in questa battaglia di civiltà e democrazia”.

Le firme sono ormai oltre 42 mila sul sito di Repubblica online,  ma altre migliaia sono raccolte anche nei numerosi altri siti in cuyi si può firmare: dal sito di “Agende rosse” a quello dell’Ordine nazionale dei giornalisti, alla Casa della memoria di Brescia. A Roma si può firmare anche presso la biblioteca della Fondazione Basso.

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