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Piazza Fontana: ricordato con le 17 vittime anche Pino Pinelli. L’associazione familiari: “Aprite gli archivi”

Piazza Fontana, i nomi delle 17 vittime della bomba fascista del 12 dicembre e poi quello di Pino Pinelli. Si erano appena spenti i fischi e le contestazioni al sindaco Moratti quando nella manifestazione milanese per la strage del 12 dicembre 1969 hanno preso la parola i familiari delle vittime. Per ricordare le vittime e poi ripetere, ancora una volta, la richiesta comune a tutte le associazioni dei familiari delle vittime di strage: “Aprite gli archivi”.

Aglaia Zannetti, familiare di una delle vittime, ha letto i nomi dei 17 morti di Piazza Fontana aggiungendo in coda anche quello di Giuseppe Pinelli, morto in Questura tre giorni dopo la strage. Per ricordare quel giorno è stato letto uno stralcio del libro di Corrado Stajano, «La città degli untori». Un racconto crudo del 12 dicembre, del sangue e dei corpi straziati, letto mentre la folla commossa ascoltava in silenzio. «Non avrei mai immaginato, allora, quanto quel fatto atroce sarebbe stato importante nelle scelte della vita di molti – ha letto Aglaia -, significò il rifiuto di tutto quanto viene dato per scontato, la necessità di una continua riconquista dei diritti acquisiti e poi cancellati, il dovere di mettere perennemente in discussione le verità del potere politico e istituzionale e le certezze di chi, in nome della ragion di Stato, ritiene oro colato anche le bugie più impudiche».

Poi Carlo Arnoldi, presidente dell’associazione delle vittime, ha ricordato la mancanza di una verità giudiziaria sulle stragi. «Come piazza Fontana anche piazza della Loggia non avrà una verità giudiziaria – ha detto Arnoldi -, non ci resta che la verità storica». Forte infine la richiesta sugli archivi di Stato: «Apriamo gli archivi, perché siano resi pubblici tutti i documenti riguardanti la strage».

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