Una studentessa somala suicida a Roma, studiava biologia e le mancavano solo quattro esami per la laurea, aveva alle spalle la guerra del suo paese, non ce l’ha fatta a costruirsi una vita e a credere nel futuro. Venerdì alla Moschea il suo funerale subito dopo la preghiera di mezzogiorno.
Si chiamava Sadia, aveva 33 anni, studiava biologia, ancora quattro esami e si sarebbe laureata, ma non ce l’ha fatta e tre giorni fa si è gettata di sotto dal secondo piano della casa in cui viveva a Roma a Tor Bella Monaca con una zia.
Spiega Fauzia, un’amica somala: “E’ andata all’internet dei somali a Termini e ha detto, mi raccomando, abbiate cura di mia madre…”. La madre è in realtà una zia, con cui la giovane viveva da quando adolescente era venuta in Italia riparando dalla guerra che stava dilaniando la Somalia. Con lei era anche il padre che qualche anno dopo però è morto.
Sadia è descritta come una giovane credente mussulmana col velo, poche amicizie, i traumi della vita difficili da superare.
Dice una dottoressa yemenita, Uda Kadafi, che la conosceva: “Non aveva molti rapporti e avvertiva un malessere forte, quello di non riuscire a vedere un futuro…”.
Così l’altra sera ha aperto la finestra e si è gettata di sotto.
Forse anche lei come Norman Zarcone di Palermo, suicida poco tempo fa dal settimo piano della facoltà di lettere, non aveva più un orizzonte su cui orientarsi.