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El Baradei, da Vienna al Cairo, la rivolta lo chiama per buttar giù Mubarak

Sta partendo in questi minuti (ore 15) dall’aeroporto di Vienna. Destinazione Il Cairo. Destinazione politica: sostituire Mubarak. Mohammad El Baradei, leader controvoglia quasi della variegata opposizione politica al regime egiziano, è un tecnico prestato alla politica: per anni quiesto signore dio 69 anni si è occupato di energia atomica (è stato per 12 anni presidente dell’Aiea) e di diplomazia. Ora dice: “Sono pronto a guidare la transizione in Egitto”. Se il popolo, ed i giovani in particolare, vogliono che io guidi la transizione, non mi tirerò indietro”.
”Ma la mia priorita’ adesso e’ vedere nascere un nuovo Egitto attraverso una transizione pacifica” ha aggiunto l’ex capo degli ispettori ONU per il nucleare.

Ma chi è El Baradei? Muhammad Mustafā el-Barādeī  (69 anni) è un diplomatico egiziano, dal 1º dicembre 1997 al novembre 2009 è stato direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). E ora rappresenta l’opposizione al regime di Hosni Mubarak. Per il suo impegno come direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 2005, insieme all’agenzia stessa. È stato per anni l’ambasciatore del suo paese presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Ha studiato diritto presso l’università del Cairo dove si laureò nel 1962, per poi proseguire i suoi studi a New York e conseguire nel 1974 un dottorato in diritto internazionale presso la New York University. Nello stesso 1974 tornò in patria e cominciò la carriera diplomatica presso il ministero per gli Affari Esteri egiziano. Dal 27 novembre 2002, assieme a Hans Blix, ha guidato gli ispettori ONU e della AIEA nell’ambito della Risoluzione ONU 1441 per il disarmo delle armi di distruzione di massa.
Il quotidiano indipendente vicino all’opposizione Al-Masry Al-Yom ha commentato il ritorno di El Baradei come il coronamento del “ritorno alla politica”, ossia il coinvolgimento da parte di normali cittadini in attività politiche, lontano dalle strutture burocratiche e stagnanti dei tradizionali partiti. Senza dubbio. Le varie centinaia di persone che si sono spontaneamente mobilizzate per accoglierlo ieri invano all’aeroporto, aspettando quasi un’intera giornata, ne sono un perfetto esempio e sono figli di quell’attivismo che negli anni precedenti si è materializzato nel movimento di Kifaya e in quello del 6 Aprile. Sono un esempio tangibile della voglia di cambiamento che esiste nel Paese e delle speranze di quegli egiziani che vedono finalmente uno spiraglio nella possibilità di poter scrivere la parola fine al regime di Mubarak.

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