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In aula a Firenze: Berlusconi dietro le bombe del ’93

Berlusconi dietro le bombe del ’93. I pentiti lo accusano in aula a Firenze. Giuseppe Ciaramitaro in particolare ha detto: “Mi fu fatto il nome di Berlusconi…”. L’articolo di Repubblica online del 18.1.2011:

Deposizione di Giovanni Ciaramitaro in aula al processo in corso a Firenze. Parla anche Di Filippo: “Bombe in chiese e monumenti per colpire il turismo. Nel ’94 in Sicilia abbiamo votato tutti per il cavaliere”.

“Francesco Giuliano mi disse che erano stati dei politici a dirgli questi obiettivi, questi suggerimenti”, per le stragi del 1993 “e in un’altra occasione mi fece il nome di Berlusconi”. E’ quanto ha detto il pentito Giovanni Ciaramitaro, deponendo a Firenze al processo sulle stragi del 1993 a Firenze, Roma e Milano.
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“La ragione delle stragi – ha aggiunto – era l’abolizione del 41 bis, l’abolizione delle leggi sulla mafia. Le bombe le mettevano per scendere a patti con lo Stato. C’erano dei politici che indicavano quali obiettivi colpire con le bombe: andate a metterle alle opere d’arte”.

In un’altra circostanza, durante una latitanza, “chiesi a Giuliano – ha detto Ciaramitaro – perchè dovevamo colpire i monumenti e le cose di valore fuori dalla Sicilia. Lui mi disse che ci stava questo politico, che ancora non era un politico, ma che quando sarebbe diventato presidente del Consiglio avrebbe abolito queste leggi. Poi mi disse che era Berlusconi”.

Anche il pentito Pasquale Di Filippo ha deposto al processo: “Da quando avevo 20 anni mi hanno sempre detto cosa dovevo votare politicamente, io e tutti gli altri – ha affermato –  Nel ’94, quando ci sono state le elezioni in Sicilia, abbiamo votato tutti per Berlusconi, perche’ Berlusconi ci doveva aiutare, doveva far levare il 41 bis”. Di Filippo ha aggiunto di aver parlato con Bagarella, che “dopo l’arresto di Riina, secondo me, era il numero uno di cosa nostra. Berlusconi ci doveva aiutare, doveva far levare il 41 bis, cosa che in quel periodo non è successa. Io mi sono lamentato con Bagarella personalmente, dicendogli che là” (nelle carceri) “ci stanno ammazzando a tutti. Perchè ancora non ha fatto niente? Lui mi ha risposto in siciliano: in questo momento lascialo stare perchè non può fare niente. Mi ha fatto capire che c’erano altri politici che gli giravano attorno, nel senso di vedere quello che lui faceva, e quindi lui non si poteva esporre più di tanto. Comunque appena c’è la possibilità lui ci aiuterà. Questo è stato il dialogo che io ho avuto con Bagarella”.

Di Filippo ha spiegato che gli attentati mafiosi “erano un ricatto della mafia allo Stato” e per far arrivare il messaggio a destinazione “sicuramente c’era un intermediario. Nessuno me ne ha mai parlato, ma ci arrivo a logica”.  Di Filippo, che ha fatto parte di gruppi di fuoco mafiosi, ha parlato delle stragi “fatte per fare un ricatto allo Stato sul 41 bis, sulla legge sui pentiti. Il messaggio era o fate così come diciamo noi o mettiamo altre bombe. Furono scelte chiese e monumenti per colpire il turismo, così mi dissero Salvatore Grigoli e Vittorio Tutino”. L’attentato a Maurizio Costanzo, invece, “mi dissero che fu per vendetta, per una trasmissione che aveva fatto”.

Negli anni Novanta, secondo Di Filippo, Francesco Grigoli e Antonino Mangano gli dissero che doveva “individuare l’abitazione di Claudio Martelli perchè lo dobbiamo uccidere”. La motivazione era che Martelli avrebbe “fatto qualcosa contro di loro”. Secondo Di Filippo, i componenti del gruppo di fuoco – fra cui lo stesso Grigoli – erano anche preoccupati di essere rintracciati dagli investigatori per colpa della scarsa organizzazione degli spostamenti che c’era stata in occasione degli attentati.

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