Il giornalista Claudio Sabelli Fioretti, il 10 marzo 2008, intervista Sandro Bondi. Domanda: “Ma lei ha detto che D’Alema usa un linguaggio da postribolo…”. Risposta: “Se ho detto una cosa così mi pento”.
A parte la reazione di retromarcia del Bondi, questo richiamarsi al postribolo sembra una fissazione nell’entourage di Silvio Berlusconi. Ma le parole non vengono mai per caso.
Per i romani postribulum era una tipica espressione da sermo familiaris, linguaggio della quotidianità. Diverso dal sermo rusticus e dal sermo plebeius, soprattutto lontano dal sermo aulicus (e a seguire poi il sermo curialis ecc) il sermo familiaris è lì per servire a spiegare ciò che ci circonda..
Dunque linguaggio di tutti i giorni. La parola deriva da pro (davanti) e stibulum (stare fermi), ecco postribulum e le stazionatrici-adescatrici sono le postribulae. Dette anche meretrici o lupae (da cui lupanare, termine meno usato da Berlusconi e dai suoi seguaci). Quanto al sinonimo bordello esso viene dal francese altomedievale bordel (che ha trasformazione nell’inglese brothel), ma evidentemente piace ancor di meno a Berlusconi e soci, che non amano neanche casino, casa d’appuntamenti ecc.
Per il possessore di ville e di tavernette evidentemente il postribolo è la prostituzione da strada maestra, qualcosa privo di stile e di Swaroski vari. Gli inglesi vanno incontro alla visione del mondo berlusconiana quando sopra le cathouses e le whorehouses (più sotto ancora ci sono infine i brothels) mettono le gentlemen’s houses e le sporting houses. Chissà se sono provviste di tavernette col palo della lap dance?
P.S.: la cosa più esilarante nella telefonata all’Infedele mi è parsa l’insistenza con cui il cafone, come l’ha apostrofato Gad Lerner, ha sottolineato il fatto che Nicole Minetti parla bene l’inglese. Però. Parla bene l’inglese…