Informazioni che faticano a trovare spazio

Tunisi, 27.8.09. Quando nella sua Nessma Tv Berlusconi invitava i tunisini a venire in Italia…E poi chiedeva il telefono alla giornalista

Un colossale conflitto d’interessi che attraversa anche il Mediterraneo. Ecco Nessma Tv in Tunisia, 25% di Berlusconi. Una tv su cui Berlusconi ha invitato a braccia aperte i tunisini a venire in Italia dicendo che la politica del suo governo è di totale apertura verso chi vuole venire in Italia…Solo che era il 27 agosto 2009. E dalle coste del paese non c’erano allora molte partenze.

Ora il paese del Maghreb, scosso da migliaia di uomini in fuga, improvvisamente preoccupa Maroni e Frattini. Ma perché mai? Basta che chiedano alla tv del loro capo un passaggio per spiegare le ragioni del governo italiano ed è fatta.

Vadano a ripetere il teatrino del loro capo.

Ecco, in Tunisia c’è Nessma Tv, per un quarto di Berlusconi e il resto del suo socio Tarak Ben Ammar. In questo momento contende l’audience nazionale a Tv7 e ad  Hannibal Tv (di Larbi Nasra privilegiato dall’ex-governo).

Su Nessma Tv Berlusconi ospite in studio spiegò poco tempo fa – era il 27 agosto 2009 – che il segreto di una buona tv era “un casting di ragazze in cui io ho un’incredibile competenza…”. “Confermo”, aggiunse Ben Ammar presente in studio.

Poi sul finale dell’incredibile intervista ecco Berlusconi chiedere il numero di telefono alla giornalista che l’aveva intervistato. Seguono risate. Dimenticavo: all’inizio il conduttore tv aveva elogiato l’amico Ben Alì per la nascita della tv.

Il cuore però dell’intervista è il passaggio sui clandestini.

Berlusconi dopo aver parlato male dei trafficanti ricorda come un buon vicino che l’Italia è stata un paese di emigranti.

E allora dice ai tunisini: “Totale apertura di cuore a chi viene in Italia, daremo possibilità di lavoro e scuola, garantiamo l’apertura dei nostri ospedali…”. Infine con un sorriso a denti pieni: “Questa è la politica del nostro governo”.

Vedete tutto in questi video (con sottotitoli, perché il nostro parla in francese, a volte maccheronico come quando chiama la telecamera chambre) che sono su you tube:

http://www.youtube.com/watch?v=Se3yqycsMyg&feature=related (prima parte di 11 minuti)

http://www.youtube.com/watch?v=buOLH4UwAaA (seconda parte di 8 minuti)

Passano gli anni e uno dimentica i danni rivieraschi fatti da Berlusconi. Ne cito solo uno.

Quando arrivarono in Italia i primi albanesi, inizio anni ’90, la Rai Servizio Opinioni (diretta allora da Piero Dorfles, figlio di Gillo) fece un’inchiesta tra i profughi ammassati nel Salento su che cosa vedevano in tv dalle lòoro case in Albania.

I profughi intanto si rifiutavano di concepire la Puglia come il paese che avevano immaginato attraverso la tv italiana. Non c’erano lustrini, mancava tutta quella fica a buon mercato vista nell’etere impalpabile, insomma…

Poi fu stilata la classifica dei programmi più visti. In vetta spiccava “Colpo grosso” di Odeon Tv. Prima di Rai e Mediaset. Colpo Grosso, il quiz a spogliarello con 20 donnine 20, conducente il pingue Smaila.

Ecco cosa guardavano. Il programma, anzi un mezzo format che Silvio Berlusconi aveva dirottato sulla consorella televisiva perché all’epoca considerava quel genere un po’ troppo hard per le sue tv cresciute sotto l’ombra di Craxi. I danni erano arrivati in Albania…

Torniamo a Nessma tv. Ora, pare, la tv natta sotto Ben Alì si sta riciclando. Ecco un aggiornamento della giornalista tunisina Raja El Fani scritto per BabelMed. Raja  El Fani che ringrazio – blogger, giornalista, figlia di un dirigente comunista tunisino – me l’ha segnalato per questo blog.

Mediterraneo/ Il nuovo look delle tv tunisine

Venerdì 14 gennaio 2011, Ben Ali diserta, grandi conciliaboli in tutte le istituzioni tunisine. La sera stessa Nessma cambia politica e si apre al dibattito libero. All’improvviso, Nessma si presta alle confessioni e genera una ondata di mea culpa e voltagabbana in diretta. Subito si pone un unico problema: dove fissare la soglia del collaborazionismo? La cernita sarà difficile. Sul set nessun giudizio, ma fuori un desiderio di rivincita si mescola al disordine, e le prime accuse cadono. Finora, non si faceva carriera senza lo strascico di ringraziamenti diventato protocollo, è quello che tenta di spiegare Hend Sabri, star araba che perciò ha dovuto, diciamo, preservarsi. Ma lo scarto prima-dopo solletica le orecchie. Youtube farà da archivio centrale per i cacciatori di amnesie. Prevista epidemia di choc.
Nessma è dal 17 gennaio accessibile in streaming dal suo stesso sito (nelle ore dei dibattiti), si mostra adesso in posizione analitica continua per meglio aderire alla strada: un solo motto «Tahya tounes, sahfa jadida» (Viva la Tunisia, un nuovo capitolo). Il direttore Nebil Karoui è apparso in persona in un’edizione speciale per delle spiegazioni ufficiali, Elyès Gharbi (dalla pimpante radio Mosaique Fm, prima manifestazione del recente paesaggio mediatico) lo interroga, ormai sbalzato in primo piano, inscenando insieme un minuto di silenzio per scagionarsi dell’altro silenzio durante gli eventi. Ordini di Stato, giustifica Karoui inquieto, che si riscatta confermando l’impegno del suo staff nella contestazione, “nonostante il pericolo”.
La grande svolta politica corrisponde ad una accesa competizione questa settimana tra tv pubbliche e private. Tv7, la tv nazionale, moltiplica le interviste, raccoglie le dichiarazioni dei rappresentanti degli enti attivisti per alternare con i contraddittori annunci ufficiali dei ministri, che ormai hanno perso ogni solennità; Nessma dal canto suo raduna giornalisti e avvocati, quadri, universitari, poeti e cantanti, tutti rigorosamente engagé. Si sciolgono le lingue, i discorsi sono vivaci, il linguaggio misto come nei salotti mondani di Cartagine. La rivolta è popolare ma la contestazione è della classe media. L’intellighenzia tunisina si esprime e si confronta per la prima volta, sperimentando la sua immagine sul grande pubblico. È iniziata una tacita campagna culturale a fianco di quella politica incerta e più delicata.

Tarak Ben Ammar

Il presidente di Nessma, Tarak Ben Ammar, che sfoggia Banderas (sul set in sud Tunisia di J.J. Annaud), si difende invece su Canal+ (lo Sky francese), attento al conflitto d’interessi. Il talk serale più seguito in Francia ha accolto la stessa settimana la brillante figlia della coppia Hammami-Nasraoui come portavoce del PCOT (Partito Comunista degli Operai Tunisini) con Marzouki, tornato trionfante in Tunisia, e l’ex ministro Villepin per il contrappeso francese. Un quadro molto strano, frutto del Protettorato, con le sue disarmonie amichevoli, e che rivela la sproporzione delle prerogative della potente nazione illuminista di fronte alla spontanea emergenza della realtà maghrebina sulla scena mediatica internazionale.

Fawez, l’animatore di “Ness Nessma” e ora della nuova trasmissione musicale “Taratatà” (format francese di recentissimo acquisto), incarna il respiro dello spettacolo tunisino. Tanti giovani come lui circolano nei vari rami dell’ambiente, mescolando le loro esperienze, riciclando il loro successo. A due anni della sua nascita, la tv di Ben Ammar ingloba talenti eterogenei usciti anche dal cinema, offrendo loro l’immediatezza oltre allo stipendio fisso. Fin qui si erano formati piccoli gruppi usciti da trasmissioni di successo come “Chems Aalik” (Attento al sole) di Canal Horizons, figlia di Canal+ in Nord Africa, durata un decennio dal 1992 al 2001 e molto ben assimilata dalla generazione di media età. È il caso di Nejib Belkadhi e Imed Marzouk con Propaganda, una casa di produzione abile per gli spot pubblicitari e che ha segnato il pubblico con il documentario demente VHS Kahloucha. Questo film rende omaggio ad un artista della pirateria, problema diventato parte integrante dello scenario audiovisivo ma non considerato sovversivo dal governo tunisino.
Oggi, dei giovani produttori e registi di cinema, accompagnati dai loro migliori tecnici, sono chiamati a contribuire all’ascolto di Nessma, adattandosi al linguaggio televisivo. È il caso di Fares Nanaa, regista di cortometraggi comici come Visa ma famoso come protagonista della telenovela nazionale del ramadan Mektoub (Destino), è il produttore della trasmissione femminile “Mamnoua erjel” (Proibito agli uomini). Il suo collega Malik Amara produce la trasmissione culinaria “Cousinetna hakka”. In privato queste personalità si scambiano i favori per la composizione dei propri set, creando così una loro rete in funzione degli interessi che lo spettacolo rinnova quotidianamente.
Dall’alto, gli imprenditori modellano i codici mediatici impicciandosi di creazione a tutti i livelli. Secondo gli “indicatori di penetrazione” per dirla con il gergo dello share (sostiene il sito madwatch.net basato su sondaggio, essendo l’auditel non autorizzato), la competizione nazionale si gioca in modo serrato tra Tv7, Hannibal Tv (di Larbi Nasra privilegiato dall’ex-governo) e Nessma Tv (25% del capitale è di Mediaset). Le prime due hanno un target popolare molto influenzato dalla televisione mediorientale, tra Egitto e Libano, e ultimamente anche dagli Emirati. È un pubblico cresciuto a suon di arabo satellitare, non molto sensibile alla realtà occidentale. Il ritardo della stampa francese e italiana, ossia la pratica della legittima ipocrisia, potrebbe alimentare questa predisposizione autarchica.
Questo il panorama della tv tunisina, ampliata dalla radiodiffusione precedentemente uscita dal monopolio pubblico di RTCI con Mosaique, Jawhara e la religiosa Zitouna (e altre, 17 in tutto) dal nome della grande moschea di Tunisi, idea di Sakher Matri – l’ex-prediletto per la successione a Ben Ali, ancora in patria sotto alta protezione, nonché sposo della figlia – che completata dall’annunciato ritorno del leader islamista Ghannouchi dall’esilio ha di che confortare la tesi occidentale del pericolo fondamentalista.
L’impero di Ben Ammar si espande intorno alla capitale nelle zone industriali nuovamente investite come Rades e Enfida dall’altra parte del lago, tra uffici e studi. Dalle registrazioni televisive alle riprese di cinema, il salto è facile. Le influenze sono previste e studiate dagli esperti di pubblicità dell’impresa Karoui & Karoui che hanno dato nuovo slancio alla Tunisia, nel senso di una creatività mondializzata. Il linguaggio è giovane e internazionale e ha l’effetto rivitalizzante di un buon prodotto di consumo. Karoui & Karoui cancella l’epoca caricaturale del copia-incolla nella storia della pubblicità nazionale e lancia un nuovo marketing che anticipa le tendenze commerciali nazionali. È ovvio però che la loro statura finanziaria ne fa una holding privata senza pari nella realtà nazionale, anche se con Chems Fm di Cyrine Ben Ali (la figlia più giovane), si indovina una volontà di condividerne il primato. Chems Fm che d’altronde ha rimbalzato sull’attualità, come tutti i media tunisini nell’arco delle prime settimane di gennaio, e non sembra sentirsi squalificata, s’improvvisa partigiana dell’imparzialità.
Tutta questa effervescenza di neonati nella competizione mediatica, è il sintomo di una tendenza. La formula vincente di Nessma è nel riproporre il concetto della Tunisia ibrida, che abbraccia due generazioni post-coloniali che hanno oggi tra 30 e 55 anni e sono escluse dal radicamento arabofono, operato dieci anni fa. Il neonazionalismo arabo, messo in crisi dal modello di contestazione tunisino, si è modellato su una lingua purificata dagli apporti occidentali e ha incontrato la formula di Al Jazira, che omologa il pubblico arabo, pur molto vario. La strategia di Nessma invece è d’inventare l’unificazione dei fermenti sparsi, dei progetti rimasti in sospeso appartenenti al mondo arabo occidentalizzato. Molto portate sulla communication, l’inevitabile codice che assorbe in sé tutte le idee e governa la domanda, Nessma e Al Jazira, ognuna secondo il proprio schema di stimoli, sollecitano le coscienze rimaneggiando le grandi tendenze sociali. In queste recenti trasformazioni dell’entertainment arabo, v’è uno sforzo d’interpretazione anche se la cultura araba non può essere riassunta con questo binomio mediatico.


Raja Elfani

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