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A Parma, sabato, per la Costituzione. Nella città di Picelli e dei suoi arditi del popolo

Su Facebook c’è un gruppo che si chiama “Balbo t’è pas’è l’Atlantic mo miga la Perma”. Non ha troppi aderenti, al momento 325, ma il dialetto non l’aiuta. Eppure parla di qualcosa che a Parma conta qualcosa. E non solo a Parma. Qualcosa che sta in un posto oltre il fiume Parma che si chiama Oltretorrente. E’ il quartiere in cui nell’agosto del 1922 gli squadristi furono bloccati dalle barricate degli Arditi del Popolo guidati da un osso duro, Guido Picelli.

Ecco una storia che deve essere tenuta presente questo sabato nella città che ospita la manifestazione in difesa della Costituzione. Un pensiero deve andare a Picelli e ai suoi coraggiosi Arditi del Popolo che sconfissero – un caso piuttosto raro in quell’estate del 1922, alla vigilia dell’autunnale  della Marcia su Roma – i fascisti guidati lì da Cesare Balbo.

Erano solo 400 gli arditi di Picelli, e 10 mila i fascisti che cercarono invano di penetrare in Oltretorrente. Gli squadristi non riuscirono a piegare gli arditi, organizzati militarmente da Picelli che era eletto in Parlamento nelle file socialiste. Picelli fece il miracolo di mettere insieme tutti, socialisti, comunisti, anarchici. E per cinque giorni tenne duro vincendo alla fine.

Era l’agosto del ’22, se l’esempio dato a Parma fosse stato seguito anche altrove la storia italiana sarebbe stata diversa.

Due volte gli spararono poi, la prima a Roma ma fu colpito solo di striscio. La pallottola mortale lo raggiunse in Spagna nei pressi di Guadalajara nel 1937. Picelli fu colpito alle spalle da un colpo che gli traforò il cuore. Forse era il fuoco nemico stalinista, non si è mai saputo con certezza.

E ancora a Parma bisogna ricordare un altro caduto per mano fascista, in anni più recenti, il 1972: il giovane operaio Mario Lupo, militante di Lotta Continua,  accoltellato al cuore da uno squadrista. Era il 25 agosto e in quella data, negli anni successivi, si sono tenute forti manifestazioni di massa in ricordo di Mario Lupo.

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