Informazioni che faticano a trovare spazio

Arsenico nell’acqua? Nel Lazio la Regione e il Pdl vogliono raddoppiare la soglia del limite di tollerabilità…

Modello Donat Cattin? La vicenda dell’acqua all’arsenico, che impesta gli acquedotti di una ventina di comuni della provincia di Roma e del viterbese, ricorda quella dell’atrazina risolta dall’allora ministro della sanità Carlo Donat Cattin con un semplice maquillage dei numeri. Una truffa in sostanza, che si materializzò con lo spostamento di una virgola nelle percentuali di presenza dell’atrazina nell’acqua. Ora ci risiamo con l’arsenico: l’intenzione della regione Lazio retta dal centro destra e da Renata Polverini sarebbe quella di innalzare la soglia del limite tollerabile, raddoppiandone la quantità.

Legambiente Lazio ha diffuso il seguente comunicato:

“Il pericolo arsenico torna a minacciare le acque del Lazio destinate al consumo umano. Secondo la notizia riportata dall’edizione romana del Corriere.it, la Regione Lazio sta tentando la via della deroga al limite massimo di arsenico tollerabile, fissato dall’Unione Europea in 10 microgrammi per litro, oltrepassati i quali i rischi per la salute umana sarebbero molto seri. Secondo i tempi annunciati, entro i primi giorni di febbraio, il Ministero della Salute o la stessa Regione emaneranno il testo derogativo, che raddoppierebbe tout court fino a 20 microgrammi per litro il quantitativo di arsenico ammesso nelle acque potabili.

Il tentativo di innalzare il limite dell’arsenico nelle acque potabili sarebbe sconcertante, l’Assessore all’Ambiente della Regione blocchi qualsiasi procedura in tal senso – afferma Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Si tratterebbe di un’azione fuori legge poiché i paesi membri non possono certo legiferare in contrasto con l’Unione Europea: lo strumento della deroga appartiene solo all’Unione e i paesi hanno l’obbligo di adeguarsi ai limiti da questa individuati. Inoltre, portare la quantità tollerabile da 10 a 20 microgrammi per litro significherebbe continuare ad esporre i cittadini a seri rischi per la propria salute, non da ultime aumentando l’incidenza di alcune forme di cancro. Un assurdo per un bene pubblico così importante sul quale i cittadini hanno una grande attenzione, come ha dimostrato la partecipazione alla raccolta firme per i referendum sull’acqua”.

L’allarme era già scattato lo scorso anno, quando l’Italia aveva nuovamente chiesto all’UE di portare a 50 microgrammi la quantità di arsenico consentito; la richiesta di deroga riguardava 128 comuni, di cui 90 solo nel Lazio. Ma Bruxelles aveva negato il suo avallo. Oggi la richiesta ritorna per decine di comuni che presentano ancora valori di arsenico superiori al limite, alcuni dei quali distaccandosi di molto dalla soglia massima consentita.

Il Lazio da metà dicembre è in stato di emergenza per l’arsenico nell’acqua potabile in alcuni comuni, ma ancora oggi da parte della Regione manca una qualsiasi azione coordinata e di informazione ai cittadini -dichiara Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio- Non solo nessun passo è stato fatto in questa direzione ma ora nel silenzio, si cerca come via d’uscita di aggirare l’ostacolo. La salute dei cittadini deve essere al primo posto: dalla Regione e dal Garante del Servizio Idrico piuttosto che deroghe, ci aspettiamo la convocazione d’urgenza di un tavolo aperto alle associazioni e ai comitati, in modo da trovare una soluzione concertata e condivisa al problema”.

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