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Ferrara furbino ha imparato dalla mamma a non vedere le sconvenienze

Cicchitto e Ferrara, centurioni dell’ultima ora. Non solo oggi, col nuovo capo, ma anche con quello di prima, Craxi. Una vocazione imperterrita, la loro. Da veri zaristi contemporanei. Viva il signore, basta con questi pidocchi invidiosi…Con una predisposizione inveterata a non vedere coù che non conviene.

In principio c’è un tradimento. Cicchitto ha iniziato tradendo Riccardo Lombardi, abbacinato com’era dal fulgore del nuovo Craxi. Lui e Signorile hanno buttato a mare il vecchio capocorrente della sinistra socialista, seguendo poi il nuovo capo fino al tramonto. Dopodiché Cicchitto si è permesso perfino di scrivere un libello “Come tradire l’idea socialista per quattro denari”. Naturalmente non parlava di sé. Ma è stata un po’ la sua autoanalisi indifretta.

Ora Cicchitto, più spelacchiato e imbolsito, fa lo stesso coo Berlusconi. Che gliene frega se quel vecchio piduista – ma a proposito anche Cicchitto lo era – amico dell’amico dei Graviano come ripetono a Firenze nel processo per la strage dei Georgofili troppi pentito di mafia, si è trasformato in uno che chiama ragazzette a fare le lesbiche a casa sua, giusto per arraparsi un po’, insieme a una compagnia di giro che a capelli bianchi lucidati a nero non batte nessuno. Sono fatti suoi, dice il bravo pretoriano che dimentica che sono invece fatti di tutti visto che in ballo c’è un capo di governo finito sulle rubriche di camorristi, mafiosi, maitresses, puttanelle, drogati, spioni, ricattatori ecc ecc.

Il peggio però viene con quell’ex stalinista che ha fatto carriera con Craxi. Giuliano Ferrara me lo ricordo al suo primo incarico in tv a Raitre, con un contratto che nella prima trasmissione – era il 1987 – era fantastico per uno che aveva appena iniziato a scribacchiare (lo faceva da un paio d’anni): un miliardo di lire per un debuttante. Un miracolo targato Craxi. O no?  Ricordo che lo scrissi sull’Europeo,  il soggetto decise di togliermi il saluto. Bene. Da allora cosa ha fatto il nostro? Ha servito i suoi signori di riferimento offrendo consulenze gratuite su come bypassare le strettoie della democrazia. In questo mi pare che non ci sia grande differenza tra il Ferrara craxiano e quello berlusconiano. Con Cicchitto poi e col tradimento mantiene un legame edipico: lui ha scritto “Ai comunisti, lettera di un traditore”. Naturalmente non aveva fatto ancora il passo successivo, quello da teocon.

Per il mestiere di assistente del potente di turno Ferrara si è costruito anche una squallida corte, che non è difficile ramazzare in tempi di precariato. E spesso fa scrivere cose orribili. Col gusto di chi vuole épater les bourgeois. Ricordo una sua povera addetta che per essere più realista del re aveva titolato “Caccia alle streghe” a proposito del caso di quella professoressa di liceo a Roma che aveva adottato come  libro d’esame un testo su Hitler, edizione Ar di Franco Freda, facendolo diventare un libro d’obbligo per una classe di poveri liceali maturandi.

Ebbene la caccia alle streghe nell’accezione del Foglio era quella ingaggiata da un piccolo gruppo di genitori, mi pare quelli di 4 su un totale di 24 alunni,  che avevano avuto il coraggio civile di denunciare quella schifezza subita invece in  silenzio dai più per non creare problemi alla “maturità” che i figli dovevano affrontare. Caccia alle streghe…

Un giorno ho fatto togliere dalla mia mazzetta di giornali il Foglio, è stato un sollievo. Lo stesso provato anche rinunciando a Il Giornale e a Panorama (Libero per fortuna non ce l’avevo proprio).

Ora Ferrara cavalca il paradosso di far diventare puritani quelli che sono stufi di Berlusconi. Dovremmo essere invece post-moderni, secondo questo entusiasta propositore di guerre (lo ricordate nel 2003?), dovremmo apprezzare le barzellette antisemite di Berlusconi, restare ammirati dalle sue frequentazioni mafiose, ridere dei suoi legami con i peggiori despoti di mezzo mondo, essere felici quando col suo amico Gheddafi massacra poveri immigrati, essergli grato per la sua invenzione della Gelmini, godere delle camicie  verdi e dei loro simpatici eccessi, invidiare il suo uso e abuso di povere ragazzette, stupirci perché i suoi cortei d’auto sono pieni di Mercedes (ma  ve li  immaginate la Merkel o Sarkozy in  Fiat?), non pensare che ha spinto la disoccupazione giovanile al 29%,  ritenere un male minore lo sdoganamento della peggiore feccia fascista, fare spallucce al pensiero che nel suo governo ce ne sono che non vogliono neanche festeggiare i 150 dell’unità d’Italia, ecc ecc ecc ecc.

Ferrara comunque un imprinting ce l’ha: viene da una famiglia che servendo Togliatti non si era nemmeno accorta che c’erano state le purghe staliniste. Così ha detto le sua mamma Marcella, poco tempo fa in un’intervista, ricordando gli anni passati a fare la segretaria di Togliatti: mica lo sapevamo allora… (Parlava degli anni ’50, figurarsi!). Anche lei all’ombra di un potente, sono mestieri questi che non s’improvvisano. E che a volte vengono tramandati. Con vero spirito di servizio. E’ così che si finisce al Dal Verme a dire spregevolezze sul presente. Magari occupando qualche sera prima sul primo tiggì della Rai – che purtroppo siamo costretti a pagare tutti con una tassa iniqua  – oltre cinque minuti di squallore e delirio permessi da un direttore che sta cercando di imitarne la carriera. C’è an corfa posto per i centurioni, magari intorno al Colosseo.

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