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Droga, le nuove rotte africane dei cartelli colombiani

Riprendo e segnalo da The Post Internazionale questo articolo di Federico Marzano sulle nuove rotte africane della droga.

Il “paradiso” africano dei cartelli colombiani

di FEDERICO MARZANO

ROMA – UNA popolazione di 1,7 milioni di abitanti. Due terzi vive al di sotto della soglia di povertà. Il pil nominale pro capite equivale a 220$ annui. Il salario di un ispettore di polizia è di 65$ al mese. Gli stipendi dei dipendenti pubblici non vengono pagati regolarmente. La marina dispone di due navi. L’esercito non ha neanche un elicottero. Un quarto dei bambini muore prima dei cinque anni. Il 90% degli ospedali funziona grazie agli aiuti internazionali. Assenza di una rete elettrica. Secondo il Fondo Monetario Internazionale è tra i 10 paesi più poveri del mondo..

Ci troviamo in Guinea-Bissau, in Africa Occidentale..

Le rotte del traffico internazionale di cocaina sono cambiate negli ultimi anni. I cartelli della droga colombiani hanno trovato nei paesi dell’Africa Occidentale il punto di transito di tonnellate di cocaina da vendere sui mercati europei. La Guinea-Bissau rappresenta oggi l’hub africano della cocaina. La polvere bianca arriva dalla Colombia, dalla Bolivia, dal Venezuela, dal Brasile con  l’ausilio di piccoli aerei Cessna o navi mercantili. Secondo l’agenzia antidroga statunitense, la DEA, le organizzazioni criminali colombiane riescono a trasportare ogni giorno circa una tonnellata di cocaina in Guinea-Bissau. Gran parte della cocaina, che non parte alla volta degli Stati Uniti, approda in Africa Occidentale. Il flusso di droga tra i due continenti è iniziato in modo intensivo nel periodo 2004-2005..

Dopo gli attentati dell’11 settembre, negli Usa l’amministrazione di George W.Bush approva il Patrioct Act, introducendo una serie di misure restrittive all’attività di riciclaggio. Secondo l’economista Loretta Napoleoni, i cartelli colombiani, che curavano negli Stati Uniti innumerevoli attività lecite e illecite, realizzarono immediatamente come l’emissione di misure antiterroristiche e l’irrigidimento dei controlli a livello bancario avrebbero comportato una riduzione dei loro profitti. I narcotrafficanti decisero di spostare parte dei loro capitali in Europa, che con l’introduzione della moneta unica e la realizzazione del mercato comune, era divenuta economicamente vantaggiosa. Una via sicura per il traffico degli stupefacenti diretta in Europa, oltre a quelle tradizionali che passavano nelle Canarie e nei Balcani, doveva essere aperta..

La Guinea-Bissau sembrava dare garanzie per tante ragioni..

La corruzione endemica, la povertà estrema, l’assenza di un vero e proprio sistema giudiziario hanno attirato i cartelli colombiani. Le 82 isole dell’arcipelago di Bijagos, che compongono buona parte del territorio nazionale, e la presenza di una folta giungla sulla terraferma, estesa sul 38% del paese, inoltre, hanno reso questa piccola ex-colonia portoghese lo snodo ideale del traffico mondiale di cocaina. Questa particolare composizione morfologica rende la maggior parte delle regioni della Guinea-Bissau fuori dal controllo del governo centrale. Le regioni del paese sono perlopiù controllate da signori della guerra, da generali delle forze armate e dai boss della droga locali..

Le forze di sicurezza, Seguranca do Estado, sono coinvolte nel traffico di droga, garantendo un regime di impunità e di omertà, in cambio di una percentuale nella vendita degli stupefacenti. Negli ultimi anni i governi nazionali sono sempre stati instabili. Le forze armate sono il vero arbitro della politica nazionale. Secondo il rapporto di Amnesty International del 2009,  i militari hanno commesso gravi violazioni di diritti umani, come torture,uccisioni e maltrattamenti di attivisti politici non graditi. In un paese, in cui i segni lasciati dalla guerra civile del 1998-1999 sono ancora evidenti, le divergenze politiche vengono risolte nel sangue e non attraverso un confronto delle idee nelle aule parlamentari. Nel marzo del 2009 nel giro di pochi giorni il presidente della repubblica, João Nino Vieira, e il capo di stato maggiore dell’esercito, Tagmé na Wai, vengono uccisi. Il “caos” ,dovuto allo scontro tra fazioni dell’esercito per il controllo del paese e specialmente del controllo dei traffici illeciti, regna sovrano. Non a torto si può definire la Guinea-Bissau, uno “Stato fallito”, come la Somalia..

Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite e del Crimine (UNODC), sottolinea come la minaccia rappresentata dalle organizzazioni criminali in Africa Occidentale non può più essere sottovalutata dagli organi internazionali, da quelli regionali e soprattutto dai maggiori consumatori mondiali di stupefacenti, cioè Stati Uniti e Paesi Europei. “Quella che una volta era la Costa dell’Oro assomiglia sempre di più ad una Costa della Droga” aggiunge A.M.Costa..

Il rapporto redatto dall’UNODC nel 2008, è insieme a quello sul Sudamerica tra i più dettagliati dei rapporti stilati dall’agenzia ogni anno su varie aree geografiche. L’area occidentale africana è, infatti, considerata di strategica importanza per il traffico mondiale di droga. La Guinea-Bissau e il sud del Ghana sono i punti di arrivo della cocaina, in minor misura della cannabis, dal Sudamerica: da qui la droga transita in Senegal, Mali, Nigeria, Guinea-Conakry, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Mauritania e Togo per raggiungere i mercati dell’Europa. Basti pensare quanto sia cresciuto il traffico di cocaina in Africa Occidentale confrontando i dati dei sequestri; nel 2000 le autorità dei paesi dell’ Africa Occidentale hanno confiscato circa 97 kg di cocaina mentre nel 2007 ne sono riusciti ad intercettare circa 6500kg. La Guinea-Bissau viene indicata nel rapporto dell’UNODC come la porta d’ingresso principale di tutti gli stupefacenti provenienti dal continente latino-americano in Africa Occidentale..

Il crimine organizzato è un problema transnazionale. Le soluzioni al problema devono ricercarsi prima di tutto attraverso i fori di cooperazione regionale esistenti, come l’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale. Nel dicembre del 2008 ad Abuja, i Capi di Stato appartenenti a tale organizzazione hanno sottoscritto un piano comune per combattere la piaga del traffico di droga nella regione; ma rimasto ancora inattuato. Non deve venire meno l’aiuto degli organi dell’Onu, dell’Ue e delle polizie dei singoli paese europei e sudamericani. I paesi consumatori, Usa e Paesi Europei, devono disincentivare l’uso delle droghe pesanti, come la cocaina, non solo attraverso una repressione continua del traffico ma anche attraverso campagne di sensibilizzazione e programmi di recupero. La lotta alla droga non è compito solo dei paesi produttori, come solitamente si pensa, ma anche dei paesi consumatori..

In Guinea-Bissau il tempo per agire sembra essere scarso, forse è già scaduto.

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