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Il sociologo Bouamama: il vento della rivolta sta scuotendo anche l’Algeria

Presto una rivoluzione algerina? Conversazione con Saïd Bouamama

di Abdellah Boudami

Dopo la Tunisia e l’Egitto, in altri paesi del mondo arabo si sviluppano importanti movimenti di rivolta. L’algeria non fa eccezione, ma il suo regime è diverso da quello di Ben Ali e di Mubarak. Una rivoluzione può dunque scoppiare in Algeria? Quali sono le particolarità di questo regime? Saïd Bouamama risponde alle nostre domande.

Abbiamo visto diversi atti di immolazione e disperazione, qual è la sua opinione al proposito?

La situazione in Algeria è esplosiva, e cova da molto tempo. L’Algeria è un paese dove si distribuiscono enormi e disparati dividenti grazie ad abbondanti risorse naturali, delle quali la popolazione algerina e i giovani non vedono neppure l’ombra. Pertanto gli algerini si trovano in analoga condizione socio economica di altri paesi che non godono di altrettante risorse naturali. Vi è una frustrazione che si accumula, soprattutto se paragonata al periodo Boumediene, dove c’era comunque più redistribuzione. Da molto tempo vi è vero saccheggio delle risorse del paese, di cui approfittano solo alcuni. Le lotte sociali sono abituali in Algeria, scioperi e disordini spesso investono ogni parte del paese.

L’Algeria può ambire ad una rivoluzione dei gelsomini come i suoi vicini tunisini e più recentemente l’Egitto?

Sì, visto il contesto che ho richiamato nella risposta precedente, possiamo dire che è possibile che il vento della rivolta abbia scosso anche l’Algeria. È utile però comprendere la storia algerina degli ultimi due decenni per capire quanto sia difficile per gli algerini aderire spontaneamente a movimenti di massa. Dobbiamo ricordare che durante i disordini nel 1988 vi fu una feroce repressione e centinaia di morti. Oggi, i movimenti organizzano eventi ogni sabato e pensano di proseguire fino alla caduta del regime. Ma non è possibile fare pronostici. Possiamo solo ribadire che c’è tanta rabbia pregressa e accumulata negli anni e questa è una situazione dal potenziale esplosivo.

Partito unico, nepotismo, regime … Il sistema politico ed economico in Algeria può essere di ostacolo a un cambiamento nel paese?

L’Algeria è caratterizzata da quello che potrebbe definirsi un capitalismo autoritario: un’economia a favore dei diritti delle élite. Si tratta di un capitalismo delle rendite. Vale a dire che il sistema politico ed economico algerino non è progettato per lo sviluppo del paese, ma per permettere ai privilegiati di accumulare ricchezza a loro medesimo beneficio.

Cosa ne pensa dello stato della libertà d’espressione in Algeria e, in particolare, cosa ci racconta a proposito delle restrizioni che hanno colpito la ribellione algerina a seguito dei venti di rivolta nei paesi arabi?

Il regime algerino sottolinea spesso il fatto che vi è una relativa libertà della stampa algerina. Si presenta come un governo legittimo e rispettoso del diritto di parola. Ma è falso: se c’è un margine di libertà d’espressione in Algeria, questo è il frutto della lunga e sanguinosa lotta del popolo algerino e di un costante equilibrio di forze tra le aspirazioni del popolo e la repressione dei regime. Ogni vittoria in termini di libertà di espressione non è un dono del potere, proprio per niente, ma è il risultato di vittorie ottenute dal popolo al prezzo di un’ardua e permanente lotta. E la lotta continuerà pur nel contesto attuale di crescente repressione da parte delle autorità.

Come vede le relazioni dell’Algeria con le potenze occidentali, in particolare la Francia e gli Stati Uniti?

L’Algeria ha grandi riserve di petrolio e le grandi potenze a questo sono interessate. In questo senso, si procede vieppiù a una riconciliazione con gli Stati Uniti.

Che dire delle differenze etniche in Algeria, tra gli arabi e i berberi?

Questo fatto ritorna continuamente nella politica algerina. Le divisioni sono utilizzate dal regime per squalificare molte lotte e rivendicazioni. Ogni volta, l’argomento utilizzato è quello della salvaguardia della nazione contro le divisioni interne e ciò permette al regime di tenere in pugno il paese. Vi sono tuttavia motivi di ottimismo per le manifestazioni ad Algeri del 12 febbraio, la piattaforma organizzatrice comprendeva tutti i movimenti di sinistra, i sindacati, i movimenti berberi, diversi movimenti culturali. Questa è una novità che dimostra che gli algerini sono maturati su questo fronte.

Saïd Bouamama, sociologo, dottore in socioeconomia, nato nel 1958, direttore di ricerca all’Ifar Intervention Formation Action-Recherche),   ne è situata a Villeneuve-d’Ascq e di cui è un o dei fon datori. Da anmni attivo nelle iniziative di difesa degli immigrati

17 febbraio 2011

(Traduzione dal francese: Marina Minicuci)

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